Il 2021 è appena cominciato ma le tendenze moda e beauty sono già tantissime. In fatto di capelli, poi, una su tutte sta diventando un vero tormentone: dalle passerelle alle influencers, dai tutorial ai saloni di bellezza, sono tutti pazzi per gli Smoky Hair! La tecnica Smoky: origine e significato Si tratta di una tecnica che si ispira al mondo del make up, e al celebre e iconico trucco Smoky Eyes, ovvero l’uso di diverse nuance di ombretto sfumate dalla più scura alla più chiara, capaci di donare una stupefacente profondità allo sguardo. Proprio a questa tecnica gli hairstylist si ispirano per creare mix di nuances e sfumature da scegliere e sperimentare senza paura: ricce, lisce, bionde, more, lo smoky hair color è davvero versatile e sta bene proprio a tutte! Sei pronta a lasciarti conquistare da questo intrigante trend capelli 2021? Scopriamo meglio di cosa si tratta e come poterlo adattare alla tua capigliatura. Innanzitutto, la nuova tecnica Smoky Hair come hair trend 2021 è stata lanciata in anteprima da L’Oréal Professionnel, ma ha rapidamente conquistato tantissimi parrucchieri, professionisti e influencers del settore, ispirando tantissime gallery sui social e sul web a cui ispirarsi per concedersi questo trattamento nel proprio salone di fiducia. Certo, può essere vista come un’evoluzione di altre tecniche, come lo shatush su capelli corti o lunghi e l’ombré, di gran moda negli ultimi anni, con cui condivide l’effetto sfumato, con radici più scure rispetto a punte schiarite. Ma gli Smoky Hair vanno ben oltre la semplice sfumatura. Smoky Hair: uno styling adatto a tutte! A dispetto del nome, Smoky Hair non allude ad una tinta color fumo, anzi: si tratta di una tecnica di colorazione molto precisa, che come nel make up, si basa sull’utilizzo di più nuance sfumate in modo graduale e armonioso, per enfatizzare i riflessi naturali dei capelli e creare effetti tono su tono inediti. Una caratteristica peculiare di questa tecnica è lavorare esclusivamente sulle tonalità fredde, 7 specifiche nuance per essere precisi, adattandole al colore di partenza della chioma da trattare. Uno smoky hair castano, per esempio, le tonalità moka e cenere sono le più indicate: effetti freddi, iridescenti, fino all’impiego di pigmenti blu, per un effetto dark assicurato, ma raffinato e affascinante, ben lontano dalla “colata” di tinta nera, che appiattisce i riflessi e la bellezza della chioma ad effetto naturale. Lo smoky hair è adatto anche ai capelli biondi, anzi, può essere una scelta strategica per eliminare eventuali riflessi gialli e arancio prodotti da tinte non proprio riuscitissime. Con l’applicazione della tecnica Smoky, nelle sofisticate nuance cenere e ghiaccio, la chioma virerà sulle tonalità dei beige freddi, neutralizzando effetti indesiderati precedenti e cambiando completamente la tua immagine allo specchio. Smoky Hair per un effetto naturale Il punto di forza di questa tecnica è valorizzare le qualità naturali del capello, adattarsi alla sua forma, senza stravolgere l’aspetto e anzi enfatizzandone i punti di forza. Non solo la chioma trarrà beneficio del trattamento smoky hair, ma anche l’incarnato e lo sguardo di chi la indossa guadagneranno un nuovo fascino, luminosità e profondità. Per questo gli smoky hair sono già nella wishlist di tantissimi personaggi di spicco della moda e dello spettacolo di qualsiasi età, e tante altre cominciano a sfoggiarla orgogliosamente nel loro feed e stories su Instagram: non si tratta soltanto del colore moda per i capelli del 2021 ma è anche particolarmente affine al trend globale di ricercare una maggiore naturalezza nell’aspetto, un maggiore rispetto e accettazione del proprio corpo. Nell’era digitale in cui spopolano i filtri e per stupire i propri followers molte ragazze rincorrono ideali estremi di bellezza, il nuovo trend punta invece controcorrente, assecondando tratti e caratteristiche naturali del corpo ed enfatizzando una bellezza autentica, priva di ritocchi, unica e da celebrare.
L’ombrello è un accessorio fondamentale e in molte occasioni si rivela determinante per salvaguardare i vestiti, ma anche la salute. In commercio esistono numerosi modelli perché anche se il fine di utilizzo è lo stesso, le esigenze di stile possono variare: ecco alcuni consigli su come scegliere un buon ombrello. Ombrelli: tipologie e modelli Molti brand di moda hanno realizzato diversi modelli di ombrelli che si adattano allo stile delle persone e al momento della giornata in cui vengono usati. Tra i modelli più conosciuti spiccano: l’ombrello classico, che è lungo e non può essere ripiegato su se stesso, vanta una superficie molto ampia e questo garantisce un ottimo riparo dalla pioggia e dalle intemperie. Il costo parte dai 15 euro e può arrivare intorno ai 60 euro. Questo tipo di ombrello, grande e resistente, è la scelta preferita da chi si muove in auto e non ha problemi di spazio, mentre chi si sposta in bici, in moto o sui mezzi pubblici tende a preferire dei modelli salvaspazio più pratici; l’ombrello a gabbia di uccello è una soluzione alternativa, tipicamente femminile, e viene apprezzato per la forma che copre le spalle e la parte superiore del busto al suo interno. Solitamente questi ombrelli vengono realizzati con un materiale trasparente che non limita la visuale: l’unico difetto riconosciuto è che tendono a non proteggere la parte inferiore del corpo e in caso di forte maltempo questo aspetto può rivelarsi un problema. Il costo parte dai 15/20 euro; gli ombrelli compatti e pieghevoli sono scelti da tantissime persone perché, nonostante la dimensione contenuta che permette di inserirli comodamente anche in una borsa o in uno zaino da trekking e in uno zaino porta pc, sono comunque molto resistenti. Ovviamente l’ombrello pieghevole è più piccolo quindi il livello di protezione rispetto agli ombrelli classici grandi è ridotto. A livello di prezzo questa tipologia di ombrello ha un range che va dai 10 ai 40 euro. Quali sono i criteri per scegliere un buon ombrello Molte persone si chiedono come scegliere un buon ombrello ed esistono dei criteri specifici per trovare il modello perfetto. Prima di acquistare infatti bisogna prestare attenzione ai materiali, alla qualità delle prestazioni delle singole parti e dei singoli meccanismi. Il manico Il manico di solito è realizzato in legno, in plastica o in gomma: il legno è visivamente elegante, ma deve essere trattato nel modo giusto o rischia di rovinarsi a contatto con l’acqua, la plastica rischia di rendere la presa poco fluida, mentre la gomma tende a mantenere le mani calde e a garantire una buona presa dell’ombrello. Il telaio Il telaio è composto dai ferri (conosciuti anche come stecche) e dal tessuto: un indicatore importante a cui prestare attenzione è il numero di ferri presenti che deve essere almeno di 8 in modo da garantire una buona resistenza al vento. I ferri possono essere in acciaio, in carbonio o in fibra di vetro, offrendo la massima resistenza alla pioggia e al vento. La cupola La cupola dell’ombrello può essere in nylon e in poliestere, ma uno dei materiali migliori risulta la seta naturale perché è idrorepellente. Anche il PVC trasparente viene spesso usato, soprattutto per gli ombrelli a gabbia di uccello, perché permette una facile visuale, ma potrebbe rovinarsi con il sole.
Il bollo auto è una tassa che si paga ogni anno in base alle caratteristiche del mezzo posseduto. Per quanto riguarda il bollo auto 2021 sono previste delle interessanti novità, prevalentemente riguardo all’introduzione del cashback. Bollo auto 2021: tutte le novità Il bollo auto deve essere pagato tutti gli anni ed è a carico di chiunque sia proprietario di un veicolo. La scadenza bollo auto 2021 dipende dalla data di immatricolazione del mezzo, ma possono esserci delle differenze a seconda della regione di competenza: Generalmente, il pagamento bollo auto 2021 va fatto entro la fine del mese successivo a quello di immatricolazione. Se per esempio un veicolo è stato immatricolato nel mese di febbraio, la scadenza del bollo è il 31 marzo. In regioni come il Piemonte e la Lombardia il pagamento del bollo è a scadenza fissa: entro il 20 gennaio 2021, nel caso in cui sia scaduto nel mese di dicembre precedente; entro il 31 maggio se scade nel mese di aprile; entro il 30 settembre se scade nel mese di agosto. Calcolo del bollo e metodo di pagamento del bollo Oltre a sapere quando si paga il bollo 2021, è importante conoscere gli importi da pagare e i metodi di pagamento ammessi. Il calcolo di basa sulla potenza del motore del veicolo ma, fortunatamente, non è necessario calcolarlo da sé. Sul sito dell’Automobile Club Italiano, infatti, è possibile avere le indicazioni precise per il pagamento del bollo auto 2021. È sufficiente inserire il numero di targa perché venga immediatamente calcolata la rata e la scadenza. Generalmente sul sito dell’ACI è possibile anche vedere se tutte le rate precedenti sono state pagate correttamente e, nel caso risultassero dei pagamenti mancanti, viene fatto il calcolo della rata con sanzioni e interessi. Per quanto riguarda, invece, i metodi di pagamento ammessi, i punti di riscossione autorizzati sono: pagoBollo on line sedi ACI Agenzie Sermetra punti convenzionati Banca 5 Poste Italiane Lottomatica altre agenzie di pratiche auto autorizzate altri Operatori aderenti all’iniziativa PSP. Le esenzioni 2021 per il bollo auto Esistono tuttavia delle circostanze o dei soggetti che sono esonerati dal bollo auto. Si tratta di esenzioni di tipo diverso che possono essere su base nazionale o su base regionale. Esenzione per la legge 104: è un tipo di esenzione nazionale che riguarda le persone con disabilità. È applicabile per lo stesso tipo di autovetture che godono dell’Iva al 4%, ovvero quelle con cilindrata inferiore al 2.0 per le benzina e 2.8 per i diesel. Esenzioni regionale: a seconda della regione di appartenenza possono essere previste riduzioni o esenzioni per le auto elettriche e per le auto ibride. Il cashback per il pagamento del bollo Da quest’anno anche il pagamento del bollo auto può essere utilizzato per il rimborso del cashback che si applica a tutti i pagamenti con carta elettronica. Tuttavia, così come avviene per le altre spese, anche nel caso del bollo auto 2021 il pagamento deve avvenire presso esercizi fisici e non on line. Di conseguenza, si può usufruire del cashback, e quindi accedere al rimborso per il bollo d’auto, se ci si reca di persona presso un soggetto autorizzato alla riscossione del bollo e lo paga con una carta elettronica.
I jeans slouchy sono un modello di pantalone estremamente in voga in questo periodo. Il boom di questo modello a palloncino è letteralmente scoppiato tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, ma il suo successo continua imperterrito anche nel 2021. Vediamo, allora, di che cosa si tratta esattamente, a chi sta bene questo tipo di pantaloni e come abbinarli. Jeans sluochy: cosa sono I jeans slouchy sono dei pantaloni morbidi che assumono una forma a palloncino. Il termine stesso, ripreso dall’inglese slouchy, significa ciondolante e già in parte spiega l’essenza di questo tipo di jeans. Il loro tratto distintivo, infatti, è quello di essere estremamente comodi: forse proprio per questo hanno raggiunto un notevole successo che sembra non essere in calo nemmeno in questo scorcio di nuovo anno. La loro caratteristica principale è quella di avere la vita alta e le gambe non solo morbide e cadenti ma anche molto larghe, simili ai jeans boyfriend. Infatti, la loro comodità risiede nel fatto che non costringono, ma scendono sinuosamente lasciando la gamba libera. La sensazione, per chi li porta, è molto simile a quella di indossare una semplice tuta da ginnastica, anche se l’effetto del jeans slouchy è molto diverso e può dare luogo ad outfit sportivi ma anche ad abbinamenti ricercati ed eleganti. A chi sono adatti i jeans slouchy Se piacciono a tutte, molte, però, si chiedono i jeans slouchy a chi stanno bene, data la loro conformazione particolare. Al di là del fatto di essere estremamente comodi e, quindi, di essere adatti a chiunque voglia vivere il pantalone come un outfit comodo, le sue caratteristiche potrebbero renderlo maggiormente consigliato per certi tipi di fisico. I jeans slouchy, infatti, sono portati molto bene da chi ha un fisico slanciato e dalle persone più alte, mentre potrebbe essere un po’ penalizzante per le taglie più piccole. Sia il taglio sia il volume della gamba non sono pensati per slanciare la figura, ma c’è da dire che la loro forma aiuta a nascondere le imperfezioni nel momento in cui si abbiano delle curve morbide. Inoltre, sono sufficienti alcuni accorgimenti perché tutte possano portare questi pantaloni. Il primo consiglio è quello di scegliere una taglia adeguata: poiché sono larghi, è meglio non abbondare. Nel dubbio, meglio scegliere una taglia in meno piuttosto che una in più, altrimenti il rischio è di risultare infagottati a causa del fatto che già la forma dei pantaloni non slancia la figura. Per quel che riguarda, invece, i colori, non c’è che l’imbarazzo della scelta: dal classico colore jeans al nero fino alle fantasie, l’arrivo della primavera non può che invogliare a spaziare nelle tinte. Jeans slouchy: come abbinarli I jeans slouchy sono molto versatili e si possono abbinare senza eccessiva difficoltà sia a un outfit più casuale, sia ad uno più formale. Sempre nell’ottica di non infagottare troppo la figura, è consigliabile abbinare i jeans slouchy a magliette corte e maglioncini non troppo ampi. Il rischio infatti è di gonfiare troppo la figura provocando uno spiacevole effetto. Finché la stagione è ancora fredda, si possono alternare bomberini e giacche più lunghe, mentre nella stagione più calda saranno perfette anche camicie e camicioni. Per quanto riguarda, invece, le calzature, i jeans slouchy richiederebbero un po’ di tacco, che aiuta a slanciare. Tuttavia, per chi predilige un outfit più sportivo, trovano un piacevole accordo anche con anfibi e sneakers.
La cucina a domicilio, già di moda negli ultimi anni, ha aumentato la sua popolarità di recente a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. Molti ristoranti, bar e gastronomie si sono perfettamente riconvertite al delivery e all’asporto: non si tratta più solo di pizza e kebab, come per molto tempo siamo stati abituati, ma delle cucine di tutto il mondo e di molti generi, compreso quello vegan. Chi desidera mangiare vegano a domicilio può spaziare tra moltissime offerte che vanno dai piatti più rapidi a pranzi e cene complete. Chi poi vuole gustare qualche prelibato piatto vegano a domicilio a Milano, può seguire i nostri consigli sui migliori locali della zona. Vegano a domicilio Milano: i migliori locali Cibò. Più di un ristorante vegano, questo locale è un vero e proprio punto di riferimento per chi ama la cucina naturale e non vuole sofisticazioni nei propri piatti. La salute viene messa al primo posto, unendo piatti tipici della cucina mediterranea e gustose ricette ben equilibrate nei sapori e nei valori nutrizionali. Una particolare attenzione viene data anche alla riscoperta di sapori tradizionali con l’uso di materie prime talvolta poco conosciute. Anche il pane viene fatto in casa con cereali antichi e con l’utilizzo della pasta madre. Ai cibi vegan si accompagnano anche le bevande ugualmente vegane e bio. Joia. un altro locale vegano che consegna a domicilio è situato in via Pandilo Castaldi a Milano. Non si tratta di un semplice ristorante, ma di una creazione di uno chef come Pietro Leemann, specializzato in Alta cucina vegana. Dai menu degustazione agli aperitivi fino a pranzi e cene complete, si potranno gustare menu vegan nel rispetto della stagionalità e all’insegna del vero gourmet. Joia – Alta Cucina Vegetariana La Colubrina. il tratto distintivo di questo ristorante è, invece, la cucina casalinga. Sebbene si tratti di un ambiente familiare, la Columbina offre piatti sfiziosi e raffinati per un’ottima esperienza di vegano a domicilio a Milano. Le due chef sono mamma e figlia e la loro cucina è caratterizzata dalla complicità grazie alla quale sanno trasformare i prodotti della natura in piatti sorprendenti per sapori, colori e profumi. Anche in questo caso, un occhio di riguardo è dedicato alla qualità dei piatti e alla salute. Specializzate in pasta fatta in casa e secondi di verdure, abbinano ai piatti vegani anche quelli vegetariani. La vecchia latteria. Storico ristorante vegetariano in Milano, negli ultimi anni ha aperto la sua offerta anche al vegan e alla consegna a domicilio. L’offerta dei piatti in questo locale è sempre molto ampia e spazia dai primi ai risi e risotti fino alle torte salate, agli sformati e alle insalate. La sua specialità è il misto forno, un piatto sempre diverso, creato con un mix dei piatti del giorno. Tra le caratteristiche che rendono questo locale un’ottima scelta per un vegano a domicilio c’è senza dubbio il prezzo. Nonostante l’elevata qualità dell’offerta, si posiziona in una fascia di prezzo piuttosto contenuta. L’orto di Brera. Nato e attualmente funzionante come negozio di frutta e verdura nel quartiere Brera a Milano, è una attività da sempre orientata verso l’estrema qualità dell’offerta. Oggi ha ampliato la sua offerta offrendo servizio a domicilio per il pranzo in ufficio o la spesa a casa propria. Inoltre, è un ottimo fornitore di prodotti della natura per servizi di ristorazione come mense e catering. L’Orto di Brera
Quando si deve fare il 730 è importante conoscere tutte le spese che si possono detrarre. Infatti, grazie a questo tipo di detrazioni si possono raggiungere cifre piuttosto interessanti, che permettono un buon risparmio o una entrata aggiuntiva in busta paga. Non sempre, però è chiaro quali sono per il 730 le detrazioni relative all’assicurazione auto. Negli ultimi anni, infatti, la normativa è cambiata e le situazioni che possono portare a benefici particolari non sono conosciute da tutti. 730 detrazioni assicurazione auto: quali si possono fare Per chi non lo sapesse la detrazione assicurazione auto 2020 è possibile, tuttavia ciò non vale tutti i tipi di assicurazione e non per tutte le voci presenti nel conto dell’assicurazione. Fino al 2013, infatti, si poteva detrarre la parte che faceva riferimento al Servizio Sanitario Nazionale per le quote che superavano i 40 euro: con il D. Lgs. 102/2013 questa agevolazione è stata abolita, per tanto dall’anno di imposta 2014 non può più essere detratta. Quali sono attualmente le assicurazioni detraibili? Attualmente dunque non sono detraibili tutte le assicurazioni, ma solo quelle che includono nella copertura il caso morte o di invalidità. Di per sé infatti non sarebbero possibili nel 730 le detrazioni assicurazione auto, mentre lo sono quelle sulla morte e sull’invalidità. Di conseguenza, se un’assicurazione è configurata come la classica RC auto, non si possono detrarre gli importi. Se, invece, oltre alla responsabilità civile sono inclusi morte e infortunio, questi ultimi si possono detrarre. Nelle assicurazioni auto non è obbligatorio inserire il rischio morte e invalidità civile, come invece è obbligatorio inserire la responsabilità civile, pertanto si tratta di garanzie dette accessorie. La responsabilità civile, infatti, non tutela il guidatore, ma le altre persone o cose che potrebbero rimanere danneggiate per causa sua. Queste tutele accessorie, invece, risarciscono l’intestatario della polizza o le persone indicate come beneficiari nel caso della morte o di una invalidità permanente superiore al 5% del guidatore, se si verifica un incidente in cui quest’ultimo sia responsabile. Quali quote si possono detrarre e in che misura Le quote detraibili nel 730 per l’assicurazione auto sono solo quelle riferite alla garanzia per il caso morte e invalidità e la detrazione avviene al 19%. Tuttavia, ci sono delle specifiche di legge che indicano esattamente chi può usufruire di tale detrazione. Infatti, secondo la legge, l’agevolazione può essere garantita solo se le condizioni contrattuali riportano in modo esplicito chi è il conducente e solo nel caso in cui sia l’unico assicurato nel caso si verifichi il sinistro. Inoltre, il beneficiario può essere esclusivamente l’intestatario della polizza o un suo familiare. Pertanto la copertura non può essere detratta se tutela chiunque guidi il mezzo e non solo l’intestatario oppure se tutela una sola persona che non sia il dichiarante. Di solito, infatti, molte compagnie prevedono una copertura estesa, in modo che chiunque sia alla guida venga tutelato in caso di sinistro. Purtroppo però questa opzione di fatto esclude la possibilità di detrarre la polizza.
È importante allenare il core, soprattutto perché rafforza una parte del corpo che consente un miglioramento notevole della stabilità della colonna vertebrale. Ma non è l’unico vantaggio, oltre che per la salute, questa tipologia di allenamento permette di migliorare anche la propria forma fisica, snellendo la zona dell’addome. Vediamo insieme quali sono i benefici che porta l’allenamento per rafforzare il core e anche i motivi per cui è semplice e fattibile sia per i dilettanti che per i professionisti. Allenamento per rafforzare il core, di cosa si tratta? Il significato di core è nucleo o centro. Ecco perché questa tipologia di allenamento prende questo nome, gli esercizi si concentrano sulla parte centrale del corpo, sui muscoli che si trovano tra il diaframma e le anche, quindi nel dettaglio parliamo dei flessori ed estensori dell’anca, della parte basse della schiena e dei muscoli retto e obliqui addominali. L’allenamento del core permette di rafforzare tutta la parte centrale del corpo. Rispetto al classico allenamento della forza, in cui alleniamo i muscoli solitamente in maniera isolata, nel core training si fanno invece dei movimenti funzionali che vanno a sollecitare nello stesso momento differenti muscoli. Ma qual è il vero valore di questo tipo di allenamento concentrato sulla parte centrale del nostro corpo? Innanzitutto andiamo a rafforzare il punto che collega la parte superiore alla parte inferiore del corpo, per gli atleti professionisti questa tipologia di training è ottimo perché permette di allenare nella stessa sessione tutti questi muscoli insieme e quindi di andare a migliorare la trasmissione della forza attraverso l’intera catena muscolare. Ma vediamo quali sono i vantaggi di avere un core allenato per chiunque decida di sperimentare questa tipologia di allenamento: miglioramento della coordinazione e della stabilità del corpo; riduzione del rischio di infortuni e di eventuali dolori alla schiena; miglioramento in ogni movimento quotidiano e nella postura. Quali sono i 7 migliori esercizi per il core training Per fare un workout concentrato sul core, c’è bisogno esclusivamente del peso del proprio corpo. Per chi vuole e preferisce utilizzare pesi e piccoli attrezzi, allora è possibile apportare alcune modifiche all’allenamento. Di seguito vediamo i 7 principali esercizi da fare per allenare il core e avere addominali scolpiti: plank con rotazione del bacino, in posizione di plank, muovi i fianchi lateralmente in modo lento e controllato. Alleni tutti i muscoli del tronco con un livello di difficoltà basso e aiuta a snellire i fianchi; hip thrust, anche questo è facile, con la pancia rivolta verso l’alto, poggia mani e piedi a terra, alza il sedere contraendo i glutei e formando quindi un angolo retto con le gambe. Questo esercizio allena glutei e tutti i muscoli del tronco; russian twist, allena la parete addominale, in maniera preponderante gli obliqui. Siediti a terra, con i piedi poggiati al suolo, inclina la schiena all’indietro e procedi con una rotazione del busto verso un lato, tornando alla posizione iniziale e ripetendo sull’altro lato; affondi in camminata, dalla posizione eretta, procedi con passi molto lunghi e piegando la gamba davanti. Serve ad allenare tutti i muscoli delle gambe e la stabilità del core; goblet squat, esercizio semplice ma efficace. Posiziona i piedi circa all’altezza delle spalle, le punte appena verso l’esterno. Gambe distese, schiena dritta, glutei e addome contratti. Tieni un kettlebell con due mani, piega le gambe e scendi tenendo la schiena in posizione neutra, risali spingendo verso l’esterno le ginocchia, salendo senza portarle avanti; plank laterale con sollevamento del bacino, devi sdraiarti sul lato poggiandoti sul gomito e sul lato esterno del piede, spingere il bacino verso l’alto in modo da formare una linea retta fra caviglie, bacino e spalle e ridiscendere; iperestensioni inverse, la posizione di partenza è sdraiato in posizione prona, l’esecuzione consiste nel sollevare le gambe e le braccia, testa rivolta verso il pavimento.
Le videoconferenze e le videochiamate sono diventate ormai parte della nostra vita e, tra una connessione traballante e l’altra (ecco perché è importante scegliere il migliore ADSL), hanno cambiato alcune abitudini. Per riuscire ad avere un audio sempre perfetto, senza echi o riverberi, può essere utile inserire dei pannelli fonoassorbenti decorativi che, oltre a isolare acusticamente l’ambiente, lo arredano anche. Pannelli acustici decorativi: cosa sono Vediamo più da vicino cosa sono questi pannelli decorativi fonoassorbenti e perché possono essere una scelta intelligente ed economica. L’isolamento acustico è importante per il benessere abitativo, sia quando si tratta di evitare che il rumore entri in casa dall’esterno (in questo caso sono di aiuto anche un bel paio di cuffie), sia quando non si vuole che esca. Oltre ai classici controsoffitti, rivestimenti in cartongesso o infissi, è possibile anche installare dei pannelli fonoassorbenti. Oggi sono presenti sul mercato dei pannelli fonoassorbenti decorativi che, oltre a migliore la qualità dell’ascolto e il comfort acustico, arredano in modo originale e creativo. Questi pannelli sono realizzati con materiali che assorbono parte dell’onda sonora e la trasformano in energia, attutendo l’effetto rimbombo, tipico soprattutto degli spazi ampi. Bisogna distinguere tra pannelli fonoassorbenti e pannelli fonoisolanti decorativi: i primi assorbono il suono, mentre i secondi lo riflettono e lo fanno tornare indietro come una barriera. Per venire incontro alle nuove esigenze abitative, che coniugano estetica e funzionalità, oggi vengono realizzati anche dei quadri fonoassorbenti decorativi, per rivestire le pareti con fantasia e creatività. I quadri acustici fonoassorbenti sono la soluzione ideale per chi cerca un elemento che contenga il riverbero ma che allo stesso tempo sia un accessorio di interior design. Pannelli fonoassorbenti decorativi: i materiali Generalmente, i pannelli fonoassorbenti decorativi sono realizzati con materiali ecosostenibili: legno, sughero, fibre vegetali, lana di vetro, tessuti. Anche per le decorazioni, molte aziende si affidano a colori con pigmenti naturali. Esistono anche pannelli realizzati con la combinazione di materiali diversi, come il legno e il cemento. A seconda del materiale, i pannelli sono in grado di assorbire frequenze che vanno da 250 a 2.000 Hz. Alcuni tipi di pannelli fonoassorbenti hanno le sembianze di una carta da parati, con l’intento di proteggere acusticamente anche ambienti molto frequentati dal pubblico. I migliori pannelli acustici decorativi Sono tante le aziende che oggi producono pannelli fonoassorbenti decorativi e riuscire a districarsi tra i tanti disponibili è spesso questione di gusti e di singole esigenze. Ecco i migliori. Ecophon Akusto One SQ di Saint-Gobain è un pannello in lana di vetro ad alta densità ed è disponibile anche con superficie verniciata. Soundwave Ennis di Offecct è invece un pannello fonoassorbente in poliestere riciclato, disponibile in tanti pattern differenti. Triline Wall di Abstract è un pannello in tessuto composto da più moduli, da comporre a proprio piacimento. Rockfon Eclipse Wall è in lana di roccia senza cornice ed è disponibile in una grande varietà di forme geometriche, per soddisfare qualsiasi tipo di esigenza. Se si preferisce qualcosa di ignifugo ci sono i pannelli in fibra di cellulosa Baux Acoustic Pulp, ecocompatibili, riciclabili e biodegradabili. Per concludere, merita di essere segnalato anche Eggboard di Artemide, un pannello acustico a parete in tessuto con illuminazione integrata proprio come un accessorio tech.
Le gambe rappresentano una delle parti più importanti del corpo femminile e i polpacci sono un punto estremamente delicato. Il sogno di ogni donna è quello di avere delle gambe toniche e dei polpacci snelli, per sentirsi sempre in forma. Per assottigliarli, è possibile fare degli esercizi per polpacci a corpo libero, che vanno sempre abbinati a un regime alimentare adeguato. Esercizi polpacci donne: quali sono i migliori In realtà, per snellire i polpacci non basta fare sport, bisogna fare lo sport giusto. Infatti non tutti gli sport e gli esercizi aiutano ad assottigliare le gambe e i polpacci, anzi, alcuni creano proprio l’effetto opposto. Se hai il problema dei polpacci grossi o non vuoi ingrossarli devi evitare attività come la corsa veloce, il salto della corda e tutti quegli sport o esercizi che richiedono salti e saltelli. Anche la bicicletta non è molto indicata, perché il movimento della pedalata tende a far sviluppare il polpaccio. Per non far aumentare il volume dei muscoli è fondamentale non utilizzare grandi carichi e non fare sforzi troppo intensi. Tra gli esercizi per avere dei polpacci snelli ci sono tutti quelli allungano il muscolo, il pilates, infatti, è una disciplina che aiuta molto ad assottigliare le gambe, i polpacci e in generale tutto il corpo. 1. Stretching Per cominciare la serie di esercizi per i polpacci da fare in casa, possiamo effettuare delle sessioni di stretching. In piedi, appoggia le mani a una parete di fronte e porta una gamba distesa dietro, tenendo il tallone ben saldo al pavimento. Piega l’altra gamba e spingi tutte e due le mani contro la parete, finché non avverti una sensazione di stiramento del polpaccio. Cerca di mantenere la posizione per almeno 30 secondi e poi cambia gamba. 2. Affondi Continuiamo con gli esercizi per polpacci senza attrezzi con gli affondi, fondamentali anche per i glutei. In posizione eretta, con le gambe leggermente divaricate, porta avanti la gamba destra formando un angolo retto. Contemporaneamente, scendi con la sinistra fino quasi a toccare con il ginocchio il pavimento. Torna nella posizione iniziale e ripeti con l’altra gamba. Ottimi anche per tonificare gambe e glutei. 3. Salita sulla mezza punta Tra gli esercizi per snellire i polpacci c’è anche quello della salita sulla mezza punta, che è davvero semplice ma, se eseguito con costanza, può dare degli ottimi risultati, soprattutto in termini di tonicità. In piedi, con le gambe ben tese, solleva i talloni da terra e cerca di rimanere in questa posizione qualche secondo. Torna nella posizione iniziale e ripeti per almeno 2 minuti. 4. Sul gradino Metti la punta del piede su un gradino e spingi il tallone verso il basso, per stendere il più possibile il muscolo del polpaccio. Cerca di resistere per qualche secondo e ripeti più volte, alternando le gambe. 5. Esercizi polpacci con l’elastico Tra gli esercizi per polpacci donne abbiamo inserito anche uno da fare a casa con un attrezzo. Più precisamente, l’elastico-fitness, che molti usano già per i propri workout casalinghi. Siediti tenendo la schiena dritta e le gambe tese e posiziona l’elastico sotto la pianta del piede a martello. Tenendo l’elastico con entrambe le mani, tira la punta del piede verso di te senza piegare la gamba. Mantieni questa posizione per qualche secondo e poi ripeti anche con l’altra gamba. Questo esercizio è utilizzato anche nel G.A.G.
Il biologico è molto più che una moda, si tratta di uno stile di vita che sta prendendo sempre più piede tra i giovani, al giorno d’oggi sensibili alle tematiche ambientali come alla ricerca del benessere; tuttavia il biologico è anche un trend che ha riportato in auge la preferenza per prodotti naturali di provenienza da filiera certificata e lavorati con processi rispettosi dell’ambiente, “come una volta” e dunque una scelta valida e interessante per adulti di tutte le età. Nella bella Bologna, poi, patria della buona tavola e del buon vivere, non potevano mandare tante soluzioni per portare i prodotti biologici sulla tua tavola ma anche in tanti altri aspetti della tua vita, come ad esempio la cosmetica. Scopri con PG Magazine il negozio bio di Bologna che stavi cercando! I negozio Bio di Bologna Sono ormai tantissimi i negozi di alimentari che propongono una gamma di prodotti biologici, affiancando linee a filiera corta e certificate a quelle tradizionali della grande distribuzione. Grandi catene di supermercati come CRAI, Via dele Belle Arti, 31, propongono linee biologiche di frutta e verdura, ma anche di prodotti di consumo come uova, latte,e più in generale ospitano tra gli scaffali marchi biologici da tutta Italia. Un negozio alimentare bio tra i migliori di Bologna è poi NATURASÌ, che a Bologna si trova in Viale Della Repubblica 23/2: una vastissima scelta di tipi di farine, semi, prodotti lavorati come pasta e pane, cereali, latticini, prodotti per vegetariani e vegani, ma anche dedicati ai regimi alimentari speciali, per esempio per chi segue una dieta senza glutine, questo negozio è una vera e propria istituzione ormai nel mondo degli alimentari biologici, oltre ad essere tra i più forniti è una garanzia per trovare i migliori marchi del biologico italiani e internazionali. Naturasì Non solo le grandi catene, che seguendo il crescente interesse per il biologico si sono dedicate ad aggiungerlo nella loro già vasta offerta, ma sopratutto sono i piccoli commercianti che hanno accolto con entusiasmo questa nuova tendenza, declinandola in modi personalizzati e originali. Tra i piccoli negozi bio di Bologna centro ti segnaliamo Diferente, in Via S. Vitale, 54/C, che propone una vasta gamma di prodotti biologici dalla cosmesi alla farmaceutica, dall’abbigliamento all’alimentazione, con particolare attenzione ai prodotti a base di canapa e ai suoi derivati, promuovendone i i suoi usi sostenibili ed ecologici. Sempre a proposito di piccole realtà biologiche, in zona Borgo Panigale c’è l’Azienda Agricola Piana Morris, precisamente in Via della Fornace, 2. Presente sul da ben tre generazioni, l’azienda agricola produce seguendo una tecnica di produzione agricola chiamata Lotta Integrata, che consente di ridurre drasticamente i residui di fitofarmaci nei prodotti che finiscono sulle nostre tavole e ridurne di conseguenza l’impatto ambientale e sulla nostra salute. Nel punto vendita si trovano frutta e verdura freschissime e a km0, ma anche confetture, conserve, e la possibilità di creare confezioni e cesti regalo. Non solo negozi di alimentari ma anche negozi specializzati si dedicano sempre più spesso al biologico per incontrare le esigenze dei propri consumatori. È il caso di Vitafit Integratori Sport, negozio rivolto in particolare agli sportivi, in Piazza Manfredi Azzarita, 6/B. Con una vasta scelta di integratori alimentari e cibi funzionali, ovvero specialmente dedicati all’attività atletica e più in generale al fitness, propone prodotti come snacks e supplementi alimentari certificati biologici. Qui potrai approfittare anche della presenza di un nutrizionista per un consiglio nella scelta più adatta alle tue esigenze! Non solo food Fuori dal centro, in quartiere Bolognina, troviamo invece un’ottima erboristeria che propone prodotti biologici, dall’alimentare alla cosmetica: si tratta de L’Alkimia di Venere, situata in Via Giovanni Francesco Barbieri, 125/A/B. Qui troverai creme viso, corpo, fanghi anti cellulite e delicate essenze da bagno per i tuoi momenti di relax, ma anche prodotti per la bellezza dei capelli, erbe officinali e integratori per prenderti cura della tua salute e del benessere con prodotti biologici e naturali. L’Alkimia di Venere Dedicato in particolare alla cosmetica troviamo anche la Profumeria Glam Giulia, in Via Dagnini Giuseppe, 27/A, che propone una selezione di cosmetici certificati biologici e articoli di profumeria e da regalo raffinati ed esclusivi per lui e per lei. Anche il trucco da sposa e corsi di make up sono realizzati in collaborazione con case prestigiose e maschi di cosmetica biologica; l’offerta infine si completa con una selezione di profumatori per l’ambiente ricercati e di design. Sempre in tema cosmetico, anche i capelli vogliono la loro parte! E a Bologna, oltre all’acquisto di prodotti cosmetici biologici per prenderti cura della tua chioma, puoi anche affidarti a dei professionisti per ricevere veri e propri trattamenti bio: La Parrucchiera Stella Odiase riceve nel suo salone in Via Adelaide Ristori, 10, e realizza acconciature, colpi di luce, colpi di sole, tagli, meches e messa in piega utilizzando rigorosamente prodotti biologici certificati. Menzione speciale va infine a Le Ruote Ciclocaffè, in via Giuseppe Massarenti, 105: una piccola caffetteria e ciclofficina che partecipa all’offerta del biologico bolognese con snacks e spuntini selezionati e da filiera corta, in linea con la filosofia del locale.
Da sola o mescolata con altre, la farina di riso è un ingrediente che fa comodo in ogni dispensa. Grazie ad essa, infatti, si possono realizzare ricette delicate e gustose, con tutte le proprietà positive dei chicchi da cui si ottiene. Farina senza glutine Una delle caratteristiche che rende particolarmente interessante l’utilizzo della farina di riso è l’assenza di glutine. Perché le ricette siano adatte anche a chi è intollerante o celiaco, però, è bene accertarsi che nessun ingrediente previsto dalla preparazione lo contenga: è fondamentale controllare le etichette per orientarsi verso una scelta consapevole (il simbolo che distingue i prodotti senza glutine è la spiga sbarrata). Particolare attenzione va prestata ad eventuali farine mescolate a quella di riso. La mancanza del glutine può creare qualche difficoltà con alcuni impasti, ma di norma l’abbinamento della farina di riso alla fecola o all’amido di mais viene in aiuto per assicurare la riuscita delle preparazioni. In commercio inoltre si trovano particolari elementi, quali gomme e addensanti naturali, che facilitano la riuscita delle ricette. Ottima per i dolci Con il suo sapore neutro, la farina di riso risulta perfetta per la preparazione di molti tipi di dolci, che risulteranno morbidi e leggeri. Da provare i biscotti frollini e le crostate con la farina di riso. Il procedimento per la preparazione della frolla è quello classico, con l’unica differenza che si otterrà una pasta leggermente meno compatta se si sceglie di non aggiungere addensanti. Risultato perfetto, comunque sia, se si impiega un mix di farina di riso e fecola di patate. Chi non ha problemi di intolleranze al glutine può provare ad unire altri tipi di farina per creare abbinamenti di gusto interessanti, oltre che evitare ogni problema durante la lavorazione dell’impasto. Torta soffice con le carote È adatta per la prima colazione o una merenda leggera, inoltre, la torta di farina di riso, mandorle e carote. Gli ortaggi grattugiati si uniscono all’uovo amalgamato con lo zucchero e a pochi cucchiai di farina per un risultato all’insegna della leggerezza. Giocano un ruolo fondamentale per dare consistenza e gusto al dolce le mandorle tostate e tritate finemente. La cottura dovrà tenere conto dell’umidità data all’impasto dalle carote. In alternativa, la farina di riso si sposa alla perfezione con la ricetta di una torta soffice aromatizzata al limone che sostituisca il burro con l’olio. Pancake romantici Non richiede accortezze particolari ma promette un risultato leggero e spumoso la preparazione dei pancake alla farina di riso. Il procedimento per la preparazione della pastella è quello consueto: la base è fatta da uova, latte e zucchero. La punta di lievito può essere sostituita da bicarbonato e cremor tartaro. Da provare anche la versione con i soli albumi e un poco d’olio. L’accompagnamento risulta perfetto con una marmellata leggermente liquida ai frutti di bosco, rossi come la passione. E cosa c’è di meglio che svegliare la propria dolce metà con un pancake romantico? La pizza alla farina di riso Non sono soltanto i dolci, ad ogni modo, a risultare perfetti con la farina gluten free ottenuta dalla macinazione dei chicchi di riso. Anche la pizza può essere preparata a regola d’arte utilizzando questo tipo di farina. Imprescindibile, in questo caso, l’impiego dell’amido di mais, da setacciare insieme alla farina, in quantità leggermente minore. Una doppia lievitazione, dapprima in una ciotola capiente e poi ancora per una mezz’ora nella teglia, assicurano un risultato di successo. Attenzione ai tempi per il pane Bisogna osservare qualche accorgimento quando si vuole preparare il pane con la farina di riso. Unita la gomma o un addensante alla farina, la lievitazione sarà abbastanza corta, all’incirca un’ora e mezza. Risultato gustoso e fragrante assicurato, ma non gluten free, mescolando la macinatura di riso a quella di altri cereali quali il grano.
Se sei alla ricerca di nuovi metodi per rimetterti e mantenerti in forma avrai sentito parlare del foam roller. Si tratta di un attrezzo che può essere utilizzato per compiere movimenti da semplici a complessi fino a veri e propri esercizi ginnici e di stretching. La sua recente popolarità è dovuta al fatto che consente di praticare esercizio fisico e anche intervenire con applicazioni specifiche in contesti a spazio ridotto, come ad esempio una stanza della propria casa, senza bisogno di recarsi in palestra. L’applicazione del foam roller è nato nell’ambito della prevenzione e della riabilitazione sportiva, ma ha trovato grande apprezzamento nel campo del benessere e soprattutto dell’estetica. Foam roller: caretteristiche e utilizzi Il foam roller è uno strumento di forma cilindrica realizzato in materiale sintetico, generalmente una schiuma che può essere prodotto secondo diverse caratteristiche di durezza ed elasticità, pieno o cavo, e con diverse lavorazioni a rilievo sulla superficie. Sono queste protuberanze, alternate a cavità, che determinano il modo in cui lo strumento “lavora” sul corpo e viene utilizzato di conseguenza per diverse finalità. A seconda della tipologia, un foam roller consente di strutturare sequenze di esercizi personalizzati dedicati alle esigenze degli sportivi, dall’allungamento al potenziamento muscolare, dalla mobilità articolare all’equilibrio, ma viene anche consigliato da molti personal trainer per affrontare un allenamento dimagrante e rassodante. Uno dei principali impieghi del foam roller è il trattamento di patologie croniche osteo-articolari, in cui contribuisce alla riduzione del dolore, ma anche alla riattivazione di movimenti articolari e circolatori. Massaggio drenante contro la cellulite A tal proposito, l’efficacia di questo strumento sta nella possibilità di utilizzarlo per praticarsi un auto massaggio ed è per questo che il foam roller è stata integrato in alcuni tipi di trattamenti nella lotta alla cellulite, nella sua riduzione ma anche nella sua prevenzione. Se il metodo classico prevede di lavorare su un muscolo o un gruppo di muscoli posizionando la parte del corpo interessata sopra allo strumento e “rullando” nel verso lungo il quale scorrono le fibre del muscolo stesso, gli esercizi per rimettersi in forma e in funzione anti-cellulite, oltre che rassodare i muscoli, sfruttano il foam roller in particolare come vero e proprio massaggio drenante, scegliendo le cosce e i glutei come aree di trattamenti. Sebbene non ci sia alcuna prova scientifica dell’efficacia diretta di questi esercizi nel contrastare la cellulite, è stato riscontrato come il massaggio consenta di migliorare la circolazione e di diminuire la ritenzione idrica nei tessuti. L’alimentazione corretta e l’assunzione di acqua e sali minerali tuttavia saranno ottimi coadiuvanti da non trascurare per l’efficacia di questo trattamento, come del resto lo sono per qualsiasi altro tipo di attività fisica volta a ridurre il ristagno di liquidi. Oltre al linfodrenaggio e ritenzione idrica, a seconda dell’obiettivo si potrà procedere con esercizi mirati, per sciogliere, allungare, rinforzare con sequenze più o meno ravvicinate, intense, per cui il tuo personal trainer di fiducia potrà darci dettagli e personalizzare l’allenamento. Un aiuto per la schiena Un’altra applicazione molto apprezzata del foam roller, inoltre, è quella nel trattamento dei dolori alla schiena. Un semplice esercizio per alleviare il mal di schiena consiste nel sedersi sul pavimento, posizionando il foam roller alle proprie spalle, a circa 30 cm dal fondoschiena; si procede incrociando le braccia e le mani sul petto e distendendo la schiena sul rullo, facendola scorrere per una sequenza di 20 rullate. Fai attenzione in caso di dolori e problematiche è sempre bene rivolgersi ad uno specialista prima di intraprendere esercizi e trattamenti! Tra i vantaggi dell’uso del foam roller c’è l’efficace accompagnamento alla riabilitazione post-infortunio, sia esso a livello muscolare che articolare, che consente di ridurre la necessità di ricorrere a sedute di osteopatia e fisioterapia. Gli altri vantaggi del foam roller Un altro vantaggio è quello di richiedere davvero poco spazio per l’utilizzo e di essere versatile per una grande quantità di esercizi: efficace nel riscaldamento cosiddetto “a secco” e “sul posto”, è davvero un valido aiuto nei casi in cui non risulti possibile fare esercizio all’aperto, correre o nuotare, come nei recenti mesi di pandemia e lock-down. Un ulteriore vantaggio è la facilità di utilizzo: non è richiesto un abbigliamento specifico, bastano capi leggeri che permettano una buona libertà di movimento. Non servono altri attrezzi e Un ultimo vantaggio che ti segnaliamo e certamente il prezzo: i migliori foam roller sul mercato, in rapporto qualità-prezzo, partono da costi irrisori, meno di 20€, per arrivare al doppio in caso di strumenti più specifici e tecnici.
Negli ultimi anni la crema alla bava di lumaca, ovvero caratterizzata dalla secrezione gelatinosa che questo gasteropode rilascia al suo passaggio, sta diventando uno dei cosmetici più apprezzati dalle donne. Tale sostanza, che è ricca di elementi idratanti e nutrienti, viene estratta dall’animale immergendolo in acqua e facendolo schiumare. Le secrezioni presentano alte concentrazioni di collagene, acido glicolico, elastina, vitamine A ed E, ed allantoina, ovvero elementi indispensabili per rigenerare e dare vigore alla cute. La bava di lumaca, in realtà, non è una scoperta recente, poiché veniva utilizzata come rimedio per la cura dell’epidermide già nell’antichità. A livello commerciale, tuttavia, ha cominciato a diffondersi solamente a partire dagli anni Ottanta, con una crescita esponenziale nell’ultimo decennio. Del resto, per la bava delle lumache le controindicazioni previste sono praticamente inesistenti, se non qualche arrossamento in caso di pelli particolarmente sensibili. Proprietà ed usi della crema alla bava di lumaca I cosmetici e le creme alla bava di lumaca vengono realizzati, solitamente, con le secrezioni della Helix aspersa, ovvero la varietà di gasteropode più diffusa nelle zone mediterranee ed in Italia. Le proprietà della bava delle lumache sono innumerevoli, la più importane è sicuramente quella antiossidante, che è dovuta alla presenza di alte concentrazioni di vitamina E, che permette di combattere i radicali liberi e l’invecchiamento cellulare. Non è un caso, infatti, che tale sostanza venga utilizzata per ridurre le rughe, quasi come una sorta di lifting non chirurgico, i segni del tempo e le macchie senili. Tuttavia, la forte presenza di sostanze emollienti, tra le quali emerge l’allantoina, unita a queste particolari vitamine, è utile per il trattamento di cicatrici, come quelle generate dall’acne o dovute alla formazione delle smagliature. Inoltre, la bava di lumaca svolge anche una funzione protettiva e regolatrice, in quanto aiuta a normalizzare l’elevata produzione di sebo, che è alla base della formazione di inestetismi cutanei, come brufoli e punti neri. Del resto l’acido glicolico è conosciuto per le sue incredibili proprietà purificanti, ideali per mantenere i pori detersi. Infine, le secrezioni di questo animale favoriscono il ricambio cellulare, grazie ad un’efficace azione esfoliante, non troppo aggressiva. Crema alla bava delle lumache: dove comprarla? La crema alla bava di lumaca, vista la sua grande diffusione, può essere reperita in qualunque negozio di cosmetici e può essere utilizzata durante la skin care routine. Tuttavia, i prodotti di maggiore qualità, solitamente, si trovano nelle erboristerie o nelle botteghe naturali. Anche online si possono acquistare creme con secrezioni di gasteropode, alcune effettivamente molto efficaci e cruelty free. Ciononostante, per evitare di incappare in truffe, è sempre bene ricercare siti sicuri ed affidabili. Per le creme alla bava delle lumache il prezzo previsto non è, solitamente, troppo elevato, anche se molto dipende dal formato, dalla percentuale di secrezioni contenute, nonché dalla marca prescelta. Il consiglio più utile, in questo caso, è quello di non scegliere prodotti troppo economici, che potrebbero peccare in qualità, ma neanche eccessivamente costosi, in quanto potrebbero rilevarsi uno spreco di denaro. Meglio preferire, dunque, vie di mezzo, che abbiano un buon rapporto qualità-prezzo. Sempre utile in questo casi è il passaparola di persone che hanno già provato creme a base di bava di lumaca, e che per tanto sono in grado di evidenziarne eventuali pregi e difetti.
Sport velico nato nel 1999 come variante del surf, il kitesurf consiste nel farsi trainare da una sorta di aquilone che impiega il vento come propulsore e che viene manovrato attraverso una barra, a cui è collegato tramite quattro o cinque cavi sottili lunghi tra i 22 e i 27 metri. Chi lo pratica sta in piedi su di una tavola e plana sull’acqua, col vantaggio – a differenza di chi fa windsurf – di potersi cimentare nel kitesurf anche quando il vento è debole: tale sport, infatti, non richiede forti venti per andare in velocità e per effettuare trick ed accelerazioni. Ma quale attrezzatura da kitesurf è necessario comprare, se ci si vuole avvicinare a questa disciplina? Dopo aver effettuato un corso, che mette a disposizione la sua attrezzatura, se si intende continuare è necessario acquistare una tavola (che inizialmente sarà una tavola TwinTip), una vela e un trapezio, oltre a caschetto, giubbino e ad una muta. La scelta, sia della tavola che della vela, deve essere effettuata sulla base del peso del rider. Ma quali sono i migliori negozi d’attrezzatura per il kitesurf a Milano? Scopriamolo insieme. Decathlon Cairoli Punto di riferimento per gli appassionati di qualsiasi sport, Decathlon (in Foro Buonaparte 74) offre una moltitudine di prodotti per il kitesurf, il windsurf, lo sport da trazione, il powerkite, gli aquiloni acrobatici e il boomerang. Qui è possibile acquistare le tavole da kitesurf “Zeruko 500” di Ora, sia da uomo che da donna, adatte ad ogni tipologia di sportivo: principiante, esperto, freeride o freestyle. Negrinautica In viale Longarone 43-49 a Zibido San Giacomo, in provincia di Milano, Negrinautica è il luogo perfetto in cui acquistare l’attrezzatura da kitesurf. Per la verità, tutto qui è cominciato con la vela: col tempo, lo shop ha introdotto poi capi e accessori per il kitesurf (ma anche per il surf e per il SUP), dall’abbigliamento per uomo e donna ai cappelli e le visiere (affidandosi ai brand leader NP Surf e Manera) sino alle tavole. Ma c’è persino, a Milano, un tour operator dedicato agli amanti del kitesurf (e non solo): è Sportful Travel, in via Sofonisba Anguissola 20. Specializzato proprio nell’organizzazione di vacanze per sportivi, propone viaggi nei migliori spot del mondo per chi intende praticare kitesurf in contesti da favola.
Il bianco, il blu, l’odore del mare e cibo squisito: la Grecia è un territorio meraviglioso dove poter attingere a piene mani nella cultura mediterranea, anche per quanto riguarda il mangiare. Non a caso la cucina greca è considerata una delle migliori al mondo, ricca di sapore e accostamenti squisiti, creati utilizzando ingredienti semplici e facili da reperire. I piatti tipici greci sono un vero e proprio patrimonio del gusto, dove i protagonisti assoluti sono la carne, diversi tipi di olive, le verdure fresche, la feta… e non solo. Scopriamo insieme i piatti tipici della cucina greca e le loro particolarità. La ricetta più famosa: l’insalata greca Chi ha avuto la fortuna di passeggiare lungo le scogliere di tufo delle isole greche sa bene quanti ristorantini si trovino in riva al mare, e tutti hanno una cosa in comune: la presenza nel menù dell’insalata greca. Tra tutti i piatti tipici greci, questa è sicuramente la più rinomata e conosciuta, ampiamente apprezzata per la freschezza e la sostanziosità. Dimenticate la tipica “insalatina” da contorno: l’insalata greca è un vero e proprio piatto unico, composto principalmente da formaggio feta (formaggio magro tipico a base di latte di pecora), cipolle e peperoni a crudo, pomodori, cetrioli e – naturalmente – olive. Viene condita con un po’ di origano, olio e sale, e solitamente accompagnata dalla pita – la tipica piadina greca. Un tripudio di sapori al forno: la Moussakà Il cibo greco è famoso per essere altamente saziante e non propriamente light, ma è bene dimenticarsi dell’ago della bilancia quando ci si ritrova ad assaggiare queste prelibatezze. Tra le ricette greche più celebri vi è sicuramente quella della Moussakà, fiore all’occhiello fra i piatti tipici greci. La Moussakà nell’aspetto ricorda un connubio fra una lasagna e una parmigiana di melanzane, e sono proprio quest’ultime l’ingrediente principale del piatto. La Moussakà è composta da strati di melanzane (rigorosamente fritte), patate, macinato di carne e tanta besciamella. Un piatto ricchissimo, da assaggiare almeno una volta nella vita. Rinfrescante e leggera: la salsa Tzaziki Se conoscete la cucina greca, sapete che è impossibile sedersi a tavola in un qualsiasi ristorante del posto e non essere serviti con un piccolo antipasto a base di pita e salsa Tzaziki. Uno dei più conosciuto piatti tipici greci, la Tzaziki è una salsa freschissima a base di yogurt greco, aglio con tutte le sue proprietà antinffiammatorie, cetrioli e aneto. Facilissima da riprodurre anche in casa, la Tzaziki è perfetta per accompagnare la carne arrostita o per essere inserita all’interno dei panini farciti, un’altra delle tipicità della Grecia. Pita Gyros o Souvlaki? Dimenticate i tristi panini con gli hamburger o i tramezzini prosciutto e formaggio: in Grecia anche il “fast food” è indimenticabile! Forse il più apprezzato tra i piatti tipici greci è sicuramente il Pita Gyros. Il Pita Gyros è un piatto economico e davvero delizioso, composto da pane pita ripieno di carne speziata – solitamente maiale – e arricchito con cipolle, peperoni, pomodori, patatine fritte e salsa Tzaziki. Se i panini non fanno per voi, sicuramente troverete “carne per i vostri denti” con un bel piatto a base di Souvlaki, tipici spiedini di carne marinata con spezie e limone. Questi spiedini possono essere a base di maiale, pollo e agnello, accompagnati da qualche fetta di pita e dall’onnipresente salsa Tzaziki! Una nota decisamente dolce: la Baklava Anche per ciò che concerne i dolci, i piatti tipici greci non possono certo definirsi “light”. Il più apprezzato è il baklava, un dolce delizioso a base di miele e frutta secca racchiuso in sfoglie di pasta fillo. D’altronde il miele è un altro tipico ingrediente ampiamente utilizzato per molte ricette greche, ritrovabile persino in versione “salata” come involtini di pasta fillo ripieni di feta con miele.
La campagna umbra, con i suoi verdi prati, i deliziosi prodotti enogastronomici e le antiche tenute immerse nel verde, è una delle mete più gettonate per qualche giorno di relax. Se tuttavia amate l’arte e la storia, non potete esimervi dal visitare la cittadina di Assisi: famosa per la bellissima basilica di San Francesco, questo paesino potrebbe stupirvi per fascino e tradizioni. Se siete alla ricerca di un luogo in cui recuperare uno stile di vita di semplice a contatto con la natura che non sia molto distante dal centro storico della cittadina umbra, siete capitati nel punto giusto: in questo articolo vi spieghiamo quali sono i migliori agriturismi di Assisi. Assisium Agriturismo Assisium Questa struttura si trova immersa nella verde campagna umbra, nell’immediata prossimità dell’incantevole città di Assisi, all’interno del complesso dell’azienda agricola di famiglia, che si estende per circa 20 ettari di terreno. Grazie alla sua posizione favorevole, Assisium vanta una vista panoramica invidiabile sull’intera cittadina, ammirabile dalle finestre di quasi tutte le camere. A renderla particolarmente amata dagli ospiti sono le camere ampie e spaziose, la gentilezza del personale e la colazione ricca di prelibatezze umbre. Agriturismo Colle Pu Tra i boschi incontaminati della campagna umbra si trova questa sorta di rifugio di collina. Si tratta di un antico casale in pietra, ristrutturato cercando di mantenere inalterata il più possibile la struttura originale. Le sei camere, disposte su più livelli, conservano le travi in legno e il pavimento in cotto Umbro. Nell’Agriturismo Colle Pu sono presenti due sale comuni, una terrazza panoramica, una cucina condivisa, un ristorante riservato agli ospiti, una piscina stagionale ed ampi spazi con arredi esterni per il relax all’aria aperta. Gli ospiti potranno gustare ricette preparate con prodotti dell’azienda agricola locale. Agriturismo Carfagna Sergio Tra gli agriturismi in Umbria, c’è anche questo bed and breakfast immerso nella natura. Attualmente l’Agriturismo Carfagna Sergio è costituito da quattro camere matrimoniali e due mini-appartamenti. Il proprietario della struttura, il signor Carfagna, gestisce poco distante una scuderia da allevamento che da 30 anni produce puledri vincenti. Nel ristorante vengono servite ogni giorno pietanze dal sapore inconfondibile. Re Artù country lifestyle Agriturismo Re Artù country lifestyle State cercando un agriturismo con piscina Ad Assisi? Nel cuore del Parco del Monte Subasio, lungo il cammino francescano, tra ulivi e viti, colline in fuga sorge questo suggestivo ritrovo. La filosofia con la quale il progetto Re Artù viene alla luce è quella di riuscire a costruire il luogo ideale in cui vivere; un posto in cui potersi concedere il lusso della tranquillità. La tenuta è composta da ben tre strutture: una casa colonica a ridosso del bosco, un complesso di 5 appartamenti con reception e piscina, e infine una villa con piscina privata panoramica. A disposizione degli ospiti anche cooking classes e un percorso di degustazione di prodotti locali. Locanda dell’angelo Anticamente chiamato “Villa Bagnariae” per la ricchezza di sorgenti d’acqua, questo agriturismo sorge a 400 metri di altezza tra gli ulivi secolari delle colline umbre. A disposizione dei clienti della Locanda dell’Angelo ci sono 10 stanze, matrimoniali o con più letti e di un mini appartamento tutti con servizi privati con doccia. Accanto al casale, che risale al XII secolo, nel 1333 fu edificata una piccola cappella dedicata alla Madonna del Carmine.
Carnevale non è festa senza le chiacchiere. Bugie, frappe, crostoli, cenci: hanno mille nomi, a seconda della regione dove vengono preparate, ma comunque le si voglia chiamare non possono mancare sulla tavola per celebrare la festa in maschera di fine inverno. Perché allora limitarsi alla versione dolce cui siamo abituati sin da quando, da bambini, le facevamo scroccare sotto i denti mentre indossavamo il costume del nostro personaggio preferito? Le chiacchiere salate sono ottime e diventano un aperitivo perfetto o l’accompagnamento ideale per un secondo veloce e leggero. Per prepararle basta omettere lo zucchero e le aromatizzazioni dolci dalla ricetta classica e procedere con i medesimi passaggi previsti dalla ricetta dolce. Fritte o al forno? Prima di tutto una questione di fondo: la cottura. La ricetta della tradizione vuole che le chiacchiere, o chiacchiere napoletane, siano fritte nell’olio caldo. Questo conferisce al risultato un gusto e una fragranza inconfondibili. Chi fosse alla ricerca di un’alternativa più leggera può però affidarsi alla cottura al forno, che renderà le chiacchiere più digeribili e meno caloriche, anche se la consistenza resterà croccante al punto giusto. A nozze con salumi e affettati Al forno o fritte, le chiacchiere salate si sposano alla perfezione con salumi e affettati. Per un aperitivo veloce le frappe possono diventare una piacevole base sulla quale ciascuno può stendere una fetta del proprio salume preferito. Se in tavola si portano affettati particolarmente grassi, quali il lardo, può essere adatto l’abbinamento alle bugie cotte al forno, in modo da non appesantire troppo il risultato. Da prendere in considerazione anche l’aggiunta, nell’impasto, di aromi quali il rosmarino macinato. Attenzione alla quantità di sale a seconda dell’affettato prescelto. A tutto formaggio Particolarmente azzeccato è anche l’abbinamento con i formaggi freschi e spalmabili. Le chiacchiere al forno, soprattutto se dallo spessore di un paio di millimetri, sono l’ideale per accompagnare il gorgonzola e rendere un secondo di formaggio un momento caratteristico e fuori dal comune. Anche ricotta e spalmabili più o meno saporiti si prestano per il connubio con le frappe. Da dosare con attenzione, in questo caso, le aromatizzazioni nell’impasto: non tutti i formaggi si accompagnano bene alle erbe. Anche in questo caso la quantità di sale va considerata con cura in base alla sapidità del formaggio da portare in tavola. Sono da servire come antipasto, invece, le bugie salate ripiene di crema al formaggio che permettono di giocare sull’effetto sorpresa del ripieno. Perfetta come base la ricotta. Aperitivo vegetariano con le frappe Le chiacchiere salate si prestano anche per un aperitivo vegetariano. Perché non stendere sulle frappe salate un cucchiaio di salsa di verdure crude sott’olio? Prepararla è facile ed è un passaggio che si può fare in anticipo. Il risultato – gradevole anche all’occhio grazie al mix di colori offerto dalle verdure – è assicurato. Da provare anche un originale pinzimonio abbinato alle chiacchiere salate. L’accompagnamento con le verdure consente di scegliere la frittura senza rischiare di appesantire troppo il gusto complessivo. Accompagnamento per una vellutata insolita Infine una scelta insolita ma non per questo meno interessante. Una vellutata di verdure dal colore brillante può diventare una scelta originale se al piatto si uniscono le chiacchiere salate. Un po’ come fossero crostini. Per un tocco in più, preparate le vostre bugie fritte aggiungendo all’impasto una spolverata di parmigiano grattugiato che aggiungerà un pizzico di sapore al vostro secondo leggero.
Se hai mai intrapreso un percorso alla ricerca del tuo benessere, fisico e mentale, probabilmente hai incontrato almeno una volta il termine olistico riferito ad una specifica disciplina o approccio per ottenere un buono stato di salute. L’approccio olistico, da “olos”, che in greco significa “tutto”, ci viene tramandato da diverse culture e tradizioni, in particolare quelle orientali come quella antica cinese e quella ayurvedica indiana. Si tratta di un modo diverso, per certi versi nuovo rispetto alla tradizione occidentale, di concepire l’essere umano: più ampio, più onnicomprensivo, che includa non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli più sottili, mentali ed emozionali, potremmo dire “energetici”, e ne consideri soprattutto le strette correlazioni. Ecco dunque che l’approccio olistico modifica nettamente la ricerca delle soluzioni a qualsivoglia problematica. Considerare l’uomo come un “tutto” rivela le più profonde relazioni tra benessere fisico e psichico, tra malattie e benessere mentale, tra salute e alimentazione, non solo fisica ma anche energetica. I principi dell’alimentazione olistica In particolare l’alimentazione olistica è l’applicazione di questi concetti alla nutrizione più classica, che quindi porta ad ampliare la visione della nutrizione come una somma di calorie e sostanze chimiche necessarie al corpo, così come supera la visione del benessere come fatto di schemi e valori prestabiliti, come il peso-forma, le misure standard etc.. Il significato più profondo dell’alimentazione olistica è la ricerca del benessere attraverso la nutrizione, con la consapevolezza che risieda nell’armonia con se stessi e con il mondo circostante e si basa su 3 principi fondamentali: la costituzione fisica, ovvero le esigenze del proprio corpo secondo le sue caratteristiche fisiche, le proprietà degli alimenti, ovvero come i vari elementi possono influire sul corpo e quindi vanno scelti in base alla situazione, e infine l’ascolto di sé, ovvero l’attenzione ai segnali che il nostro corpo ci invia riguardo al nostro stato di salute fisico ma anche mentale. In cosa consiste questo tipo di alimentazione? Da dove cominciare dunque per passare ad un’alimentazione olistica? Nell’ottica di raggiungere la salute e il benessere in modo naturale e in armonia tra corpo e mente, oltre che con la natura circostante, la preferenza andrà a ricette semplici, ingredienti naturali, prodotti lavorati con metodi incruenti e rispettosi dell’ambiente. Questo tipo di alimentazione olistica, che a questo punto potremmo anche definire semplicemente naturale, preferisce dunque ricette in cui gli elementi siano ben bilanciati: dai grassi alle proteine, dai carboidrati alle vitamine, e in cui tutti gli ingredienti siano scelti con consapevolezza della loro funzione e del loro contributo al nostro benessere. Largo dunque all’uso di spezie, di alimenti proteici per fare il pieno di energia, di frutta e verdura di stagione per ricaricarsi di vitamine. Ogni ricetta potrà essere personalizzata in base alle esigenze alimentari e alle necessità della persona, con varianti vegetariane, piuttosto che l’impiego di ingredienti specifici per contrastare piccoli o grandi disturbi. In quest’ottica, per esempio, per tenere a bada il colesterolo non si consiglia solo di evitare cibi che lo promuovono, come proteine e grassi animali, ma si inserisce nella dieta tutta una serie di prodotti ad effetto ipocolesterlemizzante e antinfiammatorio: dalla verdura verde in foglia all’aglio, dalle noci agli agrumi, dai frutti di bosco all’avocado, gli elementi da preferire sono scelti per le loro caratteristiche e combinati in modo semplice e gustoso. Vantaggi dell’alimentazione olistica L’alimentazione olistica ha il grande vantaggio inoltre di reintegrare nella dieta molti cibi poco utilizzati nella tradizione occidentale moderna: dai semi alle farine di grani antichi, da varietà di riso particolari, ricchi di minerali e antiossidanti, piuttosto che l’utilizzo di piante per fini terapeutici, dalle foglie alle radici. L’alimentazione naturale si avvale del prezioso contributo della naturopatia e della fitoterapia, che sfrutta le benefiche proprietà naturalmente presenti nelle piante, spesso spontanee e coltivate in varie parti del mondo, e le utilizza in modo strategico, per riportare equilibrio fisico e mentale e promuovere il benessere a 360°.
Frittelle, ravioli, castagnole, chiacchiere e bugie. I dolci di Carnevale hanno mille nomi ma un unico inconfondibile sapore: quello della festa più colorata dell’anno. Le ricette della tradizione possono essere reinterpretate al forno, per una cottura leggera senza perdere il loro gusto. Chiacchiere croccanti al forno Non serve ricorrere alla frittura per soddisfare la voglia di dolce il giorno di Carnevale. Chi è alla ricerca di una variante light per le chiacchiere non dovrà far altro che seguire la ricetta classica e, arrivato alla fine, stendere la pasta su una teglia coperta di carta da forno. Il segreto sta nella cottura in forno ventilato preriscaldato a 200 gradi per una decina di minuti e in proporzione allo spessore. Bugie ripiene Si allungano i tempi in forno per le bugie ripiene. L’impasto delle chiacchiere va farcito con la crema preferita (ottimo l’abbinamento con il cacao) e chiuso su stesso per racchiudere il ripieno. Non è Carnevale senza le castagnole Anche per la castagnole al forno la ricetta e il procedimento sono i medesimi della ricetta classica che dalla Romagna ha fatto il giro d’Italia. La pasta si ottiene dal tradizionale mix di zucchero, burro, uova e farina, con il lievito e un goccio di grappa (da sostituire secondo i gusti con succo d’arancia o limone). Al momento di infornare attenzione a non stracuocere per non perdere la morbidezza tipica del dolce di Carnevale. Frittelle perfette con un trucco Leggermente più delicato il procedimento per le frittelle al forno, visto che la consistenza dell’impasto risulta più liquida. In questo caso un piccolo trucco permetterà di ottenere un risultato perfetto senza difficoltà: basterà aiutarsi con uno stampo a sfere. La ricetta resta anche in questo caso quella classica, mentre il passaggio in forno richiede circa 25 minuti. Sfiziose le varianti con l’aggiunta di pezzetti di mela o con l’uvetta. Perché non provarle anche ripiene di crema pasticcera da aggiungere prima di servire? La torta di Carnevale: il migliaccio napoletano C’è poi una torta che appartiene alla tradizione napoletana che accompagna da sempre il Carnevale e richiede naturalmente la cottura in forno. Si tratta del migliaccio, che unisce la leggerezza del semolino alla consistenza delle preparazioni con la ricotta. Prepararlo è semplice: si scalda il latte, allungato con un poco d’acqua e arricchito da una noce di burro, e in esso si versa la semola rimacinata. A parte va amalgamato invece un composto di uova, zucchero e ricotta, che solo alla fine andrà unito al semolino. Il migliaccio va in forno per un’oretta circa e può essere aromatizzato con vaniglia e scorza d’arancia. Le maschere per i bambini Carnevale, si sa, è la festa dei bambini, che amano trasformarsi nei propri personaggi preferiti. Ecco, dunque, un’idea particolarmente dedicata ai piccini per giocare anche al momento della merenda: le maschere da mangiare. Come fare? Semplicissimo: basta ricavare la mascherina che più vi piace nella pasta frolla e lasciare che i bimbi si scatenino nella decorazione. Marmellate, glasse e codette faranno al caso vostro e potete aggiungere un poco di cacao all’impasto di base per ottenere una frolla scura adatta per i personaggi più avventurosi. Garantiscono un effetto strepitoso anche le maschere di pasta sfoglia da cuocere al forno. La torta Arlecchino Non appartiene alla tradizione ma si rifà a una delle maschere più famose del Carnevale, infine, l’idea della torta Arlecchino. Per prepararla basterà ottenere un impasto base, simile a quello dei muffin, e suddividerlo in tante ciotole quanti sono i colori che volete dare al vostro dolce. In ciascun contenitore aggiungete un diverso colorante alimentare e il gioco è fatto: è sufficiente disporre le parti in uno stampo, avendo cura di non mescolarle prima di infornare. Potete scegliere la disposizione che preferite, a strati o cerchi concentrici: a Carnevale ogni scherzo vale! E voi, quale dolce al forno preparerete a Carnevale?
Da YouTube a Twitch, da Instagram a Zoom, è sempre più importante saper scegliere la giusta videocamera per dirette streaming. Che si tratti di una riunione di lavoro o di una live con i propri follower sui social, avere a disposizione un’attrezzatura professionale farà tutta la differenza del mondo. Se è possibile individuare un elemento positivo del 2020, è la grande (e forzata) digitalizzazione di gran parte della popolazione italiana (e mondiale). Lo smart working è diventato un obbligo per determinate categorie e a ciò si è aggiunta una generale voglia di connessione con altre persone. In tanti hanno iniziato a pubblicare sempre più materiale online, provando a lanciare una carriera nel digitale o semplicemente entrando in contatto con altri, laddove era impossibile farlo di persona, data la pandemia. Effettuare dirette streaming è ormai divenuta una cosa comune. Esiste però una chiara differenza tra avviare una live tra parenti e amici, magari per trascorrere del tempo insieme quando si è oggettivamente distanti geograficamente, ed effettuarne una per lavoro. Che si tratti di un meeting, di una presentazione in digitale di un progetto o di una live su YouTube e Twitch per i propri fan, è necessario scegliere con attenzione la giusta videocamera per ottenere il risultato migliore possibile. Come scegliere una videocamera per i live streaming Vi sono alcuni parametri di cui tener conto nella scelta di una videocamera o webcam per dirette streaming. Non è possibile indicare un modello perfetto, anche quando si parla di prodotti dai costi esorbitanti, che dovrebbero fornire ogni funzione possibile e immaginabile. Non è detto che servano. Ogni caso fa storia a sé. È necessario fare un elenco di quelle che sono le caratteristiche dell’ambiente nel quale si avvierà la live, tener conto del tipo di diretta da effettuare e, ovviamente, delle proprie disponibilità economiche. Occorre avere ben chiari gli scenari nei quali si effettueranno le riprese. Operare fuori casa con una videocamera priva di batterie sarebbe del tutto inutile, ad esempio. Riprendersi nel proprio ambiente domestico e non avere una solida base alla quale fissare la camera si tradurrebbe in un risultato amatoriale o, in presenza di un gimbal, in un inutile sforzo prolungato. Modelli consigliati La scelta di una videocamera per dirette streaming è qualcosa di molto personale. Si tratta infatti del principale strumento di lavoro per un videomaker, insieme con il proprio computer. Ecco dunque alcuni modelli consigliati, che riassumono tre modelli di spesa differenti, basso, medio e medio-alto. Esclusi dal trittico modelli come la Sony Vlog Camera ZV-1, dal costo elevato e decisamente professionale. Un utente pronto ad acquistare questa videocamera può dirsi in grado di effettuare una scelta consapevole e autonoma. Ecco alcuni consigli d’acquisto: Papalook PA552: videocamera dai costi ridotti, che propone ottime feature per live streaming lavorativi. La principale funzionalità è rappresentata dall’anello luminoso integrato. È inoltre possibile registrare filmati a 1080p a 30fps. Logitech C922 Pro Stream: il marchio è garanzia di qualità e questa è la versione Pro della serie messa sul mercato. Tra le caratteristiche principali vi è la possibilità di eseguire non soltanto dei live a 1080p a 30fps ma, al tempo stesso, proporre una fluida trasmissione a 720p a 60fps. Dotata di sensore di riconoscimento facciale e autofocus, rende molto più facile concentrarsi sulla diretta streaming, senza dover prestare particolare attenzione all’inquadratura, una volta settata inizialmente. GoPro Hero 9: ultimo modello prodotto dal celebre marchio, che porta questa videocamera sul mercato con rinnovamenti su svariati fronti. Ideale per riprese in esterna, così come in ambienti interni. Offre un’ottima stabilizzazione digitale (Hypersmooth 3.0), alla quale è possibile aggiungere l’allineamento automatico dell’orizzonte. Vi è un nuovo sensore a maggiore risoluzione, con riprese consentite a 4K a 60p, 5K a 30p, 2,7K a 120p e 1080p a 240p.
Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato quella spiacevole sensazione di avere la schiena bloccata o il torcicollo, dopo una notte agitata o dopo aver fatto movimenti bruschi. Si tratta di dolori momentanei, che passano dopo un po’ di riposo corretto e un po’ di stretching. Tuttavia, ci sono dolori muscolari alla schiena e al collo che non vanno via facilmente, perché derivano da anni di posture scorrette e cattive abitudini nel dormire o nello stare alla scrivania. L’unico modo per alleviare tali fastidi è assumere una postura corretta e fare alcuni esercizi di ginnastica posturale a casa. La ginnastica posturale è quella disciplina che aiuta a distendere i muscoli, ad allenare la flessibilità e ad abituare la schina a mantenersi dritta. Nella maggior parte dei casi, ci si rivolge ad un professionista, in genere su consiglio del proprio medico, ma, in questo momento in cui palestre e centri sportivi sono ancora chiusi, potete cominicare con alcuni semplici esercizi posturali da fare a casa che vi daranno un po’ di sollievo. La ginnastica posturale da fare a casa è molto semplice, perché non vi servono attrezzi particolari: basta un tappetino da yoga e uno spazio vuoto per permettervi di distendervi. In questa breve guida abbiamo raccolto esercizi posturali da fare a casa per: collo e schiena addominali Esercizi posturali da fare a casa per il collo e la schiena Il primo esercizio posturale da fare a casa è quello per il collo. Mantenendovi in posizione eretta, con le gambe divaricate all’altezza delle spalle, piegate il collo verso sinistra, cercando di sfiorare la spalla con l’orecchio. Mantenete la posizione per circa 3 secondi e poi piegate verso destra. Fate questo movimento lentamente, e ripetetelo 10 volte per lato. Il secondo e il terzo esercizio di ginnastica posturale a casa sono dedicati all’allungamento della schiena. Sedetevi a terra a gambe incrociate, mantenendo la schiena dritta e la testa leggermente piegata in avanti. Abbracciatevi le spalle con le mani, facendo in modo che le punte delle dita si sfiorino dietro la schiena. È importante cercare di rimanere con la schiena eretta durante questo esercizio. Successivamente stendetevi supini con le braccia lungo i fianchi. Portate la gamba destra al petto e contemporaneamente alzate verso l’alto il braccio destro. Mantenete la posizione per circa 15 secondi, poi tornate nella posizione iniziale e fate la stessa cosa con gamba e braccio sinistro. Ripetete la serie per 10 volte. Per il quarto esercizio mettetevi carponi, con le ginocchia piegate e le braccia all’altezza delle spalle, con lo sguardo rivolto verso il pavimento. Poi, accovacciatevi, toccando i talloni con i glutei e mantenendo le mani nella stessa posizione. Rimanete in questa posizione per circa 15 secondi, poi ritornate alla posizione iniziale. Ripetete per 5 volte. Ginnastica posturale a casa per gli addominali L’ultimo esercizio di ginnastica posturale a casa riguarda gli addominali: mettetevi supini e alzate le gambe verso l’alto, cercando di tenerle il più dritte possibile. Da questa posizione alzate le spalle, contraete gli addominali e restate immobili per 30 secondi. Ripetete la serie per 5 volte. Come avete visto, questi esercizi di ginnastica posturale a casa sono semplicissimi e poco impegnativi, sia in termini di fatica che in termini di tempo, ma porteranno grandi risultati e vi aiuteranno a sentirvi meglio.
La clausola bonus protetto dell’assicurazione è spesso qualcosa di totalmente sconosciuto per molti guidatori. È bene però spiegare nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono i vantaggi che comporta, considerando come possa aiutare a conservare la propria classe e, di conseguenza, risparmiare del denaro. Proprio perché è così poco conosciuta, è stata registrata una percentuale decisamente bassa di attuazione del bonus protetto per l’assicurazione dell’auto, pari a circa il 20% (statistiche relative al 2017). Ma capiamo meglio di cosa si tratta! È una clausola offerta nel proprio contratto da gran parte delle compagnie assicurative italiane. Consente di tutelare la propria classe di merito dopo il primo incidente stradale con colpa. Ciò vuol dire che, pur avendo generato il danno, costringendo la società a risarcire il danno (o parte di esso), il Bonus Malus non viene attivato, il che vuol dire che non verrà registrato alcun aumento nella polizza RC Auto. Come funziona il bonus protetto? Il bonus protetto dell’assicurazione auto prevede il pagamento di una piccola somma extra sul premio assicurativo. In cambio di tale cifra la compagnia si impegna a non modificare la classe di merito in seguito al primo incidente con colpa dell’utente assicurato. Il costo complessivo resta dunque immutato ma, al tempo stesso, è necessario tener conto di un limite. Tutto ciò resta infatti valido soltanto nel caso in cui si resti “fedeli” alla stessa compagnia assicurativa. Qualora si decida di cambiare, non sarà più attivabile il bonus protetto. Il motivo è facilmente spiegato. La classe di merito di ogni utente assicurato viene calcolata sulla base di differenti parametri. Il più importante è senza dubbio il numero di incidenti effettuati nel corso della propria vita. A ciò si aggiungono l’età del contraente, il numero di guidatori indicati eccetera. La classe di merito universale, abbreviata con la sigla CU, è riportata sul proprio attestato di rischio. Una compagnia assicurativa può però decidere di applicare una differente classe, basandosi su differenti parametri. Nel caso in cui si decida cambiare compagnia, sottoscrivendo un nuovo contratto, questo farà riferimento alla CU, automaticamente mutata in caso di incidente con colpa. Il bonus protetto non porterà dunque nessun vantaggio con una nuova compagnia, le cui valutazioni porteranno a un costo maggiore della polizza RC Auto. Conviene davvero il bonus protetto? Il mondo delle assicurazioni auto è alquanto vario, con polizze soggette a modifiche economiche relative a svariati elementi, come ad esempio la media incidenti delle varie regioni italiane. Una condizione che spinge ogni anno numerosi utenti a ricercare offerte più vantaggiose, approfittando soprattutto di offerte online. Il bonus protetto conviene a quella fetta di utenza che si ritiene soddisfatta dalla polizza RC Auto sottoscritta. Ciò vuol dire che non intende operare alcun cambio anno dopo anno. Nel caso in cui si fosse propensi ad approfittare di un aggregatore di ricerca online per valutare costantemente nuove offerte, ci si ritroverebbe a versare una quota extra per il bonus per vantaggi che non verrebbero mai sfruttati.
Stai pensando di regalarti un weekend in Toscana? Un periodo molto speciale in cui farlo è quello della vendemmia: molti agriturismi, tra agosto e settembre, danno infatti agli ospiti che ne abbiano voglia la possibilità di partecipare alla raccolta dell’uva. Non si tratta di un’attività retribuita, ma di una sorta di “gioco” che permette di vivere da vicino tutta l’emozione di una tradizione vecchia di secoli, “sporcandosi” le mani e lasciandosi avvolgere dal profumo del mosto. Anche perché, dopo aver lavorato tra i vigneti, tradizione vuole che ci si sieda tutti a tavola in un’atmosfera di grande festa, come la convivialità toscana prevede. Rosewood Castiglion del Bosco – Montalcino (Siena) Rosewood Castiglion del Bosco Se vuoi partecipare alla vendemmia 2019 in un contesto elegante e raffinato, l’indirizzo perfetto è il resort Castiglion del Bosco, nell’omonima località nei dintorni di Montalcino (Siena). Qui, a settembre, si partecipa al raccolto e a straordinarie degustazioni nella cantina annessa al resort, dove si produce il pregiato Brunello di Montalcino. Per dormire si può scegliere tra una vasta tipologia di suite o regalarsi tutto il lusso di Villa Fontaccia, con le sue due camere da letto, i due bagni, la terrazza e un accesso privato al giardino. Podere Spinabbio – Castiglion Fiorentino (Arezzo) Podere Spinabbio A Castiglion Fiorentino, in località Ristonchia, il Podere Spinabbio è un’azienda agrituristica costruita in quella Spinabbio che – nel Cinquecento/Seicento – apparteneva ai Monaci Benedettini. Dopo l’arrivo di Napoleone e varie vicissitudini, per diversi anni questi terreni rimasero incolti fino a che non furono acquistati dalla famiglia Rosini, che ancora oggi se ne prende cura. Annoverato tra i migliori agriturismi dove fare vendemmia in Toscana, il Podere Spinabbio vanta tre appartamenti: Gelsomino, Tiglio e Fragola, perfetti anche per chi viaggia coi bambini. Podere Montese – San Gimignano (Siena) Podere Montese Più che un agriturismo, il Podere Montese (in via Fugnano 12 a San Gimignano) è un bed&breakfast circondato da terre che i proprietari, Davide e Annalisa, utilizzano per produrre vino bianco (Vernaccia di San Gimignano DOCG), vino rosso (Rosso IGT, San Gimignano Rosso DOC), grappa, olio extra vergine di oliva e zafferano. Tipica casa toscana in pietra, offre un appartamento e diverse camere e serve ai suoi ospiti una colazione straordinaria, sulla terrazza da cui si domina tutta la vallata sino a San Gimignano. Agriturismo La Bruciata – Montepulciano (Siena) Agriturismo La Bruciata Tra i migliori agriturismi che permettono di partecipare ad una vendemmia, vi è l’Agriturismo la Bruciata a Montepulciano. Adatto ad una fuga romantica come ad una vacanza coi bambini, sito lungo la Via Francigena e circondato da splendidi borghi, organizza tutta una serie di attività: trekking, nordic walking, escursioni in mountain-bike, corsi di cucina e di pittura, degustazioni di vini, d’olio extravergine d’oliva e del famoso pecorino. Quattro gli appartamenti disponibili, arredati con mobili antichi in stile toscano e affacciati sulla piscina con vista sulla valle. Le Murelle Country Resort – Pitigliano (Grosseto) Le Murelle Country Resort Nel cuore della Maremma, dalla ristrutturazione di vecchi casali del Settecento e dell’Ottocento è nata una BioFattoria con Country Resort: è Le Murelle, a Pitigliano. Qui gli ospiti soggiornano tra le 12 camere e i 4 mini-appartamenti, possono godere dei trattamenti beauty del centro benessere (specializzato in vinoterapia) e partecipare alla vendemmia. Ma diverse altre sono le attività disponibili, dalle passeggiate a cavallo alle escursioni in mountain-bike, dai trekking al tiro con l’arco. BioElba – Capoliveri (Livorno) BioElba A Capoliveri, sull’isola d’Elba, BioElba è un agriturismo con diverse tipologie d’alloggio (dalla Casetta Sogno, una casetta in legno sopra le rocce della spiaggia del Ferrato, alle ampie piazzole per chi vuole praticare l’agricampeggio), e con una vasta offerta di attività. Tra queste, la possibilità di partecipare da metà settembre alla vendemmia di Arrighi Vigne & Olivi, azienda agricola famosa per la sua produzione d’olio e di vino.
“Mamma, Papà, posso avere un cane?” Quante volte voi genitori vi siete sentiti porre la tanto tormentata domanda? Se avete finalmente ceduto alla tentazione e scelto di accogliere un amico a 4 zampe in famiglia, ecco alcuni consigli veramente utili che vi guideranno nella scelta del compagno di giochi del vostro bambino o bambina. Ecco dunque le 10 razze di cani adatti ai bambini e perfetti sia per chi dispone di un giardino o vive in spazi più chiusi come un appartamento. Dedicheremo inoltre un piccolo spazio anche alle razze di cane più impegnative e perciò poco adatte soprattutto a chi un bambino molto piccolo in casa. Prima di accogliere il nuovo cane responsabilizzate vostro figlio Prima di parlare di adottare un cane, è importante fare una premessa: un cane non è un giocattolo e in quanto tale è fondamentale che vostro figlio sia consapevole del tempo e delle attenzioni che dovrà dedicare al nuovo arrivato. Il cane per definizione, è un animale molto impegnativo ragion per cui i suoi bisogni non devono essere trascurati o ignorati. Cani adatti ai bambini: i migliori cani da compagnia per vostro figlio Di seguito abbiamo preparato una selezione delle razze di cani da compagnia che meglio si adattano alla presenza di un bambino o un neonato in casa. Nella lista, abbiamo tenuto conto non solo della taglia del cane in questione, ma anche dell’indole di cani che seppur non piccolissimi, riescono ad entrare in empatia con i loro “padroncini”. Ecco i 10 migliori cani per bambini. Cavalier King Conosciuto al grande pubblico come Lilli del film Disney “Lilli e il vagabondo”, questo cane è molto socievole ed è la perfetta compagnia non solo per bimbi molto piccoli, ma anche per persone anziane e coppie senza figli. Di indole affettuosa, ma allo stesso tempo vivace, se ben educato può star da solo per qualche ora, inoltre non è per nulla aggressivo. Infine il cavalier king è un cane molto esigente che chiede che si giochi molto con lui quando siamo in sua compagnia. Barbone toy E’ il cane aristocratico per eccellenza. Dal portamento elegante ed espressivo, è un cane molto affettuoso e giocoso, una perfetta compagnia anche per chi ha neonati in casa. Di color nocciola, rossiccio o sabbia e anche in dimensioni “nane”, è un cane molto fedele al padrone e ama stare all’aria aperta. L’ ideale per chi non è pigro e cerca un compagno che passi con lui indimenticabili momenti all’aperto. Golden Retriever Di aspetto molto simile al più conosciuto “Labrador Retriever”, è un cane di indole e fedele e ama giocare con i bambini. Il Golden Retriever è un cane che sta molto bene anche in appartamento in quanto è tendenzialmente pigro, infine è ideale anche per chi ha altri animali come i gatti. Maltese Non fatevi ingannare dall’aspetto: pur essendo un cane di piccolissime dimensioni, è un cane molto vivace ed un perfetto cane da guardia. Ama moltissimo giocare e divertirsi con i più piccoli. Beagle Nano Il Beagle è il cane segugio per eccellenza. Usato fin dal passato come cane da caccia e molto amato dai nobili, è un cane vivace, fedele e amico dei più piccoli. Molto adatto anche per chi ha un appartamento per via delle ridotte dimensioni, nonché perfetto per le persone dinamiche ed espansive. Si sconsiglia il Beagle a persone anziane o per chiunque ricerchi un cane tranquillo. Pinscher Dall’aspetto nobile e fiero, è un cane da compagnia fedele che ama stare con i bambini anche se non disdegna la compagnia dei più grandi. È anche un perfetto cane da guardia grazie anche alla sua vista acuta e al suo olfatto. Bolognese Di origini Italiane, (sembra risalisse all’antica Roma o agli antichi fenici), è un cane di taglia molto piccola e dal pelo lungo. Come il cavalier king e il barbone toy, nel passato ha frequentato le corti dei reali e delle famiglie Nobili. Dall’ Italia, ai Borboni, allo zar, si è fatto amare lungo i secoli per il suo temperamento brillante e il suo desiderio di stupire gli altri. Di indole giocosa e vivace, è il migliore amico dei bambini. Il cane Bolognese richiede tuttavia grandi attenzioni e cibo di grande qualità . È anche molto fragile di costituzione e soffre molto il freddo pertanto si consiglia di farlo dormire dentro casa (è una delle razze di cani più adatte a vivere in appartamento). Shih Tzu Direttamente dalla Cina imperiale, lo Shih Tzu è un cane molto intelligente e dall’indole molto affettuosa. Con gli estranei invece si mostra inizialmente diffidente, ma riesce ad entrare facilmente in sintonia. Lo Shih tzu infine si presta bene soprattutto a chi ha un appartamento in quanto è un cane di dimensioni molto ridotte ed è sufficiente portarlo a spasso 2 volte al giorno. Collie Conosciuto in tutto il mondo grazie ai film e alle serie di tv Lassie, è un cane giocherellone e affettuoso. Nonostante la sua indole giocosa, non disdegna stare da solo, per via del suo tipico uso come cane da pastore. Infine è un cane molto ubbidiente e questo lo rende facilmente gestibile anche in famiglie molto numerose. Spitz Nano Chiamato anche con il nome italiano “volpino di Pomerania”, è una specie dalle dimensioni molto ridotte e dal pelo pronunciato. É un cane molto allegro e giocoso, ma anche molto docile ed in grado di rispondere molto bene ai comandi. Molto adatto anche a chi vive in appartamento. Altri cani che meritano di essere menzionati e che si prestano alla compagnia di bambini sono il Carlino, il Labrador Retriever e il bassotto. Di seguito ecco i 5 cani che non sono adatti ai bambini. 5 cani che non sono adatti ai bambini Ci sono poi alcune specie che hanno la principale caratteristica di essere poco pazienti e pertanto potrebbero non essere particolarmente adatte per i bambini. Ecco 5 cani che sono sconsigliati a chi ha figli: Chow Chow Pastore Maremmano Husky Akita Inu Cane Corso Infine sfatiamo una leggenda metropolitana: il Pitbull. Questo cane se educato da padroni attenti e sensibili, ha un indole tranquilla e affettuosa. È tuttavia un cane che si fa influenzare, ragion per cui se si trova a vivere in un ambiente violento acquista un carattere aggressivo. In conclusione, qualsiasi cane tu scelga ricordati di dargli tanto amore: ti ripagherà in coccole, carezze e tanti bei momenti passati insieme
Il trucco da sposa è uno degli aspetti che può fare la differenza, aiutando ogni futura sposa a sentirsi bella come non mai: questo tipo di maquillage segue alcune regole di base che puntano a valorizzare la bellezza naturale del volto, senza eccedere con troppi artifici. Ecco alcuni consigli per realizzare un make up da sposa a regola d’arte. Trucco da sposa: i consigli da seguire Durante il grande giorno, la prima regola in fatto di maquillage è questa: il trucco da sposa deve essere naturale. Il make-up da matrimonio esige infatti che venga esaltata la bellezza naturale della donna, andando a valorizzare in modo sobrio ed elegante i tratti somatici. Per farlo è necessario che il truccatore o, chi comunque si occupa del trucco, tenga in considerazione in primis l’età della sposa e poi i colori dell’incarnato, degli occhi e dei capelli: ovviamente più giovane è la sposa e meno artifici saranno richiesti. Una pelle matura avrà invece bisogno di un po’ di cura in più, scegliendo fondotinta e correttori col giusto grado di coprenza e dalla texture perfetta: in tal senso è consigliabile optare per prodotti liquidi, illuminanti ed evitare le polveri, che tendono a marcare di più i segni del tempo, quindi no al fondotinta minerale. Tra i consigli sul trucco da sposa, spicca anche quello che riguarda la cura della pelle: nei mesi che precedono l’arrivo del grande giorno, ogni donna deve dedicare qualche minuto della sua giornata a una routine di skincare: avere una pelle sana, luminosa e bella è il primo passo per realizzare un make up naturale e indimenticabile. Per questo bisogna bere molta acqua, detergere e idratare il viso mattina e sera, e trovare anche la maschera rigenerante giusta per il proprio tipo di pelle: in questo modo, durante il grande giorno, sarà sufficiente utilizzare un fondotinta leggero e poco coprente, accompagnato da un illuminante e da un tocco di blush. Per garantire la massima tenuta, si può concludere il trucco del viso affidandosi a una cipria illuminante a alta tenuta. Per quanto riguarda poi la scelta del maquillage di occhi e bocca, tutto dipende dai gusti della sposa e dai colori del suo volto: la zona occhi è la parte del viso che esprime le emozioni e quindi risente di più di stanchezza e stress. Quindi bisogna prestare la massima attenzione al contorno occhi e alle sopracciglia, scegliendo prodotti e colori che valorizzino alla perfezione questi tratti. Il trucco da sposa degli occhi deve iniziare dalle sopracciglia che sono la cornice dello sguardo: devono essere riempite ed evidenziate, dando comunque un effetto il più naturale possibile. Se si desidera fare un piccolo investimento in questo senso, si può provare con la tecnica del microblading, una sorta di tatuaggio estetico semi-permanente che permette di infoltire e definire le sopracciglia con un risultato molto naturale e a lunga durata, seppur non proprio economico. Si procede poi svolgendo un’azione drenante e idratante del contorno occhi, minimizzando le discromie e facendo apparire lo sguardo più luminoso: a quel punto si sceglie un eyeliner che valorizzi l’occhio allungandolo e un mascara effetto ciglia lunghe, rigorosamente waterproof. La sposa che desidera lasciare neutre le labbra può optare per l’uso di un ombretto, ma bisogna evitare un effetto troppo artificiale. Trucco da sposa: occhi e labbra Uno degli aspetti che può fare la differenza riguarda la scelta di considerare la bocca o gli occhi il punto di forza del proprio make up. Solitamente, per un giorno speciale come quello del matrimonio, i make up artist consigliano di evitare rossetti troppo accesi e di valorizzare invece lo sguardo, rendendolo luminoso e intenso con l’ausilio di un ombretto leggero, ma presente. Il trucco di una sposa mora varia considerevolmente rispetto al trucco di una sposa bionda: nel primo caso si può scegliere un ombretto nude, perfetto per valorizzare lo sguardo, adattandosi al colore naturale della chioma, mentre nel secondo caso si possono scegliere colori più freddi, perfetti per combinarsi al colore più chiaro dei capelli. Il segreto è non lasciarsi andare a un make up troppo appariscente e coprente, ma valorizzare con un colore light il proprio volto. Per realizzare il perfetto maquillage da sposa è consigliato inoltre affidarsi a un esperto che, attraverso uno studio accurato del viso, saprà scegliere i prodotti giusti per rendere perfetto il volto. Trucco sposa: prezzi I prezzi del trucco da sposa variano a seconda della tipologia di consulenza richiesta: alcuni make up artist seguono la futura sposa per mesi, indirizzandola anche su specifici trattamenti di beauty e in questo caso il costo può rivelarsi elevato. Altri invece di dedicano solo a due o tre sedute e l’investimento è sicuramente più contenuto: infine molte spose si affidano alle mani di amiche esperte di make up e in questo il costo è relativo solo ai prodotti utilizzati. Il consiglio è sempre uno: scegliere pochi prodotti, ma di estrema qualità, in modo tale da arrivare al grande giorno, sfoggiando la propria bellezza naturale con grande orgoglio.
Da sempre le pietre preziose hanno esercitato, nei secoli, un fascino nascosto. Questo a causa dei loro diversi significati, della loro forte simbologia e della capacità di influenzare il corpo operando un riequilibrio energetico. In passato nelle tribù venivano considerate come veri e propri amuleti, capaci di proteggere e portare fortuna a chiunque li custodisse. Ancora oggi si crede che, a seconda della pietra, si possano percepire delle forze vitali. Viene chiamato cristalloterapia, quel metodo terapeutico per cui alcune pietre preziose possono influenzare la nostra aurea, rimuovendo dei blocchi energetici negativi. Tuttavia, bisogna specificare che questi cristalli non curano tutti i disturbi: coloro che credono in questa terapia infatti, contano molto sul fatto che sia l’individuo stesso a essere artefice della propria guarigione. Il significato di queste pietre è sempre legato ai loro nomi, ai colori e alle energie che possono emanare. Con energie si intende soprattutto l’umore che il colore, l’odore o la consistenza della pietra possono influenzare quando il soggetto vi entra in contatto. Grazie alla loro struttura cristallina, sono tante le sfaccettature e i significati che queste pietre possono assumere. Ma andiamo a scoprirle meglio insieme. Pietre preziose: qual è il loro significato? Diamante Innanzitutto, bisogna precisare che per la cristalloterapia, il diamante rappresenta un valido aiuto per i disturbi sensoriali e le paure. Ma è molto di più. Per natura infatti, è un simbolo di purezza e perfezione. Sono molte infatti le culture occidentali che lo identificano come un oggetto portatore più di virtù morali che fisiche. Per questo chi lo possiede vuole rappresentare esteriormente la sua natura sincera e cristallina e in quanto si espone agli altri, è pronto a ricevere critiche e a non rimanerne scalfito, grazie proprio alla sua scorza dura. Rubino Caratterizzata da un intenso rosso, simbolo di passione, eros, opulenza e amore, questa pietra preziosa simboleggia uno status di potere e nobiltà. È stato indossato a lungo nell’antichità per proteggere la propria salute e allontanare ogni pensiero negativo o problema fisico, seppur considerata come una tra le più lussuose pietre preziose. Infatti, si crede abbia la forza di dare vigore e felicità a chiunque la indossi. Inoltre, veniva chiamato carboncino, proprio per il suo colore rosso vivo che assomiglia ai carboni ardenti. Infine, rappresenta un simbolo di buona sorte nel campo degli affari, oltre che a propiziare buona fortuna nella vita. Smeraldo Il verde brillante di questa pietra vuole esprimere il rispetto e l’amore che si provano per tutte le forme di vita esistenti. Infatti, qualunque sia il tipo o il taglio di questa pietra, l’energia trasmessa dallo smeraldo stesso provocherà un profondo effetto sulle emozioni: amore, bontà, rassicurazione, gentilezza, speranza, compassione, si uniranno tutte in una superficie cristallina che creerà una connessione tra la persona che possiede questa pietra e il cosmo. Questo perché nell’antichità lo smeraldo era un simbolo di rinascita interiore e di positività, che aiutava chi lo possedeva ad attraversare e sconfiggere i momenti difficili davanti ai quali ci si trovava.
Dopo aver scelto con cura il disegno del proprio tattoo, il tatuatore ideale e aver stretto i denti durante la sua esecuzione, ecco che l’opera è compiuta: ma come curare un tatuaggio appena fatto? L’iter per prendersi cura bene di un tattoo appena realizzato è semplice, ma affatto scontato. Anche se a volte questa operazione viene sottovalutata, è in realtà fondamentale. Il tatuaggio appena realizzato, infatti, è come fosse una piccola ferita e va trattata come tale, anche per una questione di sicurezza. Oltre a questo, va considerato che curarlo bene significa avere un migliore risultato finale dal punto di vista estetico. La durata del processo di guarigione e la conseguente cura quotidiana della piccola opera d’arte dipendono dalla dimensione (quindi della ferita), dalla posizione (dalla sensibilità della zona) e dalle caratteristiche della pelle, cioè dalla rapidità del ricambio cellulare del soggetto. I primi giorni, soprattutto, sono quelli più importanti: non seguire le corrette raccomandazioni può significare il danneggiamento del disegno. Visto quanto costa fare un tatuaggio, certamente non è il caso di rovinarlo per mancanza di attenzione. Come curare bene un tatuaggio appena fatto? Una volta iniettata l’ultima micro-dose d’inchiostro sotto pelle, il tatuatore procede a disinfettare la zona con prodotti specifici e della garza sterile. Successivamente procederà stendendo uno strato di crema lenitiva, normalmente il Bepanthenol per tatuaggi oppure la vaselina. Una volta fatto, ricoprirà il tutto con della pellicola trasparente, fissandola lungo il perimetro con dello scotch. In questo modo la pelle si mantiene idratata, si evita di sporcare gli abiti e s’isola l’area dall’esterno, che è una fonte probabile di germi e batteri. Il tatuaggio va tenuto così per qualche ora (4-6 ore). Trascorso questo tempo la pellicola va tolta, e occorre lavare con delicatezza utilizzando acqua fresca e un sapone, magari antibatterico. Dopo aver asciugato la zona, tamponando, con un asciugamano pulito si procede con lo stendere un nuovo strato di crema per tatuaggi. Se possibile, fra queste due fasi è consigliato lasciare respirare la pelle così com’è per qualche minuto. Fatto tutto questo, se possibile lasciare il tattoo libero, solo con la crema, o ricoprire nuovamente con della pellicola nel caso in cui si rischiasse di prendere dentro la zona (un tatuaggio sul polso può essere d’intralcio in alcuni lavori, motivo per cui può essere necessario tenerlo coperto qualche giorno in più, lasciandolo però scoperto la notte). Ripetere l’operazione 2 volte al giorno. Errori da evitare Le prime settimane dall’esecuzione di un tattoo sono le più importanti e per questo bisogna fare molta attenzione, controllando anche che non insorgano i sintomi di un’allergia al tatuaggio. In particolare fra i primi nemici, soprattutto se si parla di come curare un tatuaggio in estate, c’è sicuramente il sole con i suoi pericolosi raggi UV che possono deteriorare il colore e rovinare il disegno. È proprio per questo motivo che in caso di esposizione si raccomanda sempre di mettere una protezione solare per tatuaggi con grado elevato a 30, 50 o a schermo totale. Per evitare questi problemi, molti scelgono di non fare un tatuaggio nei mesi caldi, soprattutto se hanno in previsione una vacanza. Un’operazione importante come curare un tatuaggio al mare diventa, infatti, ardua qui: basta pensare all’acqua salata poco igienica e irritante, alla sabbia che s’infila dappertutto e alla difficoltà di evitare il sole. Oltre al sole, quando si pensa a come curare un tatuaggio, è bene ricordare di evitare che la zona sfreghi contro gli abiti e di grattarla: le crosticine che si formano sulla ferita è importante che cadano da sole con il normale ricambio cellulare della pelle. Se si avverte prurito è perché la zona è secca e va applicata una crema apposita.
Recinto per bidoni della spazzaturaCopri bidoni della spazzaturaMobile da esterno per bidoni della spazzaturaI secchi dell’immondizia non sono proprio il massimo da vedere in giardino o sul terrazzo. Ecco perché ti vogliamo proporre alcune idee per nascondere i bidoni della spazzatura che ti potranno essere utili per creare un angolo dove tenere i secchi in modo ordinato e pulito. Tutte soluzioni che possono cambiare l’aspetto del tuo giardino o del tuo terrazzo. Lasciati ispirare dalle nostre proposte per trovare quella più adatta alle tue esigenze. Recinto per bidoni della spazzatura Una delle soluzioni più utilizzate per mimetizzare i rifiuti è quella del recinto per bidoni della spazzatura. Il recinto può essere realizzato con un canniccio in PVC effetto bambù, che ha il vantaggio di essere delicato e resistente alle intemperie, oppure si potrebbe optare per una recinzione in legno. In alternativa puoi scegliere dei pannelli frangivista di legno, con i quali puoi creare dei separé eleganti esteticamente e durevoli nel tempo. Inoltre, puoi prevedere anche una tettoia per riparare i bidoni della spazzatura anche dall’alto. Copri bidoni della spazzatura Un’altra idea è rappresentata dai copri bidoni della spazzatura che puoi trovare realizzati in diversi materiali. I copri bidoni possono contenere al loro interno dai due ai tre secchi dell’immondizia uno accanto all’altro. Per gettare i rifiuti basta aprire lo sportello e, una volta finito, lo si richiude comodamente. Questi copri bidoni possono essere di diverse dimensioni e realizzati con vari materiali, come l’acciaio o il legno. I copri bidoni in acciaio inossidabile sono resistenti agli agenti atmosferici e si possono avere di diversi colori. Inoltre, sono dotati di ante che si chiudono in sicurezza con una serratura che impedisce agli sportelli di sbattere in caso di vento. È possibile avere anche i copri bidoni in legno di pino trattato che sono resistenti alla muffa. Questa è una delle idee per nascondere i bidoni della spazzatura che può andare bene se si hanno i mobili da giardino in legno. Mobile da esterno per bidoni della spazzatura Se vuoi una soluzione pratica ed esteticamente appagante, puoi acquistare un elegante mobile da esterno per bidoni della spazzatura. Questi mobili sono realizzati in resina e sono resistenti all’azione degli agenti atmosferici. Inoltre, aspetto non da sottovalutare, possono essere puliti e igienizzati con molta facilità. Ci sono mobili da esterno per bidoni della spazzatura che sono dotati anche di chiusura di sicurezza. Così, non c’è pericolo che vi entrino gli animali domestici. Se le nostre proposte ti hanno ispirato, ora non ti resta che cercare un negozio specializzato nei prodotti per la casa, per il giardino e per il fai da te. Per rintracciare il punto vendita più vicino a te, in modo da verificare subito la disponibilità e i prezzi di ciò che ti serve, puoi richiedere un preventivo gratuito su PG Casa.
Il Catasto degli Impianti Termici (CIT) è l’archivio in cui sono registrati gli impianti per il riscaldamento e raffreddamento dell’aria e per il riscaldamento dell’acqua (caldaie) presenti nelle diverse Regioni Italiane. Questo importante database è strettamente legato sia al catasto edilizio, che a quello delle attestazioni energetiche APE. L’obiettivo è creare un punto di riferimento telematico che permetta di registrare immediatamente le nuove installazioni e permettere a tutti di controllare che gli impianti siano in regola. Quindi è fondamentale nel momento in cui si vuole installare un nuovo impianto. La responsabilità di censire gli impianti spetta proprio alle regioni e il database può essere utile per diversi motivi. Vediamo nel dettaglio la sua funzione. Catasto Impianti Termici: come funziona Il catasto regionale impianti termici nasce per registrare tutti i climatizzatori per gli ambienti o per il riscaldamento dell’acqua o altri sistemi di produzione e gestione del calore. In particolare, nell’archivio rientrano i vari tipi di riscaldamento, caldaie e sistemi di raffreddamento, particolarmente usati durante l’estate. In seguito alla Direttiva 2010/31/UE, le Nazioni dell’Unione Europea hanno creato un catasto energetico unico regionale costruito in base allo schema nazionale fornito da ENEA. Si tratta di un sistema telematico che unisce il catasto degli Attestati di prestazione energetica (APE) e quelli degli Impianti Termici degli edifici. Il database contiene diverse informazioni, come quelle relative al consumo energetico e classe di un edificio. Può quindi essere un utile punto di riferimento durante le pratiche per ottenere il Superbonus 110%. Il CIT viene usato dalla Pubblica Amministrazione per gestire gli apparecchi seminati sui territori: permette agli ispettori di capire se sono installati secondo la normativa sull’installazione di impianti termici (D.P.R. 74/2013) oppure se i lavori non sono eseguiti ad arte e quindi si rende necessaria una sanzione. Quindi, grazie al CIT i contribuenti possono controllare che il proprio impianto sia in regola. Anche gli installatori possono affidarsi al catasto per gestire eventuali lavori di manutenzione. Insomma, è uno strumento utile su più fronti. Chi può accedere al Catasto Impianti Termici Il database degli impianti può essere consultati da tutti e in qualsiasi momento. Un normale cittadino può quindi controllare la situazione del proprio impianto e accertarsi che sia in regola. In alcuni casi è possibile consultare il catasto impianti termici in forma anonima, come quello del Veneto. Per farlo, bisogna accedere al Portale CIRCE della Regione Veneto e fare una ricerca per codice catasto, codice chiave dell’impianto oppure in base al codice fiscale del responsabile. Le regioni italiane dal Piemonte alla Lombardia hanno predisposto il loro database, che normalmente è reperibile dalla Home Page del sito ufficiale dell’ente regionale. Possono e devono accedere al catasto anche gli ispettori per i controlli periodici. L’obiettivo del catasto è mantenere gli impianti in perfette condizioni, sia dal punto di vista del funzionamento che della sicurezza. Infatti, un impianto trascurato o malfunzionante diventa molto pericoloso, senza contare che può incrementare i consumi energetici di un edificio. Quindi l’archivio è stato fatto anche per ridurre l’impatto energetico degli immobili. Chi può accreditarsi al Catasto Impianti Termici Gli installatori e manutentori possono accreditarsi al Portale. Possono quindi consultare l’archivio dalla propria area personale e controllare i cicli di vita degli impianti di propria competenza. Il controllo degli impianti passa anche attraverso altri strumenti, per esempio è obbligatorio il nuovo libretto di climatizzazione e la compilazione del rapporto di efficienza energetica quando si installa un impianto termico, una nuova caldaia, un sistema di raffreddamento anche nel condominio. Gli installatori certificati hanno trenta giorni per registrare un impianto a partire dalla data di installazione. Per quanto riguarda gli impianti esistenti ma non registrati, la responsabilità di inserirli nel catasto è del manutentore. Entrambi i professionisti devono iscriversi al catasto, compilando tutti i documenti necessari in base alla Regione di riferimento. Chi non registra il proprio impianto incorre in una sanzione. Quindi, quando si sceglie una ditta di installazione o manutenzione impianti termici è fondamentale affidarsi a un professionista accreditato e assicurarsi che compi queste procedure burocratiche.
Pergolato sul balcone di un condominioPergolato sul balcone permessi: a chi rivolgersiRealizzare un pergolato sul balcone può essere un’ottima idea per poter vivere questo spazio esterno della casa al riparo dai caldi raggi del sole durante i mesi estivi. Per realizzarlo però bisogna prestare attenzione ad alcune regole in modo da non avere problemi con il Comune o con gli altri condomini, se si abita in un palazzo, e non incorrere in sanzioni o alla demolizione della struttura. Innanzitutto, vediamo che cos’è un pergolato e a quali vincoli è soggetta la sua costruzione. Il pergolato, secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato, viene definito come una struttura realizzata per adornare giardini o terrazze, costituita da un’impalcatura formata da montanti verticali ed elementi orizzontali che collegano i primi a un’altezza tale da consentire il passaggio delle persone. Ma quando alla sommità c’è una struttura difficile da rimuovere il manufatto si trasforma in una tettoia e l’intervento richiede la licenza edilizia. L’opera, infatti, resta precaria soltanto quando è destinata a soddisfare solo esigenze temporanee. Pergolato sul balcone di un condominio Come comportarsi nel caso del pergolato sul balcone di un condominio? Se abiti in un palazzo, in ogni caso, dovrai osservare alcuni obblighi verso il condominio: rispettare il decoro architettonico e la stabilità dell’edificio, non creare spazi in aderenza alla proprietà del vicino del piano di sopra che, per il mancato rispetto della distanza minima di 3 metri, potrebbe perdere il diritto all’affaccio. Il condominio, nel caso in cui nella costruzione del pergolato sul balcone non vengano rispettati questi vincoli, può chiedere la rimozione dell’opera realizzata perché in contrasto con le linee originarie dello stabile. Pergolato sul balcone permessi: a chi rivolgersi Vediamo ora come puoi fare per avere i permessi per il pergolato sul balcone. La domanda per il rilascio del permesso di costruire, sottoscritta dal proprietario o da chi ha il titolo per richiederlo, deve essere presentata agli uffici comunali e corredata da un’attestazione concernente il titolo di legittimazione e dagli elaborati grafici richiesti. La domanda, inoltre, deve essere accompagnata da una dichiarazione del progettista abilitato che attesti la conformità al progetto degli strumenti urbanistici approvati, ai regolamenti edilizi vigenti e alle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio e relative all’efficienza energetica come previsto dalle normative vigenti. Se l’opera viene costruita senza i dovuti permessi, il Comune può bloccare i lavori per i pergolati che creano superficie utile e, in caso di ultimazione degli stessi, chiederne la demolizione in qualsiasi momento. Pertanto, è meglio che tu ti rivolga a un professionista che ti possa aiutare e consigliare in base al tipo di costruzione che hai in mente di realizzare. Per trovare un progettista o un tecnico che opera nella tua città, puoi richiedere un preve ntivo gratuito su PG Casa. Questo ti consentirà di verificare i suoi servizi, leggere eventuali recensioni lasciate da altri clienti e richiedere un preventivo per il nuovo.
Vuoi ristrutturare casa a costo zero? Esistono diverse soluzioni per raggiungere questo obiettivo. Mettere a nuovo un’abitazione è un progetto condiviso da tante persone, tuttavia molti rimandano i lavori per paura di non avere il budget a disposizione. In realtà, oggi ristrutturare casa è molto semplice ed economico. I trucchi sono diversi: scegliere quali i lavori prioritari e quelli che si possono rimandare, i materiali su cui vale la pena spendere meno, ma soprattutto è cruciale conoscere i bonus casa disponibili grazie alla Legge di Bilancio 2021. Ecco come procedere. Come ristrutturare casa a costo zero: consigli Il primo consiglio per una ristrutturazione a costo zero è scegliere quali sono gli interventi necessari, analizzando bene l’abitazione e le sue caratteristiche. Tra i lavori più costosi ci sono sicuramente i rivestimenti delle pareti interne e dei muri esterni, la realizzazione dei pavimenti e, nel caso in cui si voglia ristrutturare una villa datata, anche gli impianti elettrici e idrici. Per risparmiare si può optare su piastrelle adesive che sono idrorepellenti e molto resistenti e garantiscono un investimento a lungo termine. Allo stesso modo, per le pareti si può optare per la carta da parati, che oltretutto rappresenta il trend del momento. Questa soluzione permette di dare uno stile unico all’abitazione: il mercato offre tanti colori e fantasie per tutti i gusti. Per modificare gli spazi, invece di intervenire sulla muratura principale si può optare sul cartongesso. Per rinnovare le stanze ci sono poi ulteriori soluzioni a costo zero. Per esempio, ci si può affidare al restauro dei mobili fai da te. Basta un tocco di colore o l’aggiunta di un accessorio per dare una nuova vita a un tavolo, un armadio e così via. Come ristrutturare casa a costo zero con il Superbonus 110% Il Superbonus 110% rappresenta la maxi-agevolazione che permette di risparmiare sulla ristrutturazione di un immobile. Il contributo si può richiedere per tutto il 2021 e con alcuni accorgimenti consente di ristrutturare a costo zero. Innanzitutto, è importante affidarsi a un team di esperti che ti permetta di gestire sia le pratiche sia i lavori: dal geometra, alla ditta di ristrutturazione. Infatti, il Superbonus è un’agevolazione complessa. Per ottenerlo occorre capire bene qual è la differenza tra lavori trainanti e trainati. Inoltre, bisogna preparare tutti i documenti, i visti, le conformità ed effettuare i pagamenti tramite metodi “parlanti” cioè che permettano di ricondurre la transazione esattamente al tipo di lavoro che rientra nel bonus. Naturalmente, bisogna tenere conto anche dei documenti e permessi per ristrutturare casa, che spesso sono gli stessi del Superbonus, ma non è sempre così. La mancanza di un solo certificato rischia di farti perdere l’intero beneficio: ecco perchè devi affidarti a tecnici esperti dell’argomento. Hai paura di spendere troppo con le consulenze? Niente paura: anche le parcelle dei tecnici coinvolti nel bonus rientrano nell’agevolazione, incluso lo studio di fattibilità. Si tratta di un’indagine in cui si cerca di capire come svolgere i lavori secondo la normativa vigente, si evitano così eventuali sanzioni legate, per esempio, ad un abuso edilizio. Tra gli interventi cruciali ci sono quelli che permettono all’abitazione di avanzare di due classi energetiche: questo è il vincolo fondamentale per avere il Superbonus 110%, nato proprio per incentivare i contribuenti a compiere l’efficientamento energetico della loro casa. Il bonus si può riscuotere sotto forma di credito di imposta al momento della dichiarazione dei redditi, ma anche come sconto nella fattura o cessione del credito. L’operazione migliore per ristrutturare a costo zero è l’opzione dello sconto in fattura, che deve essere comunicata all’Agenzia delle Entrate entro il 16 marzo dell’anno successivo rispetto al quale si sono eseguiti i lavori. Quindi, se i lavori sono eseguiti nel 2021, la comunicazione deve essere fatta entro il 16 marzo 2022. Infine, ricordiamo che esistono delle agevolazioni aggiuntive riservate all’acquisto di mobili ed elettrodomestici, sistemi di sicurezza, per il rifacimento del giardino e così via. Conoscerle è fondamentale per spendere il minimo quando si esegue un particolare intervento a casa.
Le caratteristiche dei pavimenti di un negozioCome scegliere il pavimento per il negozioAprire uno show room impone di prestare attenzione a ogni dettaglio, in fase di allestimento, in quanto l’aspetto esteriore è una sorta di biglietto da visita davanti alla clientela. A questo proposito, i pavimenti dei negozi sono un elemento che ricopre un ruolo molto importante, in quanto è una delle prime cose che si nota entrando. Le caratteristiche dei pavimenti di un negozio I pavimenti per negozi devono avere delle caratteristiche molto precise. Sono infatti necessarie elevate capacità tecniche, come ad esempio la durabilità nel tempo, la robustezza, la resistenza al calpestio, nonché una facilità di pulizia e manutenzione che consentano di non doverci perdere troppo tempo. Accanto a questo, il pavimento deve essere in grado di valorizzare quanto esposto, armonizzando gli elementi del negozio. I materiali per i pavimenti dei negozi Le scelte possibili in fatto di materiali sono molteplici. – Pavimenti in laminato per negozi. Si tratta di una pavimentazione realizzata in più strati, che viene poi ricoperta da una lamina impermeabile. Il pavimento si presenta sotto forma di tasselli che simulano il legno, e possono creare l’effetto parquet, creando quindi un ambiente elegante, ma allo stesso tempo decisamente più robusto e meno soggetto a usura. – Pavimenti in resina per negozi. Questo tipo di rivestimento è il più utilizzato negli esercizi commerciali e si caratterizza per una grande praticità, abbinata a un costo molto accessibile. Naturalmente dal punto di vista estetico è meno pregiato. – Piastrelle in gres porcellanato per negozio. Si tratta di un materiale ideale per un effetto di pregio, in quanto regala un impatto visivo molto bello. Allo stesso tempo, trattandosi di una lavorazione della porcellana particolarmente resistente, è anche molto robusto. – Pavimenti in parquet per negozi. Il classico parquet è sinonimo di eleganza senza compromessi ed è la scelta giusta per un negozio di alto profilo, sebbene in questo modo si sacrifichi la praticità, in quanto più difficile da mantenere pulito. Come scegliere il pavimento per il negozio Quando si scelgono i pavimenti per negozi si dovrà quindi aver ben chiaro il risultato che si vuole ottenere. Dal materiale ai colori, tutto dovrà esprimere a colpo d’occhio di che tipo di azienda si tratta, ma dovrà allo stesso tempo essere un rivestimento caratterizzato dalla comodità. Si dovrà dunque cercare un compromesso tra estetica e praticità. Dovrà essere un materiale facile da pulire, ergonomico, ma anche esteticamente gradevole e accogliente. Anche il colore ha una propria importanza, così come la luminosità. Ad esempio materiali come legno, gres o resina, in colori chiari, doneranno all’ambienta una luce che diventa protagonista dello spazio, rendendolo ampio e arioso. Un effetto che si moltiplica ancora di più se le superfici sono lucide. Pavimenti per negozi di questo tipo hanno però la pecca di mettere in risalto maggiormente la polvere. Se si vuole invece regalare una sensazione di intimità e perché no, anche di mistero, ecco che i pavimenti scuri diventano la scelta migliore. Si sacrifica l’impressione di grandi spazi, per ottenere invece un senso di maggiore profondità e linee precise. Andranno però abbinati a pareti dai colori uniformi, sempre in tonalità scure, per dare un senso di omogeneità. Richiedi un preventivo gratuito su PG Casa.
Non solo chi esegue i lavori di ristrutturazione può accedere alle detrazioni Irpef del 50%, ma anche chi acquista un immobile completamente ristrutturato. La detrazione fiscale è fruibile in dichiarazione dei redditi, ma deve rispettare dei requisiti ben precisi. Ad esempio, chi acquista un appartamento in un condominio che sia stato ristrutturato, potrà accedere alle detrazioni per un limite massimo di spesa di 96mila euro per unità immobiliare. Se invece all’interno di un condominio, solo l’appartamento oggetto della compravendita è stato ristrutturato, non si potrà richiedere il bonus previsto dalla legge. Ecco tutto quello che c’è da sapere per l’acquisto di immobili ristrutturati. Acquisto immobili ristrutturati: la detrazione del 50% Nel caso si scelga di acquistare un immobile ristrutturato, il compratore potrà beneficiare della detrazione fiscale del 50% come previsto dal comma 3 dell’articolo 16-bis del TUIR. In particolare, l’acquirente dell’immobile potrà portare in detrazione il 50% solo su un importo forfettario del prezzo di vendita, che è del 25% della cifra corrisposta nella compravendita, e non oltre il limite massimo di spesa di 96.000 euro. La detrazione sarà fruibile dal beneficiario in 10 rate annuali di pari importo in dichiarazione dei redditi. Acquisto immobili ristrutturati: chi può richiederla Se si desidera accedere al bonus ristrutturazione, bisogna fare molta attenzione ai soggetti che effettuano la cessione dell’immobile e alle tempistiche. In particolare, colui che vende la casa dovrà essere la stessa persona che ha eseguito la ristrutturazione. Se ad esempio la vendita viene effettuata da una società immobiliare che ha subappaltato i lavori di ristrutturazione a terzi, la detrazione del 50% non sarà applicabile dall’acquirente dell’immobile. Questo perché la detrazione fiscale del bonus si applica solo “nel caso di interventi riguardanti interi fabbricati, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie che provvedono, entro 18 mesi dalla data del termine dei lavori, alla successiva alienazione o assegnazione dell’immobile”. Per questo motivo, anche la tempistica di acquisto è molto importante: la detrazione Irpef è fruibile solo per le vendite immobiliari che avvengono nei 18 mesi seguenti al completamento della ristrutturazione dell’intera unità immobiliare. Quindi per poter richiedere la detrazione del 50%, bisogna acquistare un appartamento in un condominio completamente ristrutturato entro 18 mesi dalla fine della ristrutturazione, che deve essere stata eseguita dallo stesso soggetto che vende l’immobile. Nelle spese detraibili possono rientrare anche gli acconti sul prezzo di compravendita, a patto che il preliminare di compravendita sia stato registrato presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente. Le somme versate per gli acconti concorrono al limite di spesa massima previsto dalla legge. Per poter accedere alle detrazioni, si ricorda infine, dovranno essere tracciabili tutti i pagamenti, e nell’atto di compravendita dovranno essere esplicitate le informazioni relative alla ristrutturazione che danno diritto al bonus, ad esempio allegando all’atto una dichiarazione della ditta che ha effettuato i lavori. Acquisto di immobili ristrutturati: le condizioni Per accedere alla detrazione Irpef del 50%, ci sono delle condizioni che i lavori di ristrutturazione effettuati devono rispettare e sono: i lavori devono riguardare interi fabbricati ed eseguiti da imprese di costruzione, ristrutturazione immobiliare o cooperative edilizie i lavori devono essere interventi di restauro e risanamento conservativo, o di ristrutturazione edilizia: gli interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria non danno diritto alla detrazione chi esegue i lavori di ristrutturazione deve vendere l’immobile entro 18 mesi dalla data di fine lavori ciascun acquirente di una unità immobiliare che fa parte dell’intero fabbricato può beneficiare della detrazione in relazione al proprio acquisto nell’atto di compravendita devono risultare i lavori di ristrutturazione eseguiti e tutte le informazioni, come la data di fine lavori, chi è il soggetto che vende e se l’edificio è stato interamente ristrutturato. Acquisto immobili ristrutturati: come calcolare l’agevolazione Un esempio concreto potrà aiutare a comprendere come calcolare l’importo dell’agevolazione. Se un contribuente acquista un appartamento in un condominio completamente ristrutturato al valore di 200.000 euro, potrà richiedere una detrazione Irpef su un importo forfettario del 25% del prezzo di compravendita. Questo significa che l’acquirente potrà portare in detrazione il 25% di 200.000 euro, cioè 50.000 euro. La detrazione spettante sarà quindi del 50%, cioè di 25.000 euro, e sarà suddivisa in 10 rate annuali di pari importo. Acquisto immobili: ristrutturato o nuova costruzione? Per chi decide di acquistare un immobile di nuova costruzione da adibire a prima casa, piuttosto che uno ristrutturato, dovrà rinunciare alla detrazione Irpef del 50% ma potrà beneficiare degli sconti offerti dal Bonus prima casa. Se la casa viene acquistata da una ditta costruttrice, l’Iva sul prezzo dell’immobile sarà solo del 4%, con imposta di registro e imposta ipotecaria di 200 euro ciascuna.