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La carne fa male oppure no? Ecco cosa dice la scienza

La carne fa male o no? Sfatiamo alcuni miti su questo cibo utile per la salute dell'organismo quando non consumato in eccesso

17-12-2018

Carne e salumi

Negli ultimi anni, sempre più persone hanno cambiato completamente le loro abitudini alimentari, soprattutto in merito all’assunto generale che la carne fa male: perciò è preferibile evitare di mangiarla o ridurne considerevolmente le quantità? Nonostante i medici consiglino da anni un’alimentazione sana ed equilibrata, basata soprattutto sui cereali integrali, frutta e verdura fresche di stagione, meglio se biologiche, in realtà non è molto chiaro come consumare la carne.

Vediamo nel dettaglio quali sono gli ultimi studi a riguardo, le opinioni degli specialisti e la soluzione migliore per una vita sana.

Perché la carne fa male?

Ormai sono più di 30 anni che diversi lavori scientifici, realizzati da autorità mediche indipendenti di tutto il mondo, sembrano confermare che il consumo eccessivo di carne fa male alla salute. In realtà la maggior parte degli studi riconosce un problema nelle proteine animali che, soprattutto nei Paesi occidentali, hanno raggiunto una presenza eccessiva nell’alimentazione quotidiana.

Non si tratterebbe quindi soltanto della carne, ma anche di derivati del latte, uova e specialmente di prodotti a base di carni lavorate. Quest’ultime contengono quantità elevate di sostanze come i nitriti e nitrati, giudicate da qualsiasi ricerca estremamente nocive per l’organismo umano. Tali conservanti alimentari da evitare sarebbero direttamente responsabili di patologie molto gravi, come i tumori del colon, dell’intestino e del fegato. Lo stesso vale per i grassi della carne che, quando subiscono il procedimento di cottura, alterano la loro composizione molecolare, diventando altamente cancerogeni.

Purtroppo, benché rappresentino un alimento base della cucina mediterranea, le carni che si trovano nella grande distribuzione contengono elevate quantità di grassi saturi, conservanti e ferro di tipo eme. Questo particolare elemento presenta forti dosi di ossido di carbonio, una sostanza considerata alla stregua di un veleno per il corpo umano, in grado di influenzare i legami dell’emoglobina nel sangue.

Studi medici sugli effetti del consumo di carne

Per stabilire se la carne faccia bene o male bisogna partire da un presupposto. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre a importanti istituzioni sanitarie italiane ed europee, ha classificato le carni rosse nella categoria A2, ovvero come probabilmente cancerogena, mentre quelle lavorate nella classe A1, quindi potenzialmente cancerogene.

Se un consumo eccessivo di carne rossa, tipico nelle diete alimentari odierne occidentali, comporta spesso obesità anche nei bambini e problemi cardiocircolatori, le carni lavorate potrebbero aumentare il rischio di tumore. Ovviamente ci si riferisce a un’assunzione molto elevata di prodotti di bassa qualità offerti dalle catene della grande distribuzione.

Gli studi medici a riprova di ciò sono innumerevoli, tra cui ad esempio il famoso China Study, finito più volte al centro di aspre discussioni per la sua notorietà, la ricerca epidemiologica Epic Study e il lavoro americano Diet and Health Study, pubblicato sull’importante sito di settore BMJ.

Inoltre sono diversi i luminari italiani schierati da tempo contro il consumo di carne, tra cui lo stesso Umberto Veronesi, un vegetariano convinto forte sostenitore dei danni causati dalle proteine animali. Eppure alcuni studi recenti promossi dall’IARC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, sono giunte a risultati contrari, affermando che non esistono i presupposti per considerare la carne come cancerogena.

Qual è la verità quindi? Purtroppo le scienze mediche non sempre trovano una direzione unica, in grado di fare chiarezza sulle preoccupazioni delle persone, in merito alla propria salute e a quella dei loro figli. Ciò che sembra evidente è il danno provocato dall’abuso del consumo di carne, comprese le cotture elevate eseguite utilizzando fiamme molto alte, che provocano alterazioni a livello molecolare.

Consigli utili sul consumo di carne

Appurato che alcune carni lavorate fanno male, bisogna però evitare allarmismi ed esagerazioni. In realtà, consumare modiche quantità di carne rossa fa bene, e non influisce eccessivamente sulla salute, soprattutto se di provenienza controllata da allevamenti biologici che utilizzano mangimi naturali e non sottopongono gli animali a trattamenti antibiotici intensivi. Tuttavia non bisognerebbe mangiare le carni rosse più di due volte alla settimana, evitando cotture aggressive o troppo brevi.

Quale carne fa meno male? È consigliabile preferire le carni bianche, meno ricche di ferro eme e di conservanti, rispettando sempre una frequenza settimanale.

Ciò che invece non dovrebbe entrare nell’alimentazione sono le carni lavorate, specialmente quelle di bassa qualità come i wurstel industriali, gli hot dog e gli hamburger di provenienza non dichiarata o incerta.

Un consumo quindi più moderato ma di qualità superiore, che valorizza gli allevamenti biologici e certificati. Allo stesso tempo è necessario ridurre il consumo di proteine animali, non solo della carne, limitando anche le uova, i prodotti a base di latte e il pesce, da assumere al massimo una o due volte alla settimana. Sebbene sia noto che la carne faccia male, la sua catena proteica rimane importante per il nostro organismo, perciò invece che demonizzarla dovremmo semplicemente mangiarla in maniera differente, evitando gli abusi e scegliendo con cura tagli di carne, qualità e provenienza delle carni che consumiamo.

Le conseguenze del non mangiare carne sono note per l’organismo, tra cui carenze di calcio, ferro, proteine, vitamina D e B12. Tale decisione dovrebbe essere presa con un supporto medico adeguato, fornito da un nutrizionista qualificato che possa seguire passo passo la nostra dieta, monitorando le condizioni di salute. Gli eccessi, da una parte e dall’altra, sono sempre sbagliati. Perciò va bene un consumo di carne intelligente, di qualità e moderato, senza per forza demonizzare un alimento estremamente prezioso per la nostra alimentazione.

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