Prima di adottare un cane, spesso ci si chiede quanto sia la sua speranza di vita. Quindi, quanti anni vive un cane? La longevità dei cani è basata su studi statistici che hanno preso in considerazione non solo le varie razze, ma soprattutto la taglia. Quanto vive in media un cane, infatti, è determinato dal peso e dalle dimensioni in età adulta: un cane di piccola taglia vive più di uno di maggiore peso e grandezza. Ma qual è il cane più vecchio al mondo? Il record è di un cane australiano, morto nel 1939 a ben 29 anni. Quanto vive un cane? Dunque, quanti anni vive un cane in media? Sempre considerando che si tratta di statistiche si parla di un minimo, circa, di dieci anni fino a un massimo di diciotto anni. Come detto in precedenza, quanto vive un cane è determinato dalla sua taglia: un cane piccolo come un barboncino, per esempio, può vivere fino a un’età compresa tra i 15 e i 18 anni. Pensando invece a razze di taglia media l’aspettativa si abbassa a 13 o 14 anni e infine, per quelli di grandi dimensioni come un labrador si evidenzia una vita media tra i 9 e gli 11 anni. I fattori che incidono sulla longevità di un cane, oltre in primis alla taglia e al peso, sono anche legati alle sue condizioni di salute. Se non insorgono patologie gravi nel corso della vita, importantissime sono l’alimentazione varia e adatta al cane un buon livello di esercizio fisico e di riposo oltre a un ambiente adatto in cui vivere. Questi fattori influiscono senza alcun dubbio su quanto può vivere un cane. Ma la speranza di vita è maggiore o minore per un cane che vive all’aperto rispetto che per uno che trascorre la maggior parte del tempo in casa? Sembra proprio che la maggiore longevità sia propria di quanto vive un cane in casa, piuttosto che di uno sempre all’aperto. Età dei cani: come calcolarla Un luogo comune vorrebbe che, per calcolare l’età di un cane, la si debba moltiplicare per sette anni umani. In realtà non è proprio così: un cane che abbia compiuto il primo anno di età è come se avesse circa 14 anni umani. Poi, in base alla razza e al suo peso, l’equivalenza in anni umana cambia molto. Per esempio, quanti sono 14 anni per un cane? Per uno piccolo, con un peso inferiore a una decina di chilogrammi, sono circa 72. Con l’aumentare del peso si passa a 78 per un animale tra i 10 e i 20 chilogrammi, fino a 88 per uno dai 20 ai 40 chilogrammi circa. Per cani che pesino oltre 40 chilogrammi, 14 anni di vita sarebbero circa come 105 anni umani! Se invece si possiede o si vorrebbe adottare un cane non di razza, a chi si chieda quanto dura la vita di un cane meticcio, il fattore determinante è ancora una volta il peso. Sotto i 10 chilogrammi si attesta in media intorno ai 15 anni, oltre quel peso invece intorno ai 10 anni.
I cani sono compagni meravigliosi per tutti e per tutte le età, particolarmente adatti per gli over 70. Hanno il pregio di poter far loro compagnia e non farli sentire soli, migliorare la loro salute fisica e mentale. In questo articolo di PG Magazine potrai conoscere quali sono le razze di cane consigliate per gli anziani. Cani ideali per anziani Molti studi riportano che passare del tempo con un cane è un ottimo modo per fare esercizio, socializzare con altre persone e godere dei benefici della compagnia. Aiutano ad abbassare la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo, aumentando al contempo la produzione di serotonina. Ma un padrone anziano ha i suoi vantaggi anche per l’amico a 4 zampe! La maggior parte dei pensionati passa molto tempo a casa e, grazie al fatto di non dover sottostare a orari di lavoro, ha il tempo di potersi dedicare a un cane. L’anziano non si annoierà e così anche il compagno peloso, che potrà passare ore al parco a divertirsi. I cani possono essere scelti di qualsiasi razza, età o taglia. Ci sono alcuni fattori da valutare quando si sceglie un cane da prendere a 70 anni e oltre. Adottare un cane adulto, calmo e addestrato, non un cucciolo super attivo che tende a masticare e mordere, potrebbe essere la scelta ideale per un senior. Alcuni prediligono razze più piccole, facili da portare in giro o in viaggio e che possono coccolare in grembo; altri amano cani più grandi dal carattere equilibrato e con cui giocare di più. Ma come sempre, per trovare l’abbinamento giusto cane – uomo bisogna tener conto della salute, delle esigenze e dello stile di vita del padrone. Informarsi quanto una determinata razza possa essere impegnativa e richiedere più cure di altre. Importante conoscere le aspettative di vita del cane, chi si prenderà cura quando non ci sarà più il suo padrone? Migliori razze di cane per pensionati Se l’anziano è una persona attiva, non avrà problemi a gestire un cane che ha bisogno di tempo per giocare e stare all’aperto. Se invece avesse problemi fisici, alcune razze molto piccole amano fare solo una corsetta in casa e sono più semplici da tenere sotto controllo. I cani piccoli possono spostarsi e viaggiare più facilmente delle razze grandi. Di contro, tranne razze come il carlino e il Boston Terrier, abbaino molto spesso e possono innervosire. L’indole di un cane è influenzata dai geni con cui nasce, ma anche dal modo in cui viene educato. Tutti i cani possono essere addestrati, ma alcune razze sono più calme di altre. Beagle, Golden Retriever, barboncini, Cavalier King e Bulldog sono tra i cani con un carattere molto docile, anche se ovviamente ogni animale avrà la sua personalità unica. Alcune razze hanno bisogno di essere portate spesso dal toelettatore, lavate e tosate regolarmente, mentre ad altre basta una spazzolata veloce ogni tanto. Meglio dare a un pensionato cani che possa gestire da solo. Tra le razze di cane per anziani migliori ci sono le seguenti: Boston Terrier: dal carattere dolce e mite. Amano stare seduti tranquilli insieme ai padroni. Non abbaiano molto, perfetti per vivere nei condomini. Hanno un pelo corto e liscio che non richiede grandi cure; Cavalier King: hanno un’indole tranquilla e sono tra i migliori cani da compagnia. Vanno d’accordo con gli adulti, sono adatti anche ai bambini e possono convivere con altri animali domestici. Attivi, simpatici, giocherelloni, intelligenti e facili da addestrare. Il loro pelo lungo, morbido e bello richiede una regolare pulizia; Barboncini: gentili e amorevoli si addestrano facilmente, sono ottimi cani da compagnia e si affezionano molto ai padroni. Sentono la necessità di una passeggiatina quotidiana, ma per il resto si accontentano di giocare a casa o stare nella loro cuccia; Carlini: non hanno bisogno di molto esercizio, non amano il troppo freddo o il troppo caldo, quindi, preferiscono trascorrere molto tempo in casa. Leali e affettuosi, sono molto devoti ai loro proprietari. I migliori cani per anziani di taglia grande sono: i levrieri calmi, tranquilli e facili da gestire e i Golden Retriever, dolci e amichevoli, fanno molta compagnia. Sono tra le razze che si addestrano più facilmente, le migliori per chi soffre di ansia e depressione.
Le feste natalizie sono alle porte e anche quest’anno il dubbio che potresti avere è se organizzare il pranzo di Natale al ristorante o se trascorrere la giornata più attesa dell’anno a casa. Se la tradizione prevede di trascorrere le feste natalizie in famiglia, nulla vieta di organizzare al ristorante il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno, gustando, allo stesso modo, i piatti tipici del periodo. L’amore per la tradizione ci spinge infatti a trascorrere le feste con le persone care di famiglia, ma non ci vincola a un luogo più che a un altro. Negli ultimi anni i ristoratori si sono accorti che le famiglie desiderano sentirsi in un ambiente accogliente e famigliare e hanno scelto di offrire menù e atmosfere in linea con quelle casalinghe. Per quanto riguarda il Capodanno al ristorante, è per gli italiani una scelta più abituale, mentre ci sono ancora alcune perplessità sul Natale al ristorante e molti preferiscono trascorrerlo a casa, ricorrendo magari a un servizio di catering. Vediamo quali possono essere i motivi per optare per il pranzo di Natale al ristorante. Pranzo di Natale al ristorante: 6 buoni motivi per sceglierlo 1. Niente corsa alla spesa Se hai lavorato fino alla vigilia, molto probabilmente hai corso fino all’ultimo minuto per portare a termine tutte le incombenze lavorative e non. Se decidi di trascorrere il Natale a casa, dopo la corsa ai regali, ti tocca la corsa alla spesa. Il Natale al ristorante non risolve solo le incombenze di quella giornata, ma anche tutta la preparazione precedente. Un bel risparmio di tempo. 2. Una scelta di relax Il giorno di Natale è essenzialmente un giorno di festa. Perché permettere che sia una festa solo per gli altri, mentre tu sei costretta ad alzarti presto, sistemare la casa, cucinare tutta la mattina, apparecchiare la tavola, servire e riassettare fino a notte fonda? 3. Evitare i disagi di chi conferma all’ultimo minuto Sarete in dieci, dodici o solo sei? Il rischio che qualcuno rinunci o che si aggiunga all’ultimo minuto c’è sempre, complici anche le influenze stagionali. Non sempre il menù permette di “aggiungere un posto a tavola” e lo stress si accumula. 4. Vegetariani, vegani e intolleranze È sempre più frequente che in un gruppo ci siano persone che per scelta o necessità non possono mangiare qualsiasi cosa. E Natale non fa eccezione. Se decidi di organizzare il pranzo di Natale al ristorante, di queste problematiche se ne occuperà qualcun altro e tu non dovrai pensare a differenziare i menù e ingegnarti per preparare deliziosi piatti vegetariani. 5. Menù gourmet in linea con la tradizione La maggior parte degli italiani vorrebbe un pranzo di Natale in linea con la tradizione. Se ne sono accorti anche i ristoratori che hanno iniziato a inserire i piatti tipici del nostro Paese e i dolci natalizi anche nei pranzi delle festività. La novità consiste nella capacità di rinnovarli, offrendo menù gourmet senza rinunciare alla tradizione: un bel modo di festeggiare e di togliersi qualche sfizio culinario. 6. Eliminare il tormentone degli avanzi Uno dei maggiori incubi delle cuoche di casa è il riutilizzo degli avanzi. Perché, si sa, in queste occasioni si abbonda nelle porzioni e gli sprechi si moltiplicano. Se il cibo non si butta, tanto meno a Natale, non è sempre così semplice riutilizzare gli avanzi per giorni e giorni o avere il tempo di rielaborare ricette, come, ad esempio, le torte dolci di polenta. Capodanno al ristorante: perché sceglierlo Se non hai ancora deciso come trascorrere il Capodanno, il ristorante potrebbe essere il luogo giusto per il tuo cenone. Generalmente il cenone di Capodanno al ristorante prevede una serata più tranquilla rispetto al vero e proprio veglione che si svolge in location diverse come discoteche, ville, sale per eventi. In ogni caso il ristorante prevede menù particolari con cibi portafortuna e animazione, magari a tema. Se hai un interesse particolare, puoi cercare se nella tua zona ci siano ristoranti che organizzano cenoni alternativi, in linea con i tuoi gusti. Dalla serata etnica a quella jazz, passando per la cucina orientale, può essere un’occasione diversa dal solito per rendere unico il tuo Capodanno al ristorante. L’alternativa è quella di rivolgersi a un catering per l’ultimo dell’anno. Natale e Capodanno al ristorante: si spende tanto? Che i prezzi per il pranzo di Natale o il cenone di Capodanno al ristorante siano un po’ più elevati che durante l’anno è normale e anche giustificato. Prima di tutto perché i menù sono più elaborati, ma anche perché il costo del servizio e dell’intrattenimento per il ristoratore è maggiore. Infine, perché è giusto che chi lavora durante le feste sia pagato di più che nei giorni normali. Ma davvero si spende così tanto? Ovviamente c’è caso e caso. Ci sono ristoranti che propongono menù alla carta per tutta la durata delle feste, ma molti altri hanno iniziato a proporre menù tutto compreso a costi più contenuti. Se la media nazionale si attesta intorno ai 50€, è anche vero che si trovano facilmente ristoranti con menù a poco più di 35/40€. Per quanto riguarda il costo del ristorante per il cenone di Capodanno, i prezzi hanno un’oscillazione maggiore, dovuta soprattutto al tipo di intrattenimento.
La Coda alla Vaccinara è un piatto succulento e rustico, tipico della cucina povera romana, che si prepara con coda di bue o di vitello, stufata e condita con verdure varie. Storia e origini Come per tutte le ricette della tradizione, anche le origini della Coda alla Vaccinara non sono assolutamente certe. Secondo alcuni, la preparazione attuale è nata nel 1300 nel cuore di Roma, grazie ai vaccinari, i macellai del quartiere Regola che, una volta venduta la merce migliore ai benestanti, portavano a casa alle mogli il c.d. quinto quarto, ovvero la porzione che rimane della mucca, da cui si ricava non solo la coda, ma anche la trippa, la pajata, il cuore, la milza e tutte le frattaglie, ovvero tutti gli alimenti base della cucina romana. Le donne, che dovevano ingegnarsi con questi resti per inventare piatti che sfamassero le numerose famiglie, crearono così la ricetta della Coda alla Vaccinara. Alcuni storici, invece, fanno risalire le origini della Coda alla Vaccinara addirittura al 98 d.C., ovvero al periodo dei combattimenti tra gladiatori e fiere nell’Anfiteatro Flavio. Secondo questa versione, al gladiatore che riusciva ad uccidere una belva veniva reso omaggio ed onore con la consegna delle orecchie e della coda dell’animale, così come accade nelle moderne corride spagnole. Ricetta Girovagando tra le più antiche trattorie di Roma, ci si imbatte in numerosi locali che propongono altrettante varianti della ricetta della Coda alla Vaccinara, ma le versioni principali sono essenzialmente due, che si differenziano soprattutto verso la fine della preparazione. I buongustai sono letteralmente attratti da questa ed altre specialità tipiche della cucina capitolina. La coda alla vaccinara e la porchetta di Ariccia rappresentano solo alcuni dei tanti esempi di prelibatezze offerte da numerose trattorie situate nei quartieri principali come quello trasteverino. La ricetta originale romana prevede una salsa a base di cacao amaro, pinoli e uva passa, assente invece nell’altra. In sintesi, la coda deve essere tagliata a pezzi e poi fatta stufare per lungo tempo a fuoco basso, ricoperta con un trito di verdure e pomodori pelati. La lunga cottura permette di ottenere un sugo molto saporito, che viene solitamente utilizzato per condire i rigatoni, così da avere con un’unica preparazione sia un primo che un secondo piatto. Per prima cosa, occorre preparare il brodo mettendo in una pentola la coda di bue con carote, cipolla, sedano, rosmarino e salvia, coperti con acqua leggermente salata. Una volta raggiunta l’ebollizione, il tutto dovrà cuocere a fuoco lento per 45 minuti. Nel frattempo, si devono tritare finemente una carota, una cipolla, un bastoncino di sedano, il peperoncino, l’aglio e il guanciale a cubetti, che andranno cotti delicatamente per circa 5-10 minuti. Una volta che il brodo è pronto, la coda di bue va rimossa e fatta rosolare con il trito per altri 10 minuti, prima di sfumare con il vino bianco. Si aggiunge quindi la passata, un pizzico di sale e abbastanza brodo per coprire i pezzi di coda di bue. A questo punto si cuoce il tutto a fuoco vivace per 15 minuti, per poi abbassare la fiamma e lasciare cuocere lentamente per almeno quattro ore, mescolando ogni tanto ed aggiungendo un mestolo di brodo quando necessario. Poco prima di servire, si aggiunge un cucchiaio di polvere di cacao amaro alla preparazione, pinoli e uvetta, mescolando il tutto. La Coda alla Vaccinara si serve quindi con sopra una spolverata di cacao, mentre la salsa rimanente può essere utilizzata per condire la pasta. Buon appetito!
Le mani curate sono un ottimo biglietto da visita e sono l’ideale per fare colpo su qualcuno sin dal primo incontro. Sono molte le persone che commettono l’errore di credere che non ci sia bisogno di prendersi cura delle mani. In realtà questa parte del corpo spicca più di qualsiasi altra ed è sempre in primo piano. Per questo motivo mani dalla pelle secca, smalto sbeccato, pellicine, ruvidità, imperfezioni e rossori saltano immediatamente all’occhio e rischiano di dare una cattiva impressione. Avere delle mani belle è il primo passo per costruire un’ottima immagine di se stessi, migliorare la propria autostima e il rapporto con gli altri. Per prendersi cura delle mani non servono particolari accorgimenti, ma è necessario seguire alcune regole che si possono inserire nella propria beauty routine quotidiana. Mani curate: come scegliere la crema giusta Per ottenere delle mani curate e belle è importante nutrire la pelle nel modo giusto, soprattutto quando le temperature cambiano drasticamente e le mani tendono a essere screpolate. Il segreto sta nello scegliere una crema nutriente e lenitiva specifica, che sia studiata in base alle proprie esigenze. La più comune è quella a base di glicerina oppure di burro di karitè, ma esistono numerose varianti in base ai piccoli o grandi problemi della pelle. Se soffrite di eczemi o dermatiti atopiche puntate su creme con una formulazione a base di Omega 3 oppure Omega 6, perfetta per rigenerare la pelle infiammata, ridurre il prurito e creare una barriera contro gli agenti atmosferici. Nel caso in cui il problema sia la cheratosi invece è meglio puntare su un prodotto che riduca “l’effetto ruvido”, scegliendo una crema a base di urea, in grado di esfoliare e placare l’infiammazione. Per avere delle mani curate, morbide e belle, l’ideale è applicare la crema non solo la mattina e la sera, ma anche durante il giorno. In questo caso scegliete un prodotto con una texture leggera, da tenere sempre a portata di mano. Optate per una formulazione che non unga, utile per svolgere le attività quotidiane senza problemi, e con il giusto fattore di protezione dai raggi solari, per evitare la comparsa di macchie cutanee. Mani curate: come curare le unghie Le unghie sono un aspetto fondamentale da non sottovalutare quando si parla di cura delle mani. Se soffrite di onicofagia potete ricorrere a qualche trucco per evitare di mangiarvi le unghie, come il peperoncino o il limone spalmato sulle dita, ma anche gli appositi smalti amari che si trovano in commercio. In caso di unghie fragili che si spezzano, si sfaldano e crescono poco, meglio portarle corte e tagliarle spesso, applicando uno smalto indurente a base di calcio oppure cheratina. Una volta ottenute unghie forti e belle, ricordatevi di lucidarle ogni due settimane, utilizzando il buffer, una spugnetta abrasiva che rimuove le cellule morte. Infine non dimenticate mai lo smalto trasparente che, dopo la manicure, regala alle mani un aspetto curato e sano.