L’impatto estetico di un’auto è molto importante, sia che se ne acquisti una nuova, sia invece che si voglia dare una rinfrescata a quella attuale. Per questo motivo sono numerose le persone che valutano di riverniciare l’auto, in modo da togliere aloni, graffi e colori spenti, dando quindi una nuova vita alla carrozzeria. Il problema principale, soprattutto per quanto riguarda i motori, è però sempre lo stesso: sia che si vogliano cambiare i coprisedili, sia che si vogliano sostituire le candelette, per fare qualche esempio, anche nel caso in cui volessimo riverniciare l’auto, la domanda sarà: “quanto costa”? La risposta dipende dal tipo di auto, ma soprattutto dal tipo di vernice e dai colori che si scelgono. Verniciatura auto: prezzi medi dei carrozzieri Per definire il prezzo finale, un carrozziere deve valutare una serie di variabili, tra cui: la verniciatura deve essere solo esterna o anche interna; la verniciatura è tono su tono o con diversi colori; le dimensioni dell’auto; la finitura; eventuali servizi collaterali, come la garanzia. Chiaramente più un’auto è grande, maggiore sarà il costo del lavoro, così come se la verniciatura deve essere solo esterna o anche interna, questo implica quindi uno smontaggio delle diverse parti dell’auto. Nello stesso modo, se il colore finale è diverso da quello di partenza, l’auto deve essere smontata e quindi il costo aumenta. Per quanto riguarda invece le finiture della verniciatura auto, il costo varia in modo decrescente per i seguenti effetti: perlate – sono le più costose in assoluto; carbon look opache – hanno un costo intermedio, tendente comunque verso l’alto; metallizzate – questa è la soluzione più economica. In generale, una volta definite tutte queste variabili, il costo della riverniciatura di un’auto dal carrozziere varia tra gli 800 e i 3.000 euro. Può capitare anche che diversi carrozzieri facciano preventivi molto differenti tra di loro, per lo stesso servizio, per questo motivo è consigliabile consultare più realtà per individuare il prezzo più vantaggioso. Infine, si deve tenere presente che nel caso in cui la macchina presenti ammaccature e graffi profondi, potrebbe servire un ulteriore intervento, prima della verniciatura. Quanto costa riverniciare un’auto in autonomia? I più esperti possono scegliere anche di riverniciare un’auto in autonomia, recandosi presso i negozi specializzati e acquistando il materiale necessario. Questo permette di risparmiare in termini economici, ma non di certo in termini di tempo. I prodotti necessari sono il fondo o primer, la vernice, il lucido e l’induritore. A questi vanno aggiunti anche diverse attrezzature specifiche tra cui la carta vetrata, che serve per rimuovere una parte della vernice già presente sull’auto e uno spazio chiuso per permettere alla carrozzeria di asciugare in un luogo protetto. Il tempo impiegato dipende dall’esperienza personale, chi ha già verniciato auto in precedenza conoscerà bene la procedura, mentre ai più inesperti sarà richiesto più tempo. Anche il tempo di asciugatura non è da sottovalutare: i carrozzieri hanno un forno apposito, mentre se si lascia asciugare all’aria, servono almeno 48 ore. Oltre a questo, vale sempre la stessa regola: per riverniciare l’auto con un colore diverso, si devono smontare i diversi pezzi, per poi rimontarli. Che si scelga di rivolgersi a un carrozziere o si faccia in autonomia, cambiare il colore della propria auto è un’operazione che va valutata molto bene in precedenza, onde evitare di incorrere in costi non previsti.
Nel dicembre del 2020 ha avuto inizio la campagna vaccinale nel nostro Paese: inizialmente riservata a persone fragili, come gli immunodepressi, a operatori del settore sanitario e forze dell’ordine, etc. è in seguito stata estesa nel corso del 2021 secondo l’età anagrafica. Dai cittadini più anziani, poi in ordine decrescente, la popolazione ha ricevuto l’inoculazione per essere protetta dal contagio. Terza dose del vaccino anti Covid-19 Le dosi di vaccino in Italia sono state somministrate nel numero di una o due in base al tipo: monodose per il Johnson&Johnson, in due dosi per AstraZeneca, Pfizer e Moderna. Nel corso dell’anno, però, gli studi e le ricerche scientifiche sul virus e l’efficacia del vaccino per tipologia in base all’età dei soggetti e con il passare del tempo dalla somministrazione sono continuati senza sosta. Con il diffondersi di varianti del Coronavirus come la Beta e la Delta, poi, sempre di più si è sentita l’esigenza di esaminare l’ipotesi di una terza dose di vaccino anti Covid. A quanto sembra, infatti, dopo sei mesi dalla somministrazione della seconda dose la protezione comincerebbe a diminuire e potrebbe essere necessaria una terza dose di vaccino anti Covid. Nel panorama italiano, in cui parte della popolazione non ha ancora ricevuto il vaccino, la priorità è senza dubbio la somministrazione della prima e seconda dose. Per alcune categorie di persone, però, è già iniziata una campagna di inoculazione parallela di terza dose di vaccino per il Covid. Di chi si tratta? A chi è destinata la terza dose di vaccino? I primi saranno coloro che appartengono alla categoria degli immunocompromessi. Una persona viene così definita, in particolare, da una circolare del Ministero della Salute: se soffre di una patologia oncologica, se si trova in attesa di un trapianto d’organo o se ha subito il trapianto di un organo solido ed è in terapia immunodepressiva. Ancora, di questa categoria fa parte chi soffre di immunodeficienze primitive o secondarie, oppure si sottopone a dialisi e ha un’insufficienza renale cronica grave, una pregressa splenectomia oppure è affetto da Aids. Anche chi sia stato sottoposto a un trapianto di cellule staminali ematopoietiche o sia in terapia con cellule T, infine, potrà ricevere una terza dose. Ma da quando sarà necessaria la terza dose di vaccino? La somministrazione è prevista 28 giorni dopo la seconda dose: quest’ultima inoculazione è infatti un rinforzo per le precedenti due. Il tipo di vaccino dipende dall’età del soggetto: sopra i 12 anni sarà di preferenza Pfizer, mentre sarà Moderna dai 18 anni in poi. Il piano vaccinale prevede, dopo l’inoculazione a chi appartiene alla categoria dei più fragili, la somministrazione ad altre categorie individuate fra: i pazienti delle Rsa, i cittadini di età superiore agli 80 anni, e gli operatori del settore sanitario. Il tipo di vaccino sarà lo stesso utilizzato per la seconda dose. Continua intanto la ricerca e gli studi per capire se una terza dose di vaccino anti-Covid sarà necessaria per l’intera popolazione, che potrebbe prepararsi già nel corso del 2022 a ricevere il richiamo per aumentare e allungare la protezione dal virus. Al momento, però, non ci sono ancora notizie certe.
La pasta reale, in molte tradizioni regionali, è un piatto legato ai ricordi. Le nostre nonne, infatti, la preparavano in brodo al posto della classica pastina. In passato si usava anche offrirla nel giorno di Santo Stefano per mangiare leggero dopo il pranzo di Natale, senza però tralasciare la buona cucina né la tradizione. Tipica delle regioni del Sud Italia, in realtà si trova un po’ in tutte le cucine regionali dal Piemonte all’Emilia, con varianti tipiche del luogo e persino con denominazioni diverse. Pasta reale: che cos’è e come si prepara La pasta reale è una preparazione in brodo: è un piatto caldo e nutriente, ideale per scaldarsi nei climi freddi e nelle giornate particolarmente rigide. Per preparare la pasta reale si fa un impasto molto simile a quello della pasta bigné, quindi lo si cuoce in forno e, infine, lo si tuffa nel brodo bollente, meglio se di carne. A seconda della cucina regionale, si possono utilizzare ingredienti, proporzioni e modalità di cottura leggermente diversi: in linea di massima l’impasto è fatto da una pastella di acqua, burro, farina e uova. Nelle tante varianti regionali, si può notare come la pasta reale piemontese dia una particolare importanza al brodo. Del resto, nella regione che utilizza il brodo in moltissime preparazioni tradizionale, non può mancare un buon brodo di verdure o bollito a base di gallina e altre carni fresche. Un’altra particolarità della versione piemontese è il fatto che la cottura della pasta si faccia direttamente nel brodo, così come avviene per gli gnocchi alla parigina. La versione emiliana, chiamata zuppa imperiale, nell’impasto utilizza la semola al posto della farina. La presenza della semola gli conferisce il classico colore giallo intenso. In questo caso, anziché dei piccoli bigné, vengono cotti in forno dei quadratini di circa un centimetro di lato, quindi, ottenuta la consistenza di piccoli quadretti di frittata, vengono immersi nel brodo. La pasta reale dolce La pasta reale dolce non ha molto altro in comune con quella salata, se non il nome. Tradizionalmente corrisponde alla pasta di mandorle ed è tipica di molte regioni del Sud Italia, dalla Puglia alla Sicilia, dalla Calabria alla Sardegna. Con questo tipo di pasta reale, a base di mandorle, si realizzano vari tipi di dolci e dolcetti di pasticceria italiana molto apprezzati nei buffet dolci e durante le feste (cassata, cassatelle, rollò) e vengono decorate le torte. In particolare, la frutta Martorana è composta di frutti finti di pasta reale e costituisce una vera e propria eccellenza dell’artigianato dolciario siciliano. Sovente alla pasta di mandorle vengono aggiunti come aromi i prodotti tipici della zona: arance, limoni e mandarini, sia canditi sia sotto forma di acqua aromatica, ma anche vaniglia e altri tipi di frutta secca. Questo genere di aromatizzazione è molto importante per conferire il classico gusto alla pasta di mandorle e per smorzare il troppo dolce. Le palline di pasta reale pugliese sono un altro dolce molto particolare: tipico della cucina tradizionale della Puglia, è un dolce semplice e veloce da realizzare anche in casa, ma dall’effetto scenico garantito.
Avere delle macchie sui denti porta con se vari problemi: primo tra tutti quello psicologico nel rapportarsi con gli altri. I denti possono essere macchiati di giallo, di bianco, marrone o di verde e ogni differente colorazione ha origine da cause diverse. Tra le cause possono esserci l’uso di medicinali, ma può trattarsi anche di macchie da fumo. Non disperare se i tuoi denti sono macchiati, ci sono tante soluzioni per farli tornare belli bianchi prima di ricorrere allo sbiancamento dentale professionale. Che cosa sono le macchie sui denti? Non preoccuparti se i tuoi denti sono macchiati, non vuol dire che siano per forza malati. La loro causa è strettamente legata alla facilità della loro rimozione. Tra i motivi che possono causare le macchie sui denti ci sono: Consumo di cibi pigmentati Presenza di placca Assunzione di medicinali e sostanze come farmaci antibiotici e clorexidina Di che colore possono essere le macchie dentali? Le macchie dentali si possono presentare di cinque diversi colori. Ce ne possono essere di nere, di verdi, di gialle, di marroni o di grigie. Chi assume ferro può vedere i propri denti macchiarsi di piccoli puntini di colore nero. Qualsiasi sia il colore delle macchie sui tuoi denti c’è una soluzione pronta per rimuoverle, partendo spesso dall’eliminazione della causa che le ha generate. Leggi sotto per scoprire le cause delle macchie dei denti. Macchie nere e macchie grigie La carie è la principale causa della presenza di macchie nere sui denti, ma non è la sola. Anche il consumo di bevande acide, vino, o alimenti molto dolci può provocarle. Non c’è solo il cibo dietro alla formazione delle macchie scure, infatti anche il consumo di integratori multivitaminici e di droghe, leggere o pensanti, possono produrle. I traumi e alcuni antibiotici assunti per via fetale sono invece le cause delle macchie grigie. Macchie marroni, macchie gialle e macchie verdi Se utilizzi un collutorio a base di clorexidina potrebbe capitarti di vedere sui tuoi denti delle macchie marroni. Questo è legato a un uso eccessivo del prodotto che va usato al massimo di due volte al giorno e per un periodo massimo di 2 settimane. I denti macchiati di verde possono essere presenti in soggetti che lavorano a contatto con metalli come piombo, mercurio, argento o ferro. Fumo e scarsa igiene sono la causa delle macchie gialle e le cause che potrebbero portare a patologie come la parodontite o la più grave piorrea. Rimedi per eliminare le macchie Per far tornare belli i denti, è necessaria una pulizia professionale presso uno studio dentistico. Un intervento di routine come la detartrasi e un check-up completo sarebbe consigliato farli circa due volte all’anno. Ci sono però anche dei rimedi naturali, che possono essere d’aiuto. Bere sempre acqua dopo aver bevuto tè o caffè, mangiare cibi croccanti, usare spazzolini, collutorio e filo interdentale sono i più comuni e i più a buon mercato.