Chi deve compiere brevi spostamenti dentro o fuori da un centro urbano e vuole scegliere un mezzo di trasporto sostenibile, oggi ormai non ha più soltanto la bici a disposizione. Da una decina d’anni i centri abitati sono infatti attraversati da un numero crescente di monopattini elettrici: ci sono quelli disponibili con i servizi di sharing, che possono essere noleggiati per un tempo limitato; ma sono tante le persone che scelgono di acquistarne uno nuovo, magari di tipo professionale, oppure usato. Come qualunque altro utente della strada, però, chi usa i monopattini elettrici deve rispettare alcune precise regole per circolare, alcune dettate dal buon senso e altre dal codice della strada. Il codice della strada per il monopattino elettrico Shutterstock Non stupisce che questi mezzi abbiano conquistato una popolarità crescente: sono facili da usare, leggeri, maneggevoli (alcuni possono essere ripiegati in due per occupare meno spazio ed essere trasportati a mano più agevolmente) e a basso impatto ambientale. Inoltre, non comportano gli stessi costi dei mezzi pubblici né tanto meno di un’automobile o di una moto. I monopattini elettrici funzionano in modo simile alle bici a pedalata assistita: ovvero, sono dotati di un motore leggero che consente il movimento del mezzo senza particolari sforzi da parte dell’utente. Non esiste una normativa europea sull’uso dei monopattini elettrici: per ora, dunque, è comune che ci siano normative diverse in base al Paese in cui si si trova. In Italia il monopattino elettrico è stato sostanzialmente equiparato a una bicicletta e chi lo usa deve rispettare le norme contenute nella legge del 25 febbraio 2022, in vigore dal 1° marzo successivo. In base a quanto stabilito dal testo, i monopattini elettrici possono essere usati nei centri abitati, se il limite di velocità non è superiore a 50 km/h, solo nelle aree pedonali o ciclabili oppure in tutti i posti in cui è già consentita la circolazione dei velocipedi. Anche al di fuori dei centri abitati si può andare solo nelle piste ciclabili o nelle aree in cui possono già circolare anche le biciclette. È fondamentale dunque prestare attenzione alla segnaletica orizzontale e verticale, che di volta in volta dovrebbe chiarire se la strada è percorribile anche dai velocipedi e dai monopattini elettrici o no. Monopattini elettrici: il casco è obbligatorio? I monopattini elettrici, inoltre, possono essere usati a partire dai 14 anni. Fino ai 18 anni è obbligatorio l’uso del casco, che deve essere omologato (UNI EN 1078 o UNI EN 1080). Come suggerisce il buon senso, poi, è fondamentale condurre il mezzo con accortezza: bisogna tenere entrambe le mani sul manubrio ed è vietato trainare o farsi trainare da altri mezzi e trasportare oggetti, animali o altre persone (è dunque vietato viaggiare in due sullo stesso monopattino). Da mezz’ora dopo il tramonto in poi e in generale quando la visibilità diurna è ridotta, i monopattini elettrici devono essere dotati di luce anteriore bianca o gialla fissa, luce posteriore rossa fissa e catadiottri posteriori, un po’ come già accade per le biciclette. Se non si possiedono queste luci correttamente funzionanti, in teoria non è possibile circolare su strada. Quando è buio, inoltre, la persona che conduce il monopattino deve indossare un giubbotto catarifrangente. Monopattino elettrico: limiti di velocità e dove parcheggiare Shutterstock Per garantire la sicurezza dei pedoni, degli altri utenti della strada e chiaramente anche la propria, le persone alla guida di monopattini elettrici devono rispettare dei limiti di velocità particolari. Si parla di massimo 6 km/h nelle aree pedonali e di massimo 20 km/h in tutti gli altri casi. Il monopattino elettrico è a norma e può circolare se è dotato di marchio CE, se possiede dei regolatori di velocità (che assicurano che i limiti appena citati non vengano superati) e se ha un motore di potenza nominale continua non superiore a 0,50 kW, ovvero 500 watt. Non finisce qui: ci sono delle regole da rispettare anche quando ci si ferma. Infatti, è vietato parcheggiare il monopattino elettrico sui marciapiedi ed è prevista una multa per i trasgressori di questa norma. Circolazione del monopattino elettrico: le cose da sapere La normativa stabilisce anche quali caratteristiche deve avere il monopattino elettrico per poter essere utilizzato su strada, dentro e fuori i centri abitati. Dal 30 settembre 2022 per essere considerati a norma i monopattini a propulsione elettrica commercializzati in Italia devono essere dotati di indicatori di direzione (ovvero di frecce) e di frenata su entrambe le ruote. I monopattini elettrici venduti prima dell’entrata in vigore di questa legge probabilmente non sono a norma, naturalmente, ma in questo caso c’è tempo fino al 1° gennaio 2024 per adeguarsi alle nuove disposizioni. Nel caso delle frecce, adeguarsi alla legge è facile: in commercio esistono infatti dei prodotti che funzionano come indicatori di direzione e che possono essere installati sul vecchio monopattino. Il monopattino elettrico, anche in questo caso come già accade per le biciclette, dovrebbe essere dotato anche di un campanello per le segnalazioni acustiche. Tutte le norme descritte si applicano sia per i monopattini elettrici privati sia per i mezzi disponibili nelle città con i servizi di share. Vuoi acquistare un monopattino elettrico? Cerca su PagineGialle i rivenditori della tua città e trova il più adatto a te.
Che lo si scelga per cercare un’alternativa vegetale e senza lattosio al latte vaccino o semplicemente perché si ama il sapore esotico del cocco, capace di richiamare alla mente in modo immediato il piacere dell’estate e del mare, poco importa. Una volta entrato nella nostra cucina, il latte di cocco ci offrirà la possibilità di preparare un’infinità di dolci semplici e dal sapore delicato, con una nota fresca che si adatta bene a sorbetti e torte alla frutta. Acqua o latte di cocco? Prima di mettersi all’opera, è bene intendersi sui termini. Il liquido che si trova all’interno della noce di cocco è l’acqua di cocco (che non c’entra nulla invece con l’olio di cocco), mentre viene chiamata latte di cocco la bevanda che si ottiene aggiungendo acqua alla polpa macinata. Il latte di cocco è l’ingrediente perfetto per preparare sorbetti rinfrescanti da servire a fine pasto e, con estrema facilità, permette di dare un tocco diverso alla tradizionale panna cotta. Basta infatti mescolare un po’ di latte di cocco alla panna fresca liquida, prima di aggiungere i fogli di gelatina, per trasformare il dolce al cucchiaio a cui siamo stati abituati in qualcosa di innovativo, da proporre arricchito con una salsa a piacere. L’abbinamento con il cioccolato – in questo senso – è uno dei più classici, ma la delicatezza del cocco si sposa volentieri pure alle note dei frutti rossi, che offrono anche alla vista un contrasto piacevole con il candore del latte di cocco e della panna. Una torta piacevolmente esotica con l’ananas Non sono soltanto i dolci freddi, tuttavia, a beneficiare del gusto fresco che il latte di cocco dona alle ricette. Anche molte torte preparate in forno acquisiscono un tocco particolare se si sceglie di aggiungere all’impasto la bevanda ottenuta dalla polpa della noce. Ne è un esempio una torta morbida con pezzi di ananas che proietta chi l’assaggia in un mondo piacevolmente esotico. Per preparare questa torta particolare, adatta all’estate ma capace di rallegrare ugualmente un pomeriggio primaverile in attesa delle vacanze, è sufficiente unire a un classico impasto a base di zucchero, uova e farina dell’ananas tagliata a tocchetti piccoli. L’olio di semi può essere sostituito con quello di cocco per accentuare il sapore del latte da aggiungere a filo una volta amalgamata la farina. L’accostamento tra i due frutti esotici può essere richiamato nella guarnitura, con una spolverata di cocco grattugiato a imbiancare le fettine d’ananas utilizzate per decorare la superficie del dolce. Sapore nuovo nel mix con la mandorla Un altro abbinamento interessante da sperimentare è quello tra cocco e mandorle. In questo caso si può optare per l’utilizzo di latte di mandorla e cocco, anziché per quello di latte di solo cocco, e pensare di eliminare dalla preparazione la materia grassa rappresentata dall’olio. Mandorle tritate aggiunte all’impasto possono aiutare a dare consistenza e sapore, mentre sbriciolate in superficie diventano una raffinata granella decorativa che impreziosisce il risultato finale. La torta sarà ugualmente buona, ad ogni modo, se si preferirà unire al resto degli ingredienti il latte vegetale ricavato dalla sola noce di cocco, lasciando alla granella di mandorle nell’impasto il compito di far sentire il proprio sapore.
Le gomme dell’auto sono una parte fondamentale del nostro veicolo, da cui dipendono molto la tenuta e la stabilità su strada. Sono ovviamente soggette a usura, per questo motivo è bene imparare dei piccoli trucchi per fare durare di più i pneumatici. A un certo punto devono essere sostituite, nel momento in cui sono usurate e esauriscono quindi la loro vita e la loro possibilità di utilizzo. È possibile però riuscire ad aumentare la vita media delle gomme, per poter percorrere qualche chilometro in più con le stesse. Come far durare di più i pneumatici: la pressione corretta Forse non tutti sanno che controllare che le gomme della propria auto siano sempre gonfiate alla giusta pressione è un accorgimento molto importante, che può permettere di far durare di più i pneumatici. Una gomma sgonfia infatti lavora in maniera scorretta e si consuma anche in modo poco uniforme. Quindi, invece che rotolare il battistrada sul fondo, se il pneumatico è sgonfio fa attrito anche tutta la parte laterale, causando una maggiore e più rapida usura della mescola. Oltretutto è pericoloso perché diminuisce in maniera drastica il livello di sicurezza e anche la direzionalità. Controllate quindi sempre che le gomme siano ben gonfie. C’è chi suggerisce anche ogni 15 giorni, eventualmente si possono usare anche dei sensori specifici, seguite le indicazioni specifiche per la vostra auto che sono riportate sul libretto di uso e manutenzione o nello sportellino del carburante. Come far durare di più le gomme auto: usare il freno motore Anche l’utilizzo del freno motore può aiutare ad aumentare la durata degli pneumatici della vostra auto. Tutti i freni infatti, nonostante siano ovviamente fondamentali per la nostra sicurezza e importantissimi, sia che siano dotati di ABS che no, tendono a bloccare le ruote al momento del bisogno, soprattutto in caso di frenate molto repentine. Questo purtroppo tende a creare uno slittamento tra il battistrada e il manto stradale, che “gratta” le gomme. Usare quindi il freno motore in qualsiasi caso in cui sia possibile per rallentare l’auto, aiuta a ridurre il consumo degli pneumatici. Come far durare di più i pneumatici: utilizzare le gomme adatte alla stagione Un altro consiglio molto importante che diamo a tutti gli automobilisti è quello di usare sempre i pneumatici adatti alla stagione in corso. Capita infatti che per mancanza di voglia o distrazione, in estate si continuino ad usare le gomme invernali e viceversa. Il problema è che l’utilizzo scorretto delle gomme rende più rapida l’usura delle stesse e quindi la sostituzione diventa necessaria in meno tempo. Le uniche gomme che possono restare montate tutto l’anno sull’auto sono le All Season. Altrimenti meglio sostituirle e conservare nel modo giusto gli pneumatici durante il cambio. Come far durate di più gli pneumatici: girare le gomme Soprattutto nel caso in cui l’auto sia a due ruote motrici, è buona regola cambiare la posizione degli pneumatici sugli assi, in modo che il consumo del battistrada sia uniforme. Solitamente è bene portare dal gommista l’auto ogni 10mila chilometri percorsi, in modo che giri la posizione delle gomme spostando in anteriore quelle dietro e viceversa. È fondamentale anche la bilanciatura, non dimenticate che pure lo stile di guida influenza il consumo delle gomme, ad esempio le sgommate chiaramente non sono un toccasana per i vostri pneumatici.
“E adesso a chi lo lascio?”. Quando si avvicina il momento delle vacanze, ecco che si presenta la domanda critica per gli amanti degli animali e in particolare dei gatti: quale sistemazione scegliere per il proprio micio durante la propria assenza? Una scelta accurata Non è scontato, infatti, che nei luoghi di villeggiatura i nostri amici siano i benvenuti, soprattutto se si tratta di gatti, che difficilmente potremmo tenere al guinzaglio. Il problema che si presenta prima della partenza per le ferie, tuttavia, è lo stesso che si sperimenta in tutte quelle occasioni – dal ricovero ospedaliero alla trasferta di lavoro – nelle quali dobbiamo assentarci da casa per qualche giorno e non c’è nessuno tra amici e familiari che possa prendersi cura del nostro animale. Prima di programmare il viaggio è bene dunque prendersi del tempo per studiare una soluzione per il nostro felino domestico ed è bene farlo con un po’ di anticipo, perché per trovare la migliore pensione per gatti occorre tenere in considerazione diversi fattori. Tempi e costi I principali sono tempi e costi. Le prenotazioni negli alberghi per felini sono già cominciate da settimane e da qui a pochi giorni molte strutture saranno piene, quantomeno per i mesi di luglio e agosto. Sempre per quel che riguarda i tempi, è opportuno chiedere in anticipo quale sia la durata massima del soggiorno per il nostro micio. È necessario chiedere anche se ci sia un tempo minimo di permanenza: alcune strutture infatti richiedono un sovrapprezzo rispetto alle tariffe standard quando l’animaletto si ferma solo una notte (quando per esempio progettiamo di concederci un fine settimana di relax) per compensare i costi di sanificazione e pulizia del box che viene occupato. Di norma, quando si tratta di gatti, qualsiasi razza sia, i prezzi base si assestano attorno ai dieci euro al giorno, ma ci sono centri che permettono di scegliere tra diverse tipologie di alloggi e al crescere degli spazi crescono anche le spese. Pianificare in anticipo permette quindi di fare una cosa fondamentale: visitare la pensione per rendersi conto di persona delle condizioni del centro e di come verrà accudito il nostro amico. Ci sono spazi all’aperto? Ci sono condizionamento d’estate e riscaldamento d’inverno? Tutti aspetti da valutare sul posto. Libretto sanitario e antiparassitari Prima di scegliere a chi affidare il proprio animale è opportuno assicurarsi inoltre che la struttura possa contare sulla presenza di un medico veterinario in grado di intervenire prontamente in caso di necessità. È bene poi informarsi sui requisiti sanitari richiesti per l’ammissione. Il libretto sanitario con l’indicazione delle vaccinazioni è sempre necessario. Andranno comunicate inoltre particolari patologie o condizioni specifiche. Occhio anche ai parassiti: di solito i gestori chiedono che l’animale sia stato sottoposto a un trattamento antiparassitario. A proposito, tuttavia, è bene chiarirsi per tempo: alcune strutture non accettano mici trattati con prodotti in commercio nella grande distribuzione e chiedono invece una soluzione studiata con un veterinario, che richiede tempi e costi diversi. Se viene proposto un trattamento nella struttura, è opportuno accertarsi di cosa si tratti e di quali costi vi saranno messi in fattura. Lontani ma sempre vicini Un numero crescente di strutture, infine, permette di personalizzare il soggiorno dei gatti all’interno delle pensioni. Giochi e accessori sono di norma forniti, ma se preferite portare quelli ai quali il vostro micio è più affezionato, in modo che si senta a casa, è bene chiedere questa possibilità prima della prenotazione per evitare spiacevoli sorprese al momento di lasciare il vostro cucciolo. O, peggio, al momento di saldare il conto. In alcune pensioni infatti è possibile fornire al gestore persino la lettiera o il cibo preferito, ma in questo caso occorre chiarire se e come questo influirà sulla spesa finale. Infine, quello che a ciascun padrone preme di più: stare certo che il proprio animale stia bene e sia felice. Per questo al momento della prenotazione della pensione per il proprio gatto si può chiedere di essere aggiornati con regolarità sullo stato del proprio amico a quattro zampe, soprattutto se il periodo di separazione sarà prolungato.