Ci sono varie ragioni per sottoporsi alle analisi del sangue, che consistono in un prelievo venoso: in genere è il medico a prescrivere l’esame per verificare il funzionamento di un organo o l’andamento di una patologia o di una terapia. Analizzando in laboratorio un campione ematico, infatti, si possono indagare molti parametri legati allo stato di salute. Il risultato, però, può essere compromesso da ciò che si fa nelle ore precedenti: ecco perché è importante sapere cosa fare e cosa mangiare la sera prima dell’esame del sangue. Diversi tipi di analisi del sangue Quando ci si sottopone a un esame del sangue, ci si reca in ospedale, in una clinica, in uno studio medio specializzato o in un laboratorio di analisi dove il personale esperto procede con il prelievo di una certa quantità di sangue. Questa procedura è standard: a cambiare sono le indicazioni iniziali del medico, che nella prescrizione suggerisce quali e quanti parametri vanno cercati e misurati. Tramite l’analisi del sangue si possono infatti controllare i livelli di glicemia, creatinina, omocisteina, sodio, potassio, calcio, trigliceridi, colesterolo, ferro, acido urico e molto altro ancora. Alcuni di questi valori sono direttamente correlati all’alimentazione, nel senso che quello che si mangia quotidianamente ha la capacità di alzarli o abbassarli: per questo viene solitamente chiesto di arrivare al momento dell’analisi del sangue a digiuno da 8-12 ore. Cosa non mangiare prima dell’esame Shutterstock Il momento ideale per fare gli esami del sangue è al mattino, entro le 9. Ciò significa che le ore di digiuno richieste prima dell’analisi coincidono con quelle notturne: bisogna semplicemente ricordarsi di non fare colazione prima di andare in ospedale o in laboratorio. Come comportarsi durante la cena, invece, ovvero l’ultimo pasto che è possibile fare prima del prelievo? In generale, nei giorni che precedono l’esame è utile seguire la propria alimentazione quotidiana, senza variazioni eccessive. La stessa indicazione vale anche per la cena. Se lo scopo dell’esame del sangue è anche valutare lo stato di salute del soggetto e l’impatto del suo stile di vita e alimentare, infatti, sarebbe controproducente modificare improvvisamente e drasticamente la dieta per renderla estremamente sana e bilanciata, così da avere dei risultati più favorevoli nell’esame del sangue, salvo poi tornare pochi giorni dopo a mangiare come sempre. Al di là di questo aspetto, comunque, è bene sapere che nella cena prima dell’esame del sangue può essere consigliabile: evitare gli eccessi di alimenti grassi, che possono aumentare il livello di trigliceridi; evitare l’eccesso di zuccheri, che farebbe innalzare la glicemia; evitare quantità eccessive di carni e affettati, che invece possono accrescere l’azotemia e la creatinina; evitare alcolici, caffè, caramelle, cioccolatini, gelati e dessert. Cena la sera prima delle analisi del sangue La quantità di calorie della cena e dei pasti immediatamente precedenti all’esame del sangue dovrebbe rimanere più o meno in linea con quelle che si assumono normalmente: aumentarla o diminuirla drasticamente per l’occasione (quindi concedersi un’eccezionale abbuffata oppure un pasto dalle porzioni ridottissime) può influenzare il volume del plasma del sangue e, quindi, compromettere l’analisi. La cena ideale prima del prelievo dovrebbe essere sobria, bilanciata e abbastanza leggera: salvo diverse indicazioni del medico o particolari esigenze individuali, si può optare ad esempio per un piatto unico con cereali integrali, legumi e verdure di stagione oppure per un filetto di pesce con un contorno di verdure e una porzione di pane integrale. Bisogna ricordarsi di bere adeguate quantità di acqua per mantenersi idratati. L’acqua può chiaramente essere assunta anche durante le ore di digiuno. Come prepararsi agli esami del sangue Per prepararsi all’analisi del sangue non bisogna fare attenzione solo all’alimentazione. Ad esempio, generalmente si consiglia di non fumare per almeno 8-12 ore prima dell’esame (ma anche per più tempo, se possibile), perché il fumo è considerato uno dei fattori che potrebbero influenzare l’esame ematico, rendendolo inaccurato. Anche l’assunzione di alcuni farmaci può interferire con gli esami del sangue. Se si tratta di terapie farmacologiche già in corso, sarà il medio curante che prescrive l’analisi a dare indicazioni precise su come comportarsi a riguardo. Se invece non si stanno prendendo medicinali (o integratori), è utile evitare di farlo proprio il giorno prima dell’esame del sangue. L’indicazione è precauzionale: se di alcuni farmaci è noto il meccanismo di interferenza, di altri non ci sono sufficienti dati per sapere esattamente come e se potrebbero influenzare le analisi del sangue. Inoltre, il giorno prima dell’esame si può svolgere un’attività fisica leggera, se si è abituati a farlo, ma è utile astenersi dagli allenamenti intensi o lunghi. Quando arrivano i risultati delle analisi del sangue Dopo aver svolto l’esame del sangue, in genere bastano pochi giorni per avere i risultati, che vanno interpretati con il medico curante. Sul foglio con l’esito c’è una lista di tutti i parametri che sono stati misurati: per ciascuno viene indicato il valore riscontrato e, accanto, il range di valori da considerare normale. Non bisogna comunque aspettare di avere dei sintomi preoccupanti per sottoporsi a un esame del sangue: anche le persone in buona salute possono svolgere questo controllo preventivo una volta all’anno o ogni due anni. Per farlo, cerca su PagineGialle il laboratorio di analisi più vicino a te.
Negli ultimi anni sono sempre di più gli automobilisti che utilizzano le gomme invernali, pneumatici progettati appositamente per offrire prestazioni eccellenti durante la stagione fredda. Le gomme termiche sono spesso obbligatorie per percorrere alcune strade di montagna, tuttavia il loro costo non è eccessivo come alcuni potrebbero pensare, soprattutto considerando l’alto livello di sicurezza che offrono alla guida in inverno. Vediamo 10 aspetti da conoscere assolutamente sugli pneumatici invernali. È possibile circolare con le gomme invernali invece delle catene da neve? L’articolo 122 del Codice della Strada specifica che, laddove sia presente l’obbligo delle catene, è possibile essere perfettamente in regola montando pneumatici invernali. In questo modo non bisogna ricordarsi di caricare le catene, né fermarsi per strada per montarle. Si può montare qualsiasi pneumatico invernale? Ogni modello di auto prevede delle limitazioni alle gomme invernali che possono essere montate, riportate solitamente nel libretto del veicolo. Bisogna fare attenzione quindi alle caratteristiche degli pneumatici, altrimenti potrebbero manifestarsi problemi alla guida, oppure potrebbe essere difficile riuscire a installarle. Con le gomme termiche si perde aderenza sull’acqua? Nonostante siano progettate per offrire il massimo dell’aderenza sulla neve e sul ghiaccio, le gomme invernali sono egualmente soggette al fenomeno dell’acquaplaning. In condizioni di pioggia o neve bisogna comunque ridurre la velocità, evitando di perdere contatto con il manto stradale; anche se si hanno le gomme quattro stagioni. Con la trazione integrale servono gli pneumatici invernali? La trazione integrale permette una distribuzione omogenea della forza motore alle quattro ruote, in base all’aderenza di ogni di esse, bilanciando eventuali perdite da parte di una ruota. Tuttavia per circolare su strade di montagna in inverno è obbligatorio montare gomme da neve o catene, senza alcuna esclusione per i veicoli 4X4. Le gomme invernali sono migliori rispetto alle catene? Ovviamente per acquistare gli pneumatici da neve serve un investimento maggiore, rispetto a quello necessario per comprare le catene. Allo stesso tempo si tratta della soluzione migliore, sia in termini di sicurezza stradale sia per quanto riguarda le prestazioni dell’auto. Inoltre le gomme termiche non rovinano il veicolo rischiando di danneggiare le sospensioni e gli ammortizzatori che vanno comunque controllati durante il tagliando dell’automobile. Bisogna per forza cambiare tutte le gomme? Il Codice della Strada permette di circolare con soltanto due pneumatici invernali, purché siano montati sulle ruote su cui viene distribuita la trazione, quindi su quelle anteriori o posteriori a seconda del modello. Tuttavia questo compromesso non garantisce una sicurezza ottimale, inoltre può incidere negativamente sulle prestazioni dell’auto. È necessario rispettare i codici dei limiti di velocità degli pneumatici? Ogni autovettura può montare gomme stradali specifiche, in base alla potenza del veicolo e al peso. Per questo motivo vengono sempre indicate delle sigle da rispettare nella scelta degli pneumatici, che mostrano l’omologazione di quel prodotto per la propria auto. Invece, le gomme invernali possono avere indici di velocità inferiori, mentre ciò non è possibile per i valori di carico che gli pneumatici possono sopportare. Quando bisogna sostituire le gomme invernali? Anche in questo caso il Codice della Strada indica lo stesso valore per gli pneumatici normali e quelli da neve, quindi è necessario cambiarle quando il battistrada è inferiore a 1,6 millimetri. Tuttavia sulla neve l’aderenza è molto più delicata e instabile, perciò per una maggiore sicurezza è preferibile sostituire gli pneumatici invernali prima rispetto a quelli tradizionali, quando i solchi mostrano una profondità inferiore ai 3 mm. Si possono lasciare gli pneumatici invernali in estate? Le gomme da neve sono costruite per offrire prestazioni elevate durante i mesi freddi, garantendo aderenza anche sulla neve e sul ghiaccio. Con temperature superiori ai 15°C cominciano invece a deteriorarsi rapidamente, usurandosi prima del tempo. In queste condizioni le gomme normali sono molto più performanti rispetto a quelle da neve, perciò è importante effettuare la sostituzione prima della bella stagione ed effettuare un ordinario controllo della pressione delle gomme per non correre rischi. Come si differenziano gli pneumatici invernali? Per capire le caratteristiche delle gomme da neve basta guardare le sigle presenti sulla spalla del pneumatico. Ogni lettera e numero hanno il loro significato che aiuta i consumatori a capire il modello più adatto alle proprie esigenze. Ad esempio, la sigla M sta per Mud, ovvero fango, mentre la S vuol dire Snow, neve e così via. Alcuni pneumatici sono omologati per varie condizioni ambientali, quindi, vanno bene sia per superfici innevate che ghiacciate o ricoperte di fango, perciò basta analizzare le sigle e trovare il modello giusto per le proprie necessità. Le gomme invernali sono una soluzione eccellente per guidare in inverno, specialmente nelle località soggette a nevicate e strade ghiacciate, con temperature rigide che creano condizioni pericolose per la guida. Inoltre bisogna ricordarsi che laddove è presente l’obbligo delle catene, qualora non si avessero almeno degli pneumatici invernali la sanzione prevista dal Codice della Strada è una multa da 419 fino a 1682 euro, più il ritiro del libretto nei casi più gravi.
Gli antichi Egizi li veneravano, mentre qualcuno oggi pensa ancora che quelli neri possano portare sfortuna, chissà mai perché. I gatti accompagnano l’uomo da moltissimi anni con alterne fortune. Ma ci sono piccole e grandi curiosità che forse non tutti conoscono a proposito della specie felina che trova posto in tante case d’Italia e del mondo. Eccone dieci. E tu quanto ne sai dei mici? 1 – Divinità in Egitto Il gatto è un animale addomesticato dall’uomo da moltissimo tempo. Nell’antico Egitto una delle divinità, Bastet, aveva fattezze che ricordano il gatto. Gli Egizi infatti adoravano questo animale come sacro. Alcuni esemplari sono stati ritrovati mummificati. 2 – Occhi di gatto Adorati da una parte, demonizzati dall’altra. I gatti neri sono diventati oggetto di superstizione, in particolare nel Medioevo, perché durante la notte i loro occhi facevano spaventare i cavalli. Questo uno dei motivi che sarebbe all’origine della credenza secondo cui i gatti neri portino sfortuna. In alcune parti del mondo invece essi sono benvoluti e considerati portafortuna. 3 – La gatta nello spazio E’ molto conosciuta la storia del cane lanciato in orbita dai russi o dello scimpanzé spedito nello spazio per tutta risposta qualche anno dopo dagli americani: Laika è il nome della cagnetta messa a bordo di una capsula spaziale sovietica nel 1957 e diventata così la prima astronauta in assoluto, mentre si chiamava Ham l’animale impiegato dagli Usa per una missione del 1961. La Francia nel 1963 utilizzò una gatta, di nome Félicette, all’interno del proprio programma di esplorazione spaziale. Félicette è risultata così la prima della propria specie a finire in orbita. A differenza di Laika, la micia fece ritorno sulla Terra. 4 – Il gatto più vecchio del mondo Si chiama Creme Puff il felino domestico risultato sinora il più longevo. Si tratta di una gatta vissuta 38 anni e tre giorni tra l’agosto del 1967 e lo stesso mese del 2005, ad Austin, in Texas, in America. L’animale è entrato a suo tempo nei Guinness World Records. Ma quanto vive, di norma, un gatto? L’età media si attesta tra i dodici e i diciotto anni, anche se ci sono alcune variazioni tra una razza e l’altra. A seconda delle caratteristiche peculiari di ciascuna di esse, infatti, alcuni esemplari sono più soggetti a problemi fisici che possono limitare la loro longevità. 5 – Non solo baffi I baffi del gatto si chiamano vibrisse. Servono all’animale per acquisire una quantità eccezionale di informazioni sull’ambiente che gli sta intorno. Ad esempio, forniscono dati sull’umidità e sulle condizioni del vento, ma i gatti le usano anche come vere e proprie antenne per captare segnali su ciò che sta loro intorno. Avete mai notato come siano tesi quando il vostro felino domestico è intento nella caccia di qualcosa? Sono invece rilassati e morbidi quando anche la bestiola è rilassata. 6 – Gatti e latte Molti credono che il latte sia un alimento particolarmente gradito ai gattini. Chi ha o ha avuto un micio in casa, però, sa che i gatti non bevono con particolare piacere questa bevanda. Questo perché una volta svezzati e diventati adulti il loro organismo non digerisce con facilità il latte e nemmeno il formaggio. 7 – Lingua ruvida Sapete perché la lingua dei nostri amici gatti è tanto ruvida? Su di essa si trovano numerosissime papille filiformi rivolte verso l’interno del corpo. Questa conformazione permette all’animale grande efficacia nella pulizia del proprio pelo, come se avesse a disposizione una vera e propria spazzola. 8 – Acqua: amore o odio La curiosità numero 8 sui gatti riguarda la loro avversione nei confronti dell’acqua. I mici amano il pesce, ma non amano fare il bagno. Esistono però alcune eccezioni che confermano la regola: è il caso del Turco Van, razza originaria della zona del lago di Van, in Turchia, che non disdegna giocare con l’acqua ed entrarci. Amano l’acqua anche molti Norvegesi delle Foreste. 9 – Problemi di cuore Alcune razze di gatto sono particolarmente soggette a malattie del cuore, motivo per cui devono sottoporsi a controlli specifici. Tra di esse c’è il Maine Coon, il gattone dalle grandi orecchie che terminano con un ciuffetto di pelo sull’estremità. Prima di acquistare un gatto è bene informarsi in modo da essere pronti a prendersi cura di ciascuna razza nel modo più adeguato. 10 – Gatti in musica L’ultima delle nostre curiosità sui gatti domestici dimostra quanto questa specie di animali sia parte della nostra vita e abbia fatto breccia nel cuore di tanti artisti. Su tutti ricordiamo Freddie Mercury, che alla sua gatta Delilah ha dedicato una delle canzoni contenute nell’album Innuendo. Grande amante dei gatti anche John Lennon.
Coprire i capelli bianchi è una necessità che rivela tutta la nostra vanità. La buona notizia è che esistono tanti prodotti diversi per curare le nostre chiome. Conosciamoli uno per uno. Ad ogni chioma il suo rimedio Coprire i capelli bianchi è un bisogno che cambia con l’età. I primi capelli bianchi ci colgono, spesso, alla sprovvista e, pur rappresentando un colpo basso, sono anche i più facili da gestire. Con l’avanzare dell’età, poi, i capelli da coprire aumentano. Niente paura, però: sul mercato è possibile trovare prodotti perfetti per ogni nostra esigenza. Iniziamo subito col dire che i rimedi per i capelli bianchi si dividono tra naturali e chimici. Negli ultimi anni, inoltre, si sono molto diffuse le erbe tintorie il cui uso, specie all’inizio, può apparire un po’ difficile. In realtà, occorre solo prenderci la mano per ottenere risultati soddisfacenti e duraturi. Tingere i capelli bianchi: quanti modi diversi! In generale, possiamo affermare che i prodotti capaci di creare un effetto permanente sui nostri capelli sono quelli chimici. C’è però da aggiungere che anche le tinte vegetali, come le tinte all’henné, sono diventate, col tempo, sempre più performanti e in grado di assicurare una colorazione efficace anche sui capelli bianchi. Ecco, dunque, una rapida carrellata di tutti i prodotti presenti sul mercato: mascara per capelli e spray colorati per la ricrescita; maschere riflessanti; tinte vegetali prive di ammoniaca e perossidi; henné e miscele di erbe tintorie; tinte permanenti. I primi capelli bianchi si possono coprire con mascara e spray colorati grazie a tocchi istantanei e super facili. Le tinte vegetali non sono più solo un ripiego Per coprire i capelli bianchi senza tinta in passato, specie in gravidanza, si ricorreva alle tinte vegetali. Esse sono si contraddistinguono per l’assenza di sostanze chimiche come ammoniaca, ma la colorazione che regalano ai nostri capelli dura diverse settimane.Tra i rimedi naturali per i capelli bianchi un posto d’onore lo meritano, ormai, le erbe tintorie come l’henné. È indubbio il lungo tempo di posa richiesto ma i benefici che i nostri capelli conquistano, ci ripagano di qualche fatica in più per applicarlo. Come coprire i capelli bianchi dal parrucchiere Le tinte chimiche rappresentano, da sempre, la scelta che si compie quando si vuole un risultato a lunga durata su tutta la chioma. Una tendenza che si va affermando negli ultimi tempi vede anche la diffusione della tecnica del balayage. Alla copertura di tutti i capelli, si preferisce andare a illuminare solo i punti strategici della capigliatura. In questo modo, si conserva il nostro colore di partenza e la chioma ha nuovi riflessi per un effetto luminoso e naturale.