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Ratafià: origini, tipologie e preparazione

Il ratafià è un distillato antichissimo a base di succhi di frutta e alcol. Scopri in questo articolo di PG Magazine come si prepara e quante varianti esistono

27-09-2020 (Ultimo aggiornamento 02-10-2020)

Bar e caffè

Il termine ratafià viene usato per indicare genericamente un tipo di liquore prodotto con alcol e succhi di frutta. Le origini di questa bevanda si fanno risalire a circa 400 anni fa in Piemonte, ma oggi se ne conoscono diverse varianti in numerose regioni d’Italia.

Sei curioso di scoprire qualcosa in più su questo saporito distillato? In questo articolo ti spieghiamo origini, varianti e come si prepara il ratafià.

Qual è la storia del ratafià

Il ratafià, secondo quanto riportato da alcuni documenti, sarebbe stato creata intorno al 1600 dall’Ordine Cistercense nel monastero di Santa Maria della Sala, ad Andorno Micca, in provincia di Biella. Nella sua variante originale era quindi realizzato con le amarene, ma si è successivamente diffuso anche in altre regioni assumendo caratteristiche differenti.

Per quanto riguarda l’etimologia del nome, invece, deriverebbe dalla formula “ut rata fiat” (sia ratificato l’atto stesso), poiché mercanti e notai suggellavano contratti e vendite con un bicchierino di questo liquore in segno di buon auspicio. Esiste tuttavia una seconda ipotesi secondo cui all’origine del nome sarebbe la formula latina “Pax rata fiat” (La pace è fatta), che veniva pronunciata dai capi militari per sancire un accordo di pace attraverso un brindisi a tavola.

Quante varianti di ratafià esistono

Come già spiegato, il termine ratafià indica diverse tipologie di liquori, originari di diverse regioni. Ecco quali sono le più famose:

  • Ratafià piemontese: è un liquore classico realizzato con amarene, spezie ed erbe. Si tratta di un distillato particolarmente alcolico che può arrivare anche a 28-30 gradi.
  • Ratafià abruzzese: è una soluzione di vino e (poco) alcol in cui macerano le amarene e a cui vengono aggiunti zucchero e spezie. La gradazione è leggermente più bassa, fino anche a 18 gradi.
  • Ratafià francese: in realtà è un brandy, prodotto con le ultime pressature-torchiatura delle vinacce, insaporite con alcol e poi distillate.

Come si prepara il ratafià

Il ratafià si può acquistare in quasi tutti i negozi specializzati, ma chi voglia mettersi alla prova con la realizzazione di un liquore fatto in casa potrà farlo senza troppi problemi. Ti occorreranno:

  • 800 g di visciole mature (sono le più indicate tra le diverse tipologie di ciliegie)
  • 1 litro di vino rosso (Montepulciano)
  • 500 g di zucchero
  • 300 ml di alcol a 90°

Inizia lavando le visciole ed elimina il picciolo tagliandole in due. Mettile quindi insieme al vino in un recipiente di vetro piuttosto grande: chiudilo ermeticamente e lascialo esposto al sole per circa quaranta giorni. Lascia che il contenuto fermenti, ma non dimenticare di rimestarlo periodicamente.

Quando sarà terminato questo periodo, filtra il composto ed aggiungi lo zucchero e l’alcol a 90°. Mescola il tutto e lascia macerare per altre due settimane in un luogo fresco. A questo punto, puoi filtrare il contenuto ed imbottigliarlo.

Per servire il ratafià in tavola usa dei piccoli bicchieri da liquore o amaro, e non farlo raffreddare troppo, o finirai con l’accentuarne i sapori duri. Caldo, invece, potrebbe risultare troppo dolce. La temperature ottimale sarebbe intorno ai 12 gradi.

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