La crema solare non va messa nella borsa soltanto durante le vacanze al mare, prima di andare in spiaggia. Proteggere la pelle dai raggi Uv è in realtà un’esigenza quotidiana, una buona abitudine da mettere in atto già dalla primavera, anche quando non abbiamo in programma di sdraiarci al sole come lucertole per tutto il giorno. Mettere la crema solare ogni volta che si trascorre del tempo all’aperto, specialmente se si hanno tatuaggi, è importantissimo: riduce infatti il rischio di tumori cutanei e mantiene la pelle più giovane più a lungo. L’importante, però, è scegliere una protezione solare adeguata ed efficace. Un punto non scontato, anche perché in commercio si trovano tanti prodotti diversi e dai claim più svariati. Ad esempio, si sente spesso parlare di creme solari con filtri chimici e con filtri fisici. Ma cosa significa e qual è la differenza? Creme solari con filtri fisici o chimici: cosa vuol dire? I termini filtri fisici e filtri chimici riferiti alle creme solari sono ormai entrati nel linguaggio comune, anche se non tutti sanno esattamente quali sono le differenze tra un tipo e l’altro. La prima cosa da dire è che non si tratta di termini che derivano dalla ricerca o dal linguaggio scientifico. Sono invece espressioni coniate probabilmente dal marketing per distinguere i prodotti e promuovere la vendita di un certo tipo di protezioni solari. Usare le espressioni filtri fisici e filtri chimici, inoltre, potrebbe dare l’impressione che solo in uno dei due prodotti siano contenuti degli elementi chimici, ma non è così: si trovano in entrambi. In generale, i filtri solari sono prodotti che contengono ingredienti attivi che assorbono, riflettono oppure diffondono i raggi UV. Così facendo, proteggono la pelle dall’azione dei raggi del sole. Questi ingredienti attivi possono essere composti inorganici, come il biossido di titanio o l’ossido di zinco. In questo caso si parla comunemente di filtri solari fisici o più propriamente di filtri inorganici o minerali. In altri casi gli ingredienti attivi sono composti organici, ad esempio l’ossibenzone, l’octocrylene e il butil-metossidibenzoilmetano. In questo caso si parla solitamente di filtri chimici o più propriamente di filtri organici. Le differenze tra filtri fisici e filtri chimici Insomma, come accennato sia i filtri fisici sia i filtri chimici contengono sostanze chimiche e proteggono dai raggi Uv: la differenza sta nel tipo di ingredienti attivi che contengono. Un’ulteriore differenza è che i filtri cosiddetti chimici potrebbero risultare più facilmente spalmabili. Parlando del meccanismo di azione, di solito si dice che i cosiddetti filtri chimici o organici funzionano assorbendo i raggi Uv e disperdendoli, mentre i cosiddetti filtri fisici o inorganici riflettono e disperdono i raggi del sole. In realtà però non c’è una così netta contrapposizione tra i due meccanismi di funzionamento. Possono esserci ad esempio filtri chimici che oltre ad assorbire e disperdere i raggi UV, li riflettono. Inoltre, nei filtri solari in commercio spesso filtri chimici e filtri fisici coesistono e agiscono in sinergia: tale combinazione aiuta a raggiungere una maggiore efficacia oppure un particolare risultato sulla pelle. Filtri chimici e filtri fisici sono sicuri? Shutterstock Non è la presenza di un filtro fisico o chimico (o di una combinazione di entrambi) a rendere una crema solare più o meno sicura ed efficace. Quando una crema solare è approvata come tale e messa in commercio, significa che è sicura per i consumatori. Vale per le creme, ma anche per i gel, gli spray e gli oli. Affinché una protezione solare sia efficace e ripari davvero la pelle, è fondamentale (e obbligatorio) che in etichetta siano riportare alcune informazioni cruciali. La prima è il fattore di protezione solare, chiamato anche SPF (da Sun Protection Factor). È indicato con un numero: più è alto, maggiore è la protezione per la pelle. In etichetta deve esserci anche la resistenza all’acqua (water resistant in inglese), che indica che il prodotto è efficace anche quando si fa il bagno o si suda. Anche se un prodotto è resistente all’acqua, però, bisogna applicarlo più volte durante la giornata, ad esempio dopo ogni bagno in mare o in piscina. Infine, non deve mai mancare in etichetta l’indicazione dell’ampiezza dello spettro solare, che permette ai consumatori di sapere se il prodotto in questione ripara dai raggi UVB, UVA o da entrambi. I raggi UVA (la lunghezza d’onda è 315-400 nm) sono molto penetranti e possono raggiungere il derma, favorendo malattie cutanee e invecchiamento della pelle. In sostanza, viene stimolata la produzione di radicali liberi, molecole instabili molto reattive che possono danneggiare le strutture cellulari e che sono connesse all’invecchiamento precoce della pelle e piccole rughe, ad esempio sul collo. I raggi UVB (la lunghezza d’onda è 280-315 nm) colpiscono invece l’epidermide, ovvero lo strato più superficiale della pelle. Solo loro quindi a causare scottature, eritemi e altre malattie della pelle. Una crema solare efficace, insomma, deve proteggere dagli UVB e anche dagli UVA. Sia i filtri fisici sia i filtri chimici possono garantire questa doppia protezione, ma è bene accertarsi che sia specificato in etichetta. Creme solari con filtri chimici in farmacia Dove comprare i filtri solari davvero efficaci e benefici per la pelle? Non è difficile trovare numerosi prodotti in vendita, anche nella grande distribuzione. Questo tipo di creme solari, con filtri fisici, chimici o un mix, si trovano anche in farmacia. Preparati allora a vivere in sicurezza la bella stagione e cerca su PagineGialle tutte le farmacie della tua zona.
Sempre più persone si chiedono se la radiazione per esportazione sia un sistema sicuro quando si vende l’auto all’estero. La risposta non è semplice, perché si tratta di una procedura lunga e talvolta complessa che deve essere curata nei minimi dettagli onde evitare blocchi e restrizioni da parte delle autorità competenti. In questo articolo cerchiamo di rispondere a tutti i dubbi relativi alla radiazione per esportazione, con consigli pratici. Radiazione per esportazione: come funziona? Partiamo dall’inizio, la radiazione di un’auto implica che questa venga definitivamente eliminata dal Pubblico Registro Automobilistico (PRA) e non potrà più circolare per strada, pena incorrere nel fermo amministrativo. La radiazione può avvenire per diversi motivi, tra cui la demolizione, l’esportazione o la distruzione del mezzo. Uno dei casi più frequenti per un utente privato è sicuramente l’esportazione, anche se questa procedura implica non pochi rischi che ti elencheremo a breve. Quindi, dopo aver venduto un’auto ad un acquirente estero, l’intestatario del veicolo deve recarsi presso uno Sportello Telematico dell’Automobilista (STA) e richiedere il documento di “Cessazione della Circolazione per Esportazione”. Prima però, all’atto della vendita, l’auto deve essere immatricolata nel nuovo paese di circolazione. Quando il venditore è in possesso del nuovo certificato di circolazione e della fotocopia della carta di circolazione estera, potrà procedere con la radiazione del veicolo dal vecchio paese di circolazione. Dopo averli depositati presso uno STA, i documenti saranno inoltrati al PRA che dopo un’attenta analisi potrà emettere il Certificato di Radiazione digitale. In sintesi, i documenti necessari per effettuare correttamente la radiazione sono: una copia del documento di identità di chi firma la richiesta di radiazione, la copia della carta di circolazione estera, oppure il certificato di proprietà, insieme al documento di richiesta di cessazione della circolazione. Radiazione per esportazione: rischi La procedura può sembrare inizialmente semplice, ma può subire rallentamenti e complicazioni in base ad alcune variabili, tra cui: paese di residenza del rivenditore, esportazione all’interno dell’Unione Europea o extra europea, immatricolazione precedente all’esportazione dell’auto. Qualora si vuole vendere un’auto già immatricolata nel nuovo paese, a un membro dell’Unione Europea, la procedura rientra tra quelle standard e si devono seguire i passaggi indicati in precedenza. Se invece l’auto, pur essendo venduta all’interno dell’Unione Europea, non è ancora stata immatricolata all’estero, servirà anche il Documento di Trasporto CMR e il certificato di proprietà oppure la fattura di vendita autenticata. Se l’auto è già immatricolata all’estero in un paese extra UE, servirà la carta di circolazione estera, oppure un documento tradotto legalmente che certifichi la registrazione dell’auto nel nuovo paese. Infine c’è l’ultimo scenario: auto non ancora immatricolata, venduta in un paese extra UE. In questo caso sarà necessaria una bolla doganale e il numero MRN rilasciato dalla dogana, che attesta l’avvenuta esportazione. È importante sapere anche se si si vuole effettuare una radiazione per esportazione, la revisione del veicolo è necessaria almeno 6 mesi prima dell’avvio delle procedure. Radiazione per esportazione: quanto costa? La radiazione per esportazione ha alcuni costi fissi, tra cui: emolumenti ACI pari a 13,50 euro; un’imposta di bollo pari a 32 euro se si utilizza il certificato di proprietà originale o in formato digitale, mentre sale a 48 euro se si utilizza il modello NP3C; un importo pari a 10,20 euro di diritti DT se si esporta all’interno dell’Unione Europea. In sintesi, la radiazione per esportazione è una pratica legale e sicura, ma è necessario informarsi adeguatamente, curare la pratica nei minimi dettagli ed eventualmente, farsi consigliare da un esperto.
È una legge non scritta ma vera come non mai: la montagna mette fame. Per questo se scegliamo di fare una vacanza in Trentino, o magari una fuga romantica, non possiamo esimerci da alcune tappe in rifugi di montagna per rifocillarsi. L’esperienza dell’ospitalità in quota è davvero una coccola di cui non si riesce facilmente a fare a meno: persone genuine, cime spettacolari e panorami mozzafiato. I rifugi di montagna del Trentino hanno quel fascino magico, dove anche l’approvvigionamento quotidiano potrebbe essere complicato e nonostante ciò sono perfettamente “all’altezza” dei ristoranti che troviamo nelle grandi città. Tra l’altro, i rifugi di montagna 2.0 offrono anche menu più gourmet, unendo l’alta cucina allo splendore della montagna. Vediamo quali sono i rifugi di montagna in Trentino in cui vale la pena fare una sosta durante una bella vacanza in montagna. Rifugio La Roda Rifugio La Roda Alla moderata altezza di 2.115 metri si può vedere questo rifugio montano, punto di riferimento per raggiungere la Cima Paganella. Visibile da qui tutta la maestà delle Dolomiti, ma anche il Lago di Garda, il menù è molto vario: spazia dalla tradizione trentina più verace ad ardite proposte di pesce. Inutile dire che da qui partono o passano innumerevoli sentieri per escursioni, tra cui la passeggiata per il punto panoramico, dove arrivava la vecchia funivia da Lavis. Rifugio La Montanara Questo rifugio di montagna si trova solo a 1525m s.l.m., in località Malga Tovre a Molveno. Buone notizie per chi è impossibilitato a camminare: qui si può arrivare con la seggiovia dal Pradèl, o con una semplice passeggiata di 30 minuti. Se fosse troppo presto per pranzare, si può continuare per raggiungere il Rifugio Croz dell’Altissimo e rientrare solo un paio d’ore dopo, affamati e pronti ad accomodarsi con i piedi sotto al tavolo. Cosa si trova nel menu? Piatti genuini e della tradizione, come la polenta con il guanciale girata nel paiolo in rame e i dolci fatti in casa. Rifugio Fuciade Rifugio Fuciade Per trovare questo rifugio di montagna in Trentino dobbiamo spostarci in val di Fassa, a 1982m. Ci sembrerà di essere in paradiso: nel cuore delle Dolomiti, circondati dal Gruppo della Marmolada, uno spettacolo unico. La cucina è davvero estrosa, parte dalla tradizione ladina per spaziare un po’ in lungo e in largo. La Baita Situata a Varena in Val di Fiemme, questa baita è una delle più antiche del Trentino. Oltre che per il cibo, questo rifugio di montagna è famoso per le sue fontane in porfido e la chiesa medievale dedicata ai santi Pietro e Paolo. Di inverno questa è una delle mete preferite per gli sciatori di fondo che organizzano qui la loro settimana bianca. Cosa ordinare? Senza dubbio piatti montanari doc, meglio se con produzioni stagionali, come zucca e funghi, ma anche carpaccio di cervo marinato alla genziana. In ogni ricetta vengono utilizzate anche le erbe spontanee per valorizzare il legame con il territorio. Malga Stablasolo Meraviglioso rifugio di montagna immerso nel Parco Nazionale dello Stelvio. Se all’esterno la natura è protagonista indiscussa, all’interno la polenta con ragout la fa da padrona, insieme ai piatti più gustosi della tradizione da abbinare, ovviamente, ai prelibati vini trentini.
Barbie, il film, è finalmente approdato al cinema, ma già nei giorni che hanno preceduto la sua uscita è scoppiata la Barbie mania. Grazie all’intensa attività pubblicitaria per la pellicola, la bambola più famosa del mondo è tornata sulla cresta dell’onda, lanciando tendenze per quanto riguarda moda, make-up, nail art e tanto altro ancora. A lungo desiderata da tutte le bambine del mondo, la storia di Barbie ha radici lontane. È riuscita ad attirare l’attenzione di diverse generazioni e ha subito pesanti critiche che l’hanno portata, nel tempo, a modificarsi. Per comprendere il vero valore di questa bambola, a cui vengono dedicati cartoni animati, libri, film e riviste, occorre conoscerne la storia. Barbie, la storia: chi l’ha inventata Barbie è nata il 9 marzo del 1959 da un’idea di Ruth Handler, moglie di Elliot Handler che fondò la società Mattel insieme ad Harold Matt Matson. L’ispirazione arriva durante un viaggio in Svizzera, dove Ruth vide, all’interno di una tabaccheria, una bambola che non aveva mai visto sul mercato statunitense. Misurava circa 30 centimetri e non era pensata per essere utilizzata come gioco, ma solo come soprammobile. La famiglia acquistò la bambola, che assunse il nome di Barbie, come diminutivo di Barbara, il nome della figlia di Ruth. La donna aveva lavorato alla Paramount e per la creazione di nuove Barbie si ispirò alle dive di Hollywood, creando un ricco guardaroba. La prima indossava un costume da bagno a righe, ma le successive avevano abiti sontuosi e alla moda. Barbie è cambiata nel tempo, rispecchiando gli anni in cui veniva realizzata nello stile, nei mestieri svolti, nel make-up e negli accessori posseduti. Le prime Barbie svolgevano mansioni ritenute all’epoca prettamente femminili, venivano realizzate con l’abito da sposa o con abiti adatti a stare in cucina. Non sono mancate le critiche. Secondo molti, Barbie diffondeva nei bambini, e soprattutto nelle bambine, un ideale fisico difficile da raggiungere. Per questo motivo la Mattel ha voluto realizzare delle bambole con misure variabili, con fisici differenti e più inclusive. Inoltre, i movimenti femministi hanno spinto affinché Barbie si emancipasse. Da angelo del focolare ha iniziato a svolgere mestieri come l’astronauta, candidata alla presidenza degli Stati Uniti d’America e tanto altro ancora. Barbie, le più belle da avere in collezione Shutterstock Negli anni sono uscite tantissime Barbie, linee e edizioni speciali dedicate ai personaggi ritenuti più influenti del momento. L’ultima prodotta è quella dedicata a Margot Robbie, protagonista del film Barbie, ma ce ne sono altre che un appassionato dovrebbe avere in collezione. Senza dubbio, è immancabile quella dedicata a Samantha Cristoforetti, con tuta spaziale. Una bambola aviatrice, astronauta e ingegnera. I dettagli sono iper-realistici, è snodata e può essere messa in diverse posizioni. Particolarmente amate sono le Barbie che appartengono alla linea Barbie magia delle feste, che viene realizzata ogni anno e venduta nel periodo natalizio. Il suo look cambia in base alla moda e alle tendenze del momento. Da avere, se si è dei collezionisti, la Barbie vestita total white e uscita in occasione del sessantesimo anniversario dalla nascita della bambola. Ci sono, poi, le Barbie fashionista, di cui ci sono tantissime versioni con caratteristiche differenti e quelle ispirate ad eventi speciali, come Barbie Día De Muertos. Vuoi acquistare una Barbie? Recati in uno dei negozi di giocattoli più riforniti e più vicino a te. Puoi trovarli consultando PagineGialle.