Mi sono recata alla Clinica San Francesco con la mia cagnolina in evidente difficoltà respiratoria, tosse violenta, salivazione anomala e forte sospetto di ingestione di corpo estraneo durante una passeggiata. Il quadro era preoccupante, anche alla luce della sua condizione clinica pregressa (paziente cardiopatica in stadio B2).
Nonostante tutto...
Mi sono recata alla Clinica San Francesco con la mia cagnolina in evidente difficoltà respiratoria, tosse violenta, salivazione anomala e forte sospetto di ingestione di corpo estraneo durante una passeggiata. Il quadro era preoccupante, anche alla luce della sua condizione clinica pregressa (paziente cardiopatica in stadio B2).
Nonostante tutto ciò, la visita si è svolta in modo superficiale e sbrigativo. È stata somministrata un’iniezione di antiemetico senza alcuna spiegazione chiara sul razionale terapeutico, e non è stata impostata una terapia farmacologica. Mi è stato semplicemente proposto un ricovero “per osservazione”, che ho rifiutato per mancanza di fiducia, non ricevendo però alcuna alternativa concreta né indicazioni di monitoraggio domiciliare.
Quel che più mi ha ferita, però, è stato trovare successivamente su un foglio lasciato in reparto un appunto che definiva la mia preoccupazione come “ansiosa”. Ritengo inaccettabile che, di fronte a un animale in difficoltà, si sminuisca il contributo del proprietario — che rappresenta l’unica voce del paziente, soprattutto quando questo non può parlare.
Ho poi consultato altri professionisti, che hanno diagnosticato una tracheite severa e impostato una terapia efficace. Il miglioramento è stato evidente già dalle prime ore.
Questa esperienza mi ha lasciato amareggiata. In un contesto veterinario ci si aspetta competenza, certo, ma anche rispetto, empatia
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Valentina D.
1 mese fa
Mi sono recata alla Clinica San Francesco con la mia cagnolina in evidente difficoltà respiratoria, tosse violenta, salivazione anomala e forte sospetto di ingestione di corpo estraneo durante una passeggiata. Il quadro era preoccupante, anche alla luce della sua condizione clinica pregressa (paziente cardiopatica in stadio B2). Nonostante tutto...
Mi sono recata alla Clinica San Francesco con la mia cagnolina in evidente difficoltà respiratoria, tosse violenta, salivazione anomala e forte sospetto di ingestione di corpo estraneo durante una passeggiata. Il quadro era preoccupante, anche alla luce della sua condizione clinica pregressa (paziente cardiopatica in stadio B2). Nonostante tutto ciò, la visita si è svolta in modo superficiale e sbrigativo. È stata somministrata un’iniezione di antiemetico senza alcuna spiegazione chiara sul razionale terapeutico, e non è stata impostata una terapia farmacologica. Mi è stato semplicemente proposto un ricovero “per osservazione”, che ho rifiutato per mancanza di fiducia, non ricevendo però alcuna alternativa concreta né indicazioni di monitoraggio domiciliare. Quel che più mi ha ferita, però, è stato trovare successivamente su un foglio lasciato in reparto un appunto che definiva la mia preoccupazione come “ansiosa”. Ritengo inaccettabile che, di fronte a un animale in difficoltà, si sminuisca il contributo del proprietario — che rappresenta l’unica voce del paziente, soprattutto quando questo non può parlare. Ho poi consultato altri professionisti, che hanno diagnosticato una tracheite severa e impostato una terapia efficace. Il miglioramento è stato evidente già dalle prime ore. Questa esperienza mi ha lasciato amareggiata. In un contesto veterinario ci si aspetta competenza, certo, ma anche rispetto, empatia
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