Rifarsi il seno è il desiderio di tante donne che non si sentono a proprio agio con il proprio corpo o che vogliono correggere dei difetti che non riescono a tollerare. È uno degli interventi più diffusi e che può essere fatto non solo per aumentare il volume, ma anche per ridurlo. Il motivo che si cela dietro questa decisione potrebbe non essere puramente di natura estetica, ma risiedere in problemi di salute legati alla postura e alla schiena. Una delle domande che chi vuole effettuare l’intervento chirurgico si pone è: “Quanto costa rifarsi il seno?”. Prima di dare una risposta esaustiva, è bene fare una doverosa differenza tra tutti gli interventi che si possono fare e quali risultati è possibile ottenere. Rifarsi il seno, la mastoplastica additiva Shutterstock Gli interventi al seno possibili sono diversi. Quello più diffuso è la mastoplastica additiva, adottata da chi ha un seno piccolo o ha subito uno svuotamento o un rilassamento e vuole aggiungere volume e qualche taglia del seno. Generalmente vengono inserite delle protesi, che possono essere utili anche per correggere eventuali differenze tra un seno e l’altro, asimmetrie e altre problematiche. Le protesi, nella mastoplastica additiva, si possono scegliere di diverse forme, in base all’effetto che si vuole ottenere. Il loro materiale può influire sul costo dell’intervento, quelle di ultima generazione sono altamente affidabili nel tempo e garantiscono ottimi risultati. Possono, poi, cambiare le tecniche adottate dal chirurgo, in seguito ad una valutazione dello stato iniziale del seno della paziente che si sottopone alla chirurgia estetica. Rifarsi il seno, la mastoplastica riduttiva Se l’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di diminuire il volume del seno e ridurlo di qualche taglia, si deve optare per la mastoplastica riduttiva. È un intervento di chirurgia estetica a cui ricorrono soprattutto le donne che, nel corso degli anni, hanno iniziato ad avvertire mal di schiena, dolore al collo e alle spalle. Un seno troppo grande può causare anche altri disturbi, come problemi a chi vuole praticare attività fisica, durante il sonno e nel trovare vestiti della misura adeguata. Viene eseguita eliminando parte dei tessuti (adiposo, ghiandolare e di rivestimento cutaneo) e viene rimodellata la parte dell’areola e dei capezzoli. Rifarsi il seno, piccoli interventi di lipofilling Chi non vuole modificare eccessivamente il proprio seno, ma solo migliorarne l’aspetto, può effettuare piccoli interventi di liposuzione o di lipofilling. Si preleva del tessuto adiposo dalla stessa paziente e lo inietta nell’area da trattare. Solitamente, si ottiene un risultato naturale e può essere utilizzato dopo aver eseguito altri interventi, come la mastoplastica additiva, per correggere la presenza di piccoli difetti o di inestetismi del seno. Quanto costa rifarsi il seno in Italia Rifarsi il seno in Italia può avere un costo molto variabile, che dipende dalla tecnica utilizzata, dall’obiettivo che si vuole raggiungere, dalla zona e dalla struttura in cui si effettua l’intervento. Indipendentemente dal prezzo, è sempre consigliabile affidarsi a dei professionisti, prediligere la qualità delle protesi e optare per un ambiente in cui ci si senta a proprio agio, sicuri e protetti. Ad influire sul costo dell’intervento è anche lo stato iniziale del proprio seno e le difficoltà che si dovranno affrontare per raggiungere il risultato desiderato. Il prezzo può aggirarsi tra i 5000 euro e il 9500 euro, comprese le protesi nel caso della mastoplastica additiva, i consulti medici, la visita chirurgica, la visita con l’anestesista e i controlli post-intervento. Molte donne potrebbero chiedersi quanto costa rifarsi il seno senza protesi, ossia sottoporsi ad interventi di lipofilling e che forniscono un effetto lifting. In questo caso, il prezzo può oscillare tra i 5000 e gli 8000 euro. I prezzi possono essere molto diversi negli altri Paesi del mondo, europei ed extraeuropei. Prima di decidere di optare per una soluzione più economica, è bene tener conto delle spese dovute agli spostamenti e dell’eventuale necessità di controlli post-intervento. Rifarsi il seno a rate: è possibile Per le donne che decidono di rifarsi il seno, l’intervento non risolve solo un problema estetico, ma molte volte consente di vivere più serenamente e di ottenere condizioni di salute migliori. La spesa, però, per molte persone potrebbe essere poco sostenibile. Per andare incontro alle esigenze di tutti, molte cliniche che si occupano di chirurgia estetica e di interventi di mastoplastica additiva, riduttiva e lipofilling, offrono la possibilità di rateizzare l’intero importo da sostenere. Quanto costa rifarsi il seno con la mutua La mastoplastica, andando ad intervenire su problemi fisici che talvolta risultano invalidanti, può essere mutuabile, ma non sempre. Per poter accedere all’intervento ottenendo un sostegno da parte del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), devono sussistere alcune condizioni. Non sono mai mutuabili tutti gli interventi al seno che vengono effettuati per motivi puramente estetici. Lo sono quelli di mastoplastica additiva che correggono delle evidenti deformità o che servono per la ricostruzione della mammella post-mastectomia e quelli di mastoplastica riduttiva quando sussistono problematiche e dolori a collo, spalle e schiena. Il costo, in questi casi, viene sostenuto dal SSN. Vuoi sapere con esattezza quanto costa rifarsi il seno nella tua zona e trovare i migliori professionisti vicini a te? Su PagineGialle è possibile trovare una clinica che si occupa di chirurgia estetica nelle tue vicinanze.
Occupare il tempo a casa in maniera costruttiva e intelligente si può. Noi, oggi, abbiamo deciso di immergerci in tutte le tradizioni per eseguire al meglio una cerimonia del tè, rito di benessere quotidiano che ci aiuta a decomprimere dallo stress e ci fa immergere in culture lontane che, da sempre, esercitano il loro fascino su di noi. Con cerimonia del tè, o rito del tè, si intende quel metodo ritualizzato secondo cui si serve il tè in Oriente, e che varia di Paese in Paese. Dai riti più semplici ai più elaborati, c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’unica cosa che non va sottovalutata è l’assunzione del tè: un momento di rispetto, di pace, di tranquillità e di comunione con il proprio io interiore, gratificato anche dall’estetica gradevole dell’intera procedura e che non richiede di doversi recare in una sala da tè, anzi. La prima cerimonia del tè nasce nei monasteri buddisti, tra il 1141 e il 1215, dove il consumo della bevanda ha un duplice scopo: aiutare i monaci durante le lunghe ore di preghiera, tenendoli svegli, e creare un gesto abitudinario da eseguire tutti i giorni, che induca all’auto-ipnosi e infine a una più profonda conoscenza di sé. Come si svolge la cerimonia del tè giapponese? Partiamo dalla preparazione. Si comincia qualche giorno prima della vera e propria cerimonia, iniziando dagli inviti. Gli invitati, che possono essere anche gli stessi abitanti della casa, vengono accolti e devono lavarsi le mani. A ognuno viene assegnato un posto, e al più anziano quello d’onore, dunque è un’attività che si può fare anche durante le pause dallo smart working. La cerimonia è articolata in tre momenti diversi: Kaiseki (il pasto leggero). Koicha (tè denso). Ursucha (tè leggero). Di regola, il tè utilizzato per la cerimonia è il prezioso matcha, caratterizzato da un profumo erboso e da una intensa colorazione verde giada, da preparare rigorosamente per sospensione e non per infusione, il che garantisce anche una corretta digestione. Spesso, per accelerare la procedura, la parte del koicha (la più lunga e laboriosa) viene saltata per lasciare ampio spazio alle altre due. I partecipanti si inginocchiano sul tatami, mentre il maestro del tè – in questo caso, tu! – offre un pasto leggero, di solito a base di dolcetti per contrastare il sapore amaro della bevanda. A questo punto viene offerta una tazza, la stessa per tutti gli ospiti, facendola prima ruotare tre volte nel palmo della mano così da avere di fronte la decorazione interna della tazza. Chi viene servito la fa ruotare in modo da non bere proprio nello stesso punto, ed è tenuto a pulire la tazza prima di passarla. Durante la cerimonia si parla solo rispettando un frasario ben preciso e molto basico fatto di “Grazie” e “Prendo parte alla cerimonia”. Si rispettano inoltre le quattro regole cardine stabilite dai grandi maestri della Cerimonia: armonia, rispetto, purezza, tranquillità. Che strumenti servono per la cerimonia del tè? Se non hai un tatami, non fa niente. Andrà benissimo anche il soffice tappeto di casa. Per preparare il tè, però, dovrai munirti di una teiera giapponese, della tazza (chawan) e degli altri utensili, come ad esempio il chasen, ovvero il frullino di bambù che viene utilizzato per evitare che si formino grumi nel tè denso.
La Fiat 500 d’epoca è sempre più un’auto ambita, grazie anche al fatto che negli ultimi anni è stata riprodotta in moltissime versioni moderne e rivisitate. Sta diventando quasi un’ossessione possederne una, soprattutto per i collezionisti di auto storiche nel mondo. Purtroppo non sempre è facile trovare una Fiat 500 d’epoca in buono stato o in condizioni tali da poter permettere un restauro. Vediamo alcuni suggerimenti utili. Acquistare una Fiat 500 d’epoca: quale modello scegliere? Se vuoi una Fiat 500 d’epoca la scelta deve ricadere su un modello che ti piace, che segue i tuoi gusti o magari che rievoca nella tua mente dei piacevoli ricordi del passato. Il consiglio di un esperto del settore è sempre molto utile. La Fiat 500 più lussuosa senza dubbio è il modello con gli interni in finta pelle e i baffi dei paraurti cromati. Ci sono poi modelli più vecchi come la Fiat 500D che sono molto più rari da trovare e che potrebbero essere anche molto complessi da restaurare. Il recupero dei ricambi originali può risultare meno semplice del previsto, per questo si consiglia sempre di acquistarle già preparate e rimesse a nuovo, verificando che i pezzi siano originali e conformi. Acquistare una Fiat 500 d’epoca: le condizioni di conservazione La Fiat 500 che avete trovato deve essere controllata attentamente per capire lo stato effettivo dell’auto. Non dimenticate che ha molti anni di utilizzo alle spalle, perciò la prima cosa da verificare è il fondo, cioè l’elemento che vi farà decidere se comprare o meno la Fiat 500 storica. È fondamentale che non sia arrugginito e corroso, perché il restauro potrebbe essere molto costoso e laborioso. Se, invece, il fondo è in buone condizioni, allora siete già ad un ottimo punto di partenza. Per quanto riguarda la parte meccanica di queste piccole Fiat 500 d’epoca, la questione generalmente è semplice. Il motore è solitamente duraturo, se funzionante e senza grosse perdite di olio, quindi non è necessaria una revisione. In caso di sinistri o nel caso di scarse performance, bisogna procedere alla sostituzione dello stesso con un nuovo motore revisionato, oppure revisionare completamente il motore presente sull’auto. Ci sono poi il cambio, che è praticamente indistruttibile, la trasmissione, che potrebbe perdere olio e dover essere riparata, l’impianto elettrico, che è abbastanza semplice, ma essendo vecchio andrebbe sostituito completamente. Solitamente tutti i pezzi di ricambio originali sono facili da reperire e sono accessibili a tutti. Se acquistate una Fiat 500 storica con targa e libretto di circolazione originali, potrete risalire alla storia dell’auto attraverso una visura al PRA. Con i documenti alla mano controllate che i dati riportati sul libretto coincidano con quelli realmente impressi sul telaio e sul blocco motore. Acquistare una Fiat 500 d’epoca: il prezzo Una Fiat 500 storica potrebbe avere prezzi molto differenti anche per esemplari dello stesso modello: ciò che incide maggiormente è lo stato di conservazione della vettura. Se l’auto è restaurata alla perfezione il suo prezzo può superare il valore della macchina stessa.
Non vedi l’ora di fare il tuo primo tatuaggio ma non sei certo di quando la legge ti permetterebbe di farlo? Un tatuaggio è per sempre ed è una cosa che non puoi fare in modo illegale, soprattutto se sei minorenne. Qual è l’età minima in Italia per poter fare il primo tatuaggio? Tutte le informazioni e i dettagli in questo articolo di Pg Magazine. L’età minima per fare un tatuaggio A che età si può fare un tatuaggio? La legge italiana prevedere regole severe per i minorenni, in quanto è considerata una cosa che può mettere a rischio la salute, quindi ha stabilito che si possa fare a partire dai 18 anni, quando si diventa legalmente maggiorenni, anche dal punto di vista penale e civile. È possibile in certi casi farsi tatuare anche a 16 anni se c’è il consenso e l’autorizzazione dei genitori, o di un tutore legale. In tal caso dovete essere accompagnati almeno da un genitore, la sola e semplice autorizzazione scritta non è valida, perché potrebbe essere falsa. Un tatuatore non può assolutamente disegnarvi la pelle se non avete compiuto 18 anni, solo una persona poco professionale accetterebbe. Chi lo fa può incombere in seri problemi legali che vanno dalla restituzione dell’importo speso, al risarcimento economico e morale, fino alla chiusura dello studio per danni a un minorenne. Un professionista serio e competente rispetta le regole sotto tutti fronti, anche quelle igienico sanitarie e, quindi, non si approfitterebbe mai dell’incoscienza di un ragazzino, perché ne andrebbe della sua immagine. Perché esiste un’età minima per fare un tatuaggio? Fare un tatuaggio è una procedura medica con delle regole che devono essere rispettate. I tatuaggi permanenti sono creati usando un ago per iniettare inchiostro pigmentato nella pelle. Gli aghi sono immersi nell’inchiostro e poi bucano la pelle ad una profondità di qualche millimetro. Come per molte cose, ci sono dei rischi in cui si può incorrere, specialmente se si è un minore, ad esempio: Si possono contrarre virus e infezioni se l’attrezzatura di un negozio non è adeguatamente sterilizzata o non soddisfa gli standard di legge; Artisti dilettanti che si spacciano per professionisti, aumentando la possibilità di complicazioni; Alcune persone hanno contratto l’epatite facendosi tatuare, in casi più gravi l’HIV in studi in cui si riciclavano inchiostri e aghi usati; Reazioni allergiche, sono rare ma possono accadere; Granulomi: noduli che possono formarsi intorno al pigmento dei colori, che il corpo percepisce come estraneo; Rossore o sanguinamento, segno che può esserci un’infezione della pelle. Un tatuaggio dovrebbe essere una scelta permanente e molti credono che un minorenne non sia abbastanza grande e informato per prendere una decisione così. Quando avrai 18 anni assicurati di andare da una persona seria, in uno studio pulito, con attrezzature sterilizzate. Il tatuatore dovrebbe aprire gli aghi davanti a te e l’inchiostro dev’essere nuovo. Inizia a parlarne con i tuoi genitori, magari proponendo a tua mamma un tatuaggio mamma e figlia, poi pensa bene a cosa vorresti farti disegnare, riflettendo se veramente vuoi farlo e, nel caso, vedrai che l’attesa ne varrà la pena!