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Tutti i segreti del vino senza solfiti

Quando acquistiamo una bottiglia di vino, spesso leggiamo sull’etichetta la dicitura “contiene solfiti”. Ma cosa sono di preciso i solfiti? Fanno male? Esiste il vino senza solfiti?

05-09-2018 (Ultimo aggiornamento 04-12-2018)

Prodotti bio

I solfiti non sono altro che anidride solforosa (spesso, in etichetta, li si trova indicati con i codici da E220 a E228). Essi vengono impiegati durante la realizzazione del vino, sia rosso che bianco e come conservanti alimentari per la frutta secca e altri alimenti.

Perché si mettono i solfiti nel vino?

Grazie alle loro proprietà antiossidanti e antienzimatiche, i solfiti sono in grado di evitare le alterazioni batteriche e rallentare il processo di ossidazione del vino quando viene a contatto con l’ossigeno, cosa che ne può modificare l’odore e il sapore.

Insomma, grazie ai solfiti il vino mantiene intatte le sue proprietà organolettiche e si conserva a lungo.

Cosa dice la legge?

La legge prevede che si possa aggiungere fino ad un massimo di 150 mg per litro di solfiti nel vino rosso, e 200 mg nel vino bianco.

L’obbligo di segnalarne la presenza scrivendolo sull’etichetta scatta quando il vino ne contiene più di 10 mg per litro.

Una piccola quantità di solfiti (quasi sempre inferiore ai 10 mg per litro), infatti, si può sviluppare naturalmente durante il processo di fermentazione. Tuttavia, se non supera la soglia imposta dalla legge, non è necessario scriverlo sull’etichetta.

In ogni caso, difficilmente troveremo indicata la quantità di solfiti effettivamente presente all’interno del vino.

I solfiti fanno male?

In realtà, i solfiti non sono propriamente sostanze nocive, anche se sono considerati allergeni a tutti gli effetti. Se assunti in grandi quantità, i solfiti possono provocare disturbi allo stomaco, mal di testa e senso di gonfiore, ma niente di più.

Vino senza solfiti: come si produce?

I solfiti, quindi, sono utili per migliorare le qualità del vino, ma non indispensabili. Diversi produttori stanno puntando a produrre vini senza solfiti aggiunti, che contengono, cioè, solo la quantità di solfiti che si sviluppa naturalmente.

In alcuni casi è possibile ottenere un vino senza solfiti di nessun genere, ma ciò può avvenire solo utilizzando tecniche particolari e sottoponendolo a lunghi periodi di fermentazione. In ogni caso, un vino senza solfiti aggiunti è sempre meglio di uno al quale sono stati aggiunti.

Produrre un vino senza solfiti, che sia esso da meditazione o da collezione, infatti, non è un’operazione tanto semplice. La cosa certa è che il produttore, per riuscire nell’impresa, deve avere a disposizione uve di prima qualità e lavorarle in un ambiente adatto.

Vino senza solfiti: i prezzi

In generale, un vino senza solfiti aggiunti avrà prezzi più elevati di un vino che li contiene, perché produrlo comporta maggiore sforzo da parte di un’azienda vinicola. Sarà quindi considerato al pari di un vino pregiato. Il prezzo salirà ancora se si punta su vini senza solfiti biologici, cioè provenienti da uve che non sono state trattate con alcun agente chimico.

Se un vino che in etichetta presenta la dicitura “contiene solfiti” può costare anche meno di 5 euro a bottiglia, un vino che, invece, sia parzialmente senza solfiti, o non ne contenga del tutto, non potrà costare meno di 8/ 10 euro a bottiglia.

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